50 anni di Forno Roscioli a Roma. Anche nel segno dell’arte
Lo storico forno del Rione Regola spegne cinquanta candeline. Nel frattempo l’universo Roscioli è cresciuto, incrociando anche la strada dell’arte contemporanea, come dimostra la recente collaborazione con FOROF
Roma è la città della stratificazione. Architettonica, urbanistica, culturale. Non di rado ci si imbatte in luoghi che hanno vissuto più vite, testimoni di una storia secolare, ma capaci al contempo di interpretare il presente. Su questo orizzonte, nell’ultimo scorcio di una lunghissima linea temporale, stanno anche le botteghe storiche, che di Roma raccontano il folclore e le abitudini di consumo. Il 2022 sancisce un traguardo importante – i cinquant’anni di Roscioli – per una delle realtà più amate in tal senso, forse perché di un forno siamo portati ad apprezzare istintivamente il profumo di cose buone, la verità dei prodotti da banco, la schiettezza di gusti familiari.
FORNO ROSCIOLI COMPIE 50 ANNI
In via dei Chiavari l’insegna ancora recita Antico Forno Roscioli: era il 26 febbraio 1972 quando Marco Roscioli alzava per la prima volta la serranda del suo laboratorio di panificazione, destinato a diventare una delle attività gastronomiche più note della città, anche per merito di Alessandro e Pierluigi, subentrati al papà nel guidare l’evoluzione e la diversificazione del gruppo. A poche decine di metri da Campo de’ Fiori, i locali del forno intercettano la stratificazione architettonica di cui sopra, nel luogo in cui in epoca classica sorgeva il monumentale teatro di Pompeo, che a saper guardare ha lasciato traccia del suo perimetro semicircolare nell’urbanistica di questa porzione di città, che si identifica nel Rione Regola. Ma le tangenze con la storia non finiscono qui: fu un editto papale datato 17 agosto 1824 a predisporre che proprio in via dei Chiavari nascesse un forno per la vendita del pane a prezzi accessibili alle persone con ristretta possibilità economica. Oggi il panorama è cambiato, e Roscioli ha saputo intercettare le potenzialità di un incrocio di grande passaggio turistico, che proprio l’espandersi dell’attività – dopo il Forno sono arrivati la salumeria con cucina, il bar pasticceria, tutti nell’arco di pochi metri, oltre alla “Rimessa”, per vini e buon cibo, in via del Conservatorio – ha trovato ulteriore slancio per attrarre visitatori (e buongustai!) in arrivo da tutto il mondo.
BUON CIBO, DESIGN, ARTE
E questo non solo per la solida identità gastronomica che l’insegna (il logo è ancora quello originale del 1972, che strizza l’occhio alla grafica pop, variato solo nel colore a identificare le diverse anime: il blu originale per la salumeria, il marrone carta da pane per il forno, rosso per la Rimessa) sa tramandare nel tempo. A cementare la longevità di Roscioli, infatti, interviene un lavoro sull’immagine e sui contenuti culturali decisamente valido, in cui si intrecciano studio della storia della ristorazione italiana, passione per l’arte contemporanea, ambizione progettuale. Lo si apprezza nel restyling che l’estate scorsa ha interessato il Forno, ridisegnato dallo studio fiorentino Q-bic attingendo dall’immaginario degli Anni Cinquanta; e, sempre a proposito di progetti di interior design coraggiosi, nel Caffè operativo dal 2016 in piazza Cairoli, disegnato da studio MORQ con materiali naturali (pietra ruvida e argille) e acciaio, optando per una inusuale palette di colori scuri. Ma lungimirante fu anche l’intuizione che, nel 1992, portò all’apertura della Salumeria con cucina: “All’epoca sembrò che avessimo proposto chissà quale invenzione: un negozio con dentro un ristorante!”, ricorda Alessandro Roscioli. “E invece stavamo semplicemente recuperando un format dimenticato della ristorazione italiana, quello della mitica Trattoria Cantarelli di Samboseto, per intenderci: lungo una strada camionabile, entravi in tabaccheria e ti ritrovavi, oltrepassando una semplice porta, in un ristorante fatto e finito. Insomma, non cercavamo il colpo a effetto: il successo della formula, al banco come in cucina, stava e si deve ancora alla qualità dei prodotti”. Eppure, negli ultimi vent’anni, l’idea dei Roscioli ha aperto la strada al proliferare di tante salumerie/pizzicherie/botteghe con cucina.
ALESSANDRO ROSCIOLI E L’ARTE CONTEMPORANEA
Su questo lavoro si innesta una passione per l’arte contemporanea che si fa sentire (e vedere) al ristorante e in caffetteria. A coltivarla, ormai da molti anni, è sempre Alessandro: “Da bambino ho assorbito l’interesse di mia madre per l’arte antica e moderna, ma in età adulta ho iniziato a provare una curiosità crescente per l’arte contemporanea. Non mi considero un collezionista, scelgo le opere da acquistare sulla base dell’emotività, o per stimoli cerebrali. Però è vero che mi sono avvicinato al mondo del collezionismo e della critica per capirne di più: in questo percorso è stato fondamentale l’incontro con Giuseppe Calabresi, grande collezionista e mercante d’arte”. C’è poi la conoscenza diretta con molti artisti italiani, associata a frequenti viaggi di “aggiornamento”: “Mi è capitato spesso di prendere un aereo con l’obiettivo di andare a visitare una specifica mostra in qualche città lontana”. Così, quando si è trattato di aprire il ristorante, le due passioni si sono intrecciate tra loro: “Al forno sarebbe stato impossibile farlo, al ristorante invece il cliente resta seduto a lungo, ha modo di apprezzare le opere esposte. La scelta è sempre caduta su ciò che mi piace, in relazione al contesto particolare”.
ARTE AL RISTORANTE
Ma cosa piace all’Alessandro Roscioli intenditore d’arte? “Sono innamorato in modo viscerale di Kiki Smith: è stata la prima artista che ho comprato. Poi ci sono Piacentino, Stampone (qualche Natale fa, l’artista virtuoso della penna Bic ha anche “disegnato” le scatole per i panettoni del forno, per una speciale edizione d’artista, N.d.R.), Ontani. E la nuova generazione del Pastificio Cerere, Gianni Politi, Alessandro Piangiamore. Ma è tutto in divenire: sono molto curioso di scoprire quello che succede”. Chi entra in Salumeria può godere di parte di questa collezione: Adelita Husni-Bey, Mauro di Silvestre, Willy Roias, Liu Bolin. E variegato è anche il corpus di opere “esposte” da Roscioli Caffè, da Marinella Senatore a Luigi Ontani, da Gianni Politi a Giuseppe Stampone.
LA COLