Apre alla Galleria Borghese di Roma la mostra dedicata a Guido Reni
A seguito alla recente acquisizione dell'opera "Danza campestre", la Galleria Borghese di Roma dedica una mostra al maestro della pittura del Seicento, "Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura", fino al 22 maggio 2022
Sono passati più di 30 anni dall’ultima esposizione dedicata a Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642). La mostra ospitata alla Galleria Borghese inserisce il pittore all’interno del contesto secentesco romano, ricucendo i rapporti con altri grandi artisti, Caravaggio in primis, oltre a Carlo Saraceni e agli emiliani Annibale, Agostino e Ludovico Carracci. Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, a cura di Francesca Cappelletti, ruota intorno alla recente acquisizione del 2020: Danza campestre (1605 circa), fondamentale per i passi che il pittore bolognese muoverà a Roma, era nella collezione di Scipione Borghese, ritenuto scomparso nell’Ottocento e riemerso solo nel 2008.
LA MOSTRA DI GUIDO RENI ALLA GALLERIA BORGHESE DI ROMA
Appena varcata la soglia della Galleria, sono disposte quattro pale d’altare, tra le quali la maestosa Crocifissione di San Pietro (1604-5) sorrette da una struttura con pannelli sulla cui superficie posteriore si leggono citazioni da Domenico Bernini, Vincenzo Giustiniani Malvasia e Bellori. Il colore dei supporti per le tele è scelto in maniera oculata riprendendo un blu particolare adottato spesso nella tavolozza di Reni, che si può apprezzare ad esempio nel cielo della Danza Campestre. Nel percorso troviamo quadri legati alla tematica sacra, ma anche potenti riferimenti alla natura: in entrambi i casi, il realismo delle figure e del contesto ambientale cattura lo sguardo. “Abbiamo deciso di non riempire eccessivamente la Galleria, per essere proiettati nel vivo di ciò che succede a Reni a Roma abbiamo usato il Salone affrescato da Mariano Rossi e posizionare un’opera singola nelle altre sale”, ha raccontato ad Artribune la direttrice di Galleria Borghese e curatrice dela mostra Francesca Cappelletti. “A volte ci sono motivazioni più stringenti, come il confronto tra La Strage degli Innocenti e l’Apollo e Dafne che comincia Riegl nel 1908; è quasi un ritorno alla storia della critica del Novecento, al modo in cui veniva visto Bernini. Diventa una stanza meravigliosa anche per la poesia, con i versi di Maffeo Barberini incisi sotto l’Apollo e Dafne che giustificano il soggetto profano con un discorso morale, mentre nel QR code troviamo i versi di Giovan Battista Marino ne La Galleria che commentano il dipinto di Reni”.
-Giorgia Basili
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