C’è tanto spazio laggiù in fondo

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Informazioni Evento

Luogo
MEET
Viale Vittorio Veneto 2 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/03/2022

ore 18.30

Artisti
Giuliana Cuneaz
Uffici stampa
ARTEMIDE PR - STEFANIA BERTELLI
Generi
arte contemporanea, new media

UN PERCORSO ESPOSITIVO e IMMERSIVO con l’opera di GIULIANA CUNEAZ con il contributo di Fondazione Fiera Milano.

Comunicato stampa

Martedì 1° marzo alle ore 18.30 MEET Digital Culture Center, il primo Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale nato a Milano con il supporto di Fondazione Cariplo, inaugura con il contributo di Fondazione Fiera Milano il progetto espositivo “C’è tanto spazio laggiù in fondo” di Giuliana Cunéaz, tra le artiste più rappresentative della new media art.
Il percorso espositivo visitabile sino al 2 aprile, ideato appositamente per il Centro, esplora le possibilità creative che emergono dall’intersezione tra arte, scienza e tecnologia, tema che rappresenta un asse portante nella programmazione di MEET, anche quale modalità di approccio volta a scoprire e a rendere evidente attraverso linguaggi innovativi ciò che non è immediatamente visibile.
Il progetto prende spunto dal titolo della conferenza pronunciata nel 1959 dal fisico americano Richard Feynman al Caltech (California Institute of Technology) di Pasadena There's Plenty of Room at the Bottom, divenuta celebre per le intuizioni geniali e visionarie sulle potenzialità delle nanotecnologie.
Nell’opera di Giuliana Cunéaz la scienza è il fulcro intorno al quale avviene un processo di trasformazione. “Il percorso espositivo di Giuliana Cunéaz si pone in relazione con la scienza, in particolare con il mondo delle nanotecnologie, svelandola in una maniera artistica e poetica”, afferma Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente di MEET. “Attualmente stiamo assistendo al forte impatto che hanno sull’arte le evoluzioni della scienza e il linguaggio digitale attraverso cui è possibile dare forma a un immaginario creativo capace di emozionare e trasmettere un senso di scoperta e di meraviglia. Giuliana Cunéaz si pone in relazione artistica con il digitale utilizzando gli strumenti tecnologici più avanzati, osservando le dimensioni della scienza e restituendoci un’interpretazione personale con un’opera profondamente evocativa”.
Le nanotecnologie sono utilizzate dall’artista per esplorare mondi nascosti e invisibili facendo intravvedere relazioni tra il mondo fisico, il mondo digitale e l’espressione artistica. “Nel nanomondo si possono osservare forme straordinarie e imprevedibili come simmetrie cristalline, delicati orditi, strutture geometriche o immagini naturalistiche”, spiega l’artista. “Mi piace pensare che in ogni microgrammo di materia sia contenuta tutta la complessità dell’universo e immedesimarmi nell’improbabile sogno di un atomo”. L’interesse per la trasformazione delle cose e il processo entropico hanno permesso a Giuliana Cunéaz di sviluppare una nuova visione del mondo in una graduale espansione dello spazio fisico e mentale che ogni volta tende a rintracciare il principio creativo germinale. La manipolazione della materia a livello nanometrico, infatti, determina proprietà nuove e diverse da quelle ordinarie con importanti conseguenze sul piano estetico.
In questa esposizione Giuliana Cunéaz compie un viaggio tra mondi sconosciuti provocando un senso di continua meraviglia, permettendo un costante dialogo tra materiale e immateriale.
In tutti i lavori presentati l’uso della tecnologia digitale non è mai a sé stante ma si pone in relazione con i linguaggi della scultura e della pittura in un continuo superamento dei limiti rispetto ad una ricerca fluida, non più circoscrivibile ai canoni classici.
L’esposizione al MEET è articolata nelle tre Gallery del primo piano e culmina nella Immersive Room attraverso un percorso che presenta una serie di lavori particolarmente significativi in grado di delineare le fasi salienti della ricerca sviluppata da Giuliana Cunéaz nell’ultimo decennio.
La prima gallery ospita Neither snow nor meteor showers (Né neve né pioggia di meteoriti), un’opera rielaborata per l’occasione che si espande sulla parete attraverso vari tipi di strumenti: animazione 3D, segno pittorico e stampa digitale. È un dialogo all’unisono composto da più voci differenti ma con una frequenza comune: il segno digitale all’interno dello schermo migra depositandosi come stratificazione sul muro. L’artista riproduce onde di materia sulle quali fluttuano elementi disposti verticalmente che provengono da complesse forme sedimentate. In tal modo, si dà vita ad un paesaggio simulato che evoca la natura senza mai rappresentarla prendendo ispirazione da un'immagine di vitamina B12. La gallery include anche una presentazione del progetto attraverso testi e immagini video.
La seconda gallery è dedicata a Matter waves unseen e allo screen painting. Se in Neither snow nor meteor showers pittura e video sembrano integrarsi, nella wunderkammer il video 3D centrale coabita con la scultura sviluppando un processo unitario che passa dall’oggetto virtuale alla forma tridimensionale e viceversa. Questa nuova wunderkammer continua a meravigliare lo spettatore del XXI secolo che si trova di fronte a forme ispirate da elementi molecolari o polimeri, rielaborate come fossero simulacri della memoria, frammenti di una civiltà scomparsa. Di fronte a Matter waves unseen è collocato lo screen painting Microcrystals dream, un nuovo lavoro realizzato appositamente per quest’occasione ispirato ai microcristalli dove l’artista ha compiuto un gesto provocatorio intervenendo direttamente sullo schermo con il pennello. Le immagini 3D proiettate non sono più un prodotto autonomo ma assorbono il segno dipinto che ne diventa parte integrante in una sfida costante alla percezione. La gallery propone inoltre una serie di disegni progettuali da cui prende spunto il lavoro dell’artista.
La terza gallery rappresenta un’apertura verso l’opera immersiva I Cercatori di Luce; qui lo spettatore può conoscere la storia della sua realizzazione attraverso immagini di backstage.
La Immersive Room (che nei mesi scorsi ha ospitato con grande successo Renaissance Dreams, l’installazione di Refik Anadol e Enter the Plastocene di Tamiko Thiel e /p) è dedicata a I Cercatori di Luce, un’opera in 3D di mixed media art che sintetizza i linguaggi di cinema, danza, teatro e performance. L’opera (è stata presentata nei mesi scorsi in anteprima al PalaCinema di Locarno) si sviluppa su una superficie di 200 metri quadrati creando un forte coinvolgimento emotivo. L’artista ha creato il proprio Metaverso trasformando ogni ambiente in un’esperienza olistica e dando vita a immagini di nanomondi: il paesaggio nanomolecolare diventa lo scenario nell’ambito del quale attori, ballerini e performer compiono azioni tese a modificare il contesto. L’opera rappresenta lo strumento per interrogarsi sul nostro stare al mondo di fronte ad un sistema dove la sostenibilità ambientale è stata messa in grave pericolo. Si crea, dunque, un grande affresco sul potere rigenerativo della natura attraverso il lento percorso che conduce dalle tenebre alla luce. L’opera ha tra i suoi protagonisti la grande attrice spagnola Angela Molina che ha recitato con registi quali Luis Buñuel e Pedro Almodovar, che interpreta il ruolo di una creatura in bilico tra la dimensione terrestre e quella celeste. Vi partecipano anche Aida Accolla, ex prima ballerina della Scala, Giulia Staccioli, coreografa, regista e fondatrice di Kataklò Athletic Dance Theatre, la modella Aurora Talarico e lo storico dell’arte Bruno Corà. Le musiche sono di Paolo Tofani, chitarrista e compositore che ha fatto parte degli Area, tra i più sperimentali gruppi musicali degli anni Settanta.
Durante tutta la durata dell’esposizione sono previsti laboratori, visite guidate e incontri con esperti e critici d’arte. In occasione di Artweek, il 1° aprile viene proposta una perfomance live con i giovani talenti dell’Accademia Kataklò a cui seguirà un talk tra Giulia Staccioli, fondatrice di Kataklò Athletic Dance Theatre e Aida Accolla, ex prima ballerina della Scala.

