A Bologna apre Nebbam, la galleria tutta dedicata all’arte africana contemporanea
La galleria nasce dall'iniziativa delle sorelle franco-senegalesi Clarisse e Laurence Djionne, in continuità con lo store di gioielli Africa-Design. L’inaugurazione dello spazio, prevista per il 10 marzo, vede la prima personale italiana dell’artista senegalese Camara Gueye.
Un finestra, nel cuore della Bologna universitaria, aperta sull’arte africana contemporanea. È questa la missione della neonata galleria Nebbam. In apertura il 10 marzo 2022, la nuova galleria delle sorelle franco-senegalesi Clarisse e Laurence Djionne – creata in continuità con lo store di gioielli Africa-Design aperto nel 1998 – ha un nome che è tutto un programma: nebbam è la crema estratta dal latte dei pastori itineranti Peuls dell’ovest del Niger, la parte migliore del loro prodotto. Allo stesso modo, il nuovo spazio artistico di via de’ Castagnoli vuole incentivare la ricerca della migliore arte contemporanea del continente africano, promuovendo la diffusione della sua eredità culturale.
NEBBAM APRE A BOLOGNA, TRA DESIGN, OGGETTI TRADIZIONALI E OPERE D’ARTE
Sono due gli spazi interni alla realtà, che seguono vocazioni distinte ma comunicanti. Una prima galleria si occupa di design e di oggetti tradizionali e rituali: qui trovano posto le opere di raffinati designer come Papa Mamadou N’Doye, specializzato nella xilografia; Balla Niang, che lavora con materiali di recupero come il legno, il ferro, il cuoio e le corna di bue; Hamed Ouattara, che da vent’anni opera con metalli riciclati portando alla ribalta il tema (cruciale in Africa, usata come discarica dall’Occidente) dello scarto, a cui dà nuovo senso. Accanto agli oggetti di design ci sono i manufatti rituali – simboli che accompagnavano la vita delle persone di una comunità all’interno di cerimonie e riti d’iniziazione, danze, feste e lutti, diversi per ogni etnia – che vengono riportati qui nella loro forma originale o con delle riletture storicizzate. Troviamo sgabelli e tavolini Bamileke dall’ovest del Camerun, intagliati da un unico tronco d’albero; scudi Fang del Camerun, con striature bianche e nere, usati in guerra e nella danza; o ancora le Maternità Ndimo Makonde da Mozambico e Tanzania, delle grandi pance in legno indossate dagli uomini durante i riti dedicati alla maternità; maschere di animali Maka del Burkina Faso e i tessuti provenienti dall’impresa sociale maliana NDOMO, che integra persone disoccupate facendogli lavorare i tessuti con le tecniche tradizionali dell’etnia Banama.
NEBBAM A BOLOGNA E LA MOSTRA SU CAMARA GUEYE
Il secondo spazio interno a Nebbam è quello dedicato all’esposizione di artisti e artiste africani contemporanei. La mostra di apertura è dedicata a Camara Gueye (Bignona, 1968), pittore senegalese di fama internazionale formatosi all’Ecole Nationale de Beaux-Arts di Dakar per la prima volta in Italia. Camara interpreta nelle sue opere il desiderio di riscatto e autodeterminazione dei popoli africani: i dipinti – lontani dalle istanze mimetiche occidentali – sono popolati da figure umane fiere, animali domestici, oggetti tradizionali e umili, tutti parte di una cosmogonia spirituale e quotidiana allo stesso tempo. La serie presentata in galleria è incentrata sull’indaco, che vuole rappresentare una vitalità equilibrata e lontana dagli eccessi, in un palinsesto che vede le opere interagire in modo non sequenziale: i temi spaziano dallo sfruttamento occidentale alla spiritualità, in stretta connessione con le tradizioni del Senegal (come in Pêche), agli aspetti più delicati della vita quotidiana (e.g. Boy Laye), fino a disegni con teste di uomo che rappresentano personaggi idealizzati e simboleggiano virtù umane dal sapore divino. Tutte insieme le opere vanno a comporre uno sguardo sull’energia vitale umana e sulla sua capacità dei soggetti di esprimere bellezza e forza.
– Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati