Gianni Caravaggio – Il sole che filtra tra le foglie
“Il sole è nuovo ogni giorno” disse Eraclito – disegnarlo per ogni mattina (e per ogni sera) è un testimoniare tale meraviglia.
Comunicato stampa
Il sole che filtra tra le foglie*
Anche se il cortile è situato nel mezzo della città, in un certo momento del giorno gli alberi si illuminano dai raggi di sole che filtrano tra le foglie creando un momento naturale puro, indice di una dimensione più grande di noi e di cui siamo effimeri spettatori. Gli alberi di questo cortile con le loro forme, foglie varie e i loro verdi differenti tutto di un tratto mi fanno pensare che alla loro origine ci fosse una matrice che li ha destinati ad avere quella sembianza in cui ora ci appaiono. Nello stupore di questo pensiero sento come se tale matrice la stessi creando e progettando come all’inizio dei tempi – in quel momento ho la sensazione di impastare un impasto verde, come quando si fanno dei biscotti, e con un impegno ludico stessi sperimentando e scoprendo i colori e le forme delle foglie, imprimendole e ritagliandole nell’impasto e per ultimo ci imprimerei la mia mano che non è la mia perché appare come una foglia. La natura è giovane ogni qual volta mi stupisce e le foglie sembrano prendere forma e vita da una matrice minerale, ovvero dal marmo Verde Guatemala.
Continuo a pensare ai raggi di sole che hanno fatto incantare il mio pensiero immaginandoli come dei raggi di onice giallo. Un blocchetto lungo e rettangolare è suddiviso in nove bastoncini con cui disegnare il sole per ogni mattina. Immagino di poter estendere i raggi di onice giallo in vari modi lungo una linea orizzontale. I gesti che compongono la figura aurorale non sono fissi, sono liberi e vivi. Questo dà l’impressione che la figura sia fugace ricordando comunque il corpo del blocco iniziale.
Tale qualità effimera dell’immagine evocata nel disegnare l’alba costituisce, in un certo senso, un’azione rituale simile al “Mu” del buddismo Zen, una forma circolare che simboleggia l’idea del vuoto aperto, che i monaci buddisti dipingono su un foglio di carta ogni mattina con un gesto deciso. Come alcuni atti iniziatici che nella ciclicità diventano rito ci ricordano e di ciò che ci fonda. Simile ai battisteri, questo lavoro è un luogo per l’iniziazione.
“Il sole è nuovo ogni giorno” disse Eraclito – disegnarlo per ogni mattina (e per ogni sera) è una testimoniare tale meraviglia.
Il sole che filtra tra una foglia di palma è come il tempo che scorre tra le mie dita.
Le dita di quella mano vegetale appassita e secca trasformate in bronzo è resa immortale. Questa forma bronzea accoglie un’altra foglia di palma nel momento della sua fresca gioventù ma destinata a invecchiare e ad assumere col tempo le stesse sembianze dell’eternità – armonizzandosi con essa.
L’immagine dell’eternità che abbiamo in mente è quella dell’uomo anziano che è originata dalla figura mitologica di Cronos e che nell’immaginario cristiano è divenuto l’immagine di dio o di San Gerolamo con la barba lunga e in posa da pensatore. Dall’altro canto, ancora Eraclito il tempo lo immagina come un bambino che gioca ai dadi.
Esposto nel cortile la luce passa attraverso il corpo fotografico di “Melancolia – ovvero trasparente” come lo fa tra gli spazi degli alberi. Nel 1995 avevo chiesto a un vecchio vasaio se poteva appoggiare il mio allora giovane volto sulla sua mano vissuta dall’esperienza della creazione. Immaginavo che tale mano un giorno potesse essere la mia.
Gianni Caravaggio, Marzo 2022
*Ho scoperto che nella cultura giapponese esiste una parola che indichi l’esatta azione della luce che permea le foglie degli alberi, Komorebi indica tale evento naturale e con questo esprime il senso di melancolia, ovvero quello stato d’animo in cui il tempo appare come una forma dell’eternità.