BREVE BIOGRAFIA
Giuliana Cunéaz nata ad Aosta nel 1959, vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Torino, è tra le artiste più rappresentative della new media art, un ambito di ricerca che le ha consentito di ottenere ampi riconoscimenti in Italia e all’estero. Nel 2021 è entrata a far parte della collezione Quirinale Contemporaneo. Dopo un lungo percorso nell’ambito del video e della videoinstallazione iniziato alla fine degli anni ottanta, da oltre due decenni impiega i più sofisticati sistemi tecnologici. Dal 2004 utilizza il 3D in opere dove gli elementi tratti dalla scienza e della nanoscienza creano mondi virtuali che interagiscono con i dati naturali. Migrazione, disgregazione e ricomposizione appaiono caratteristiche intrinseche del suo lavoro. Sono le forme a contenere la memoria e ad avvicendarsi per dare vita a un flusso spontaneo che spazia dalle nanostrutture al macrocosmo in una vicenda che va incontro a una dimensione racchiusa segretamente nel cuore della materia. Giuliana Cunéaz utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia alla pittura al cinema, sino agli screen painting, gli schermi dipinti, una tecnica da lei inventata, dove la tecnologia interagisce con la pittura. Tra le manifestazioni a cui ha partecipato vanno segnalate: Biennale di San Paolo; Biennale Internationale de la Photograpie et des Arts Visuels, Liegi; Biennale di Siviglia Youniverse; Quadriennale di Roma, Anteprima; Biennale Light Art, Mantova; Videoformes, Clermont-Ferrand; The Yonkers Education and Cultural Arts Center, New York; Festival Internacional de la Imagen Centro Culturaly de Convenciones, Manizales, Colombia; Tehran Annual Digital Arts. Ha esposto al Museo Revoltella, Trieste; Museo Pecci, Prato; Museo d'Arte Contemporanea, Bucarest; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Gallerie d’Italia e La Triennale, Milano; Daejon Museum of Art, Corea; Museo d’Arte, Lugano; Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Città di Castello; Museo Archeologico Nazionale, Reggio Calabria; Macro Testaccio, Roma, Museo d’Arte Contemporanea dell’Università di San Paolo, Brasile. Hanno ospitato le sue mostre personali: Forte di Bard; Castello Ursino di Catania; PAV, Torino; Università La Sapienza di Roma; Museo Riso di Palermo; Castello Gamba, Châtillon; Museo di Storia Naturale, Verona; Museo Marino Marini, Pistoia, Casa Museo Francesco Messina, Milano; PalaCinema, Locarno. Nel 2020 e 2021 ha realizzato due progetti online per il Museo Puškin di Mosca.

MEET (www.meetcenter.it) è il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura digitale di Milano. Nato con il supporto di Fondazione Cariplo, vuole contribuire a colmare il divario digitale italiano nella convinzione che l’innovazione sia un fatto culturale, prima ancora che tecnologico. Oltre al ciclo di incontri Meet the Media Guru con i protagonisti dell’innovazione mondiale, MEET promuove programmi di cross-fertilizzazione fra creativi digitali ed imprese, azioni e percorsi dedicati all’innovazione per la cultura, progetti espositivi ed allestimenti site-specific per istituzioni italiane ed internazionali. Uno spazio di 1500mq che Carlo Ratti Associati ha reinterpretato a partire dal concept del centro di cultura digitale lavorando sull'idea di fluidità, interconnessione e partecipazione. Lo spazio accoglie al suo interno anche la Cineteca di Milano, che firma un palinsesto autonomo di rassegne e proiezioni dedicate al cinema contemporaneo internazionale. Main partner di MEET è Intesa Sanpaolo. Sono partner del centro di cultura digitale Artemide, Mediatrade, ETT Solutions e George Brown College di Toronto.

Fondazione Fiera Milano è stato uno dei primi “motori” dello sviluppo economico ed urbanistico della sua città, e in questo ruolo nel 2002 ha avviato i lavori per la costruzione della Fiera a Rho e, contemporaneamente, l’iter per la riqualificazione dell’area storica cittadina del quartiere fieristico. È proprietaria di fieramilano, di fieramilanocity e di Mi-Co Milano Congressi, uno tra i più grandi e moderni centri congressuali d’Europa. È azionista di maggioranza di Fiera Milano Spa, e controlla Fiera Parking Spa. Fondazione Fiera Milano mette a disposizione del Gruppo Fiera Milano, delle imprese che operano nell’ambito del sistema fieristico e del pubblico il proprio Servizio Studi, l’Accademia e l’Archivio Storico per gli sviluppi culturali e di ricerca economico-sociale. Fondazione si pone oggi e per il futuro con due obiettivi strategici che ne qualificano ulteriormente il ruolo: come Azionista intende potenziare il ruolo di Fiera Milano Spa attraverso una serie di investimenti per aumentare la competitività a livello internazionale e nazionale, nonchè la sostenibilità delle infrastrutture fieristico-congressuali. Come “fondazione d’impresa” si pone nell’ottica di investitore di lungo periodo, in parallelo al supporto dell’attività fieristica, per valorizzare il territorio con interventi di venture philanthropy in specifici settori quali: il sociale, la ricerca scientifica, l’arte, la cultura, lo sport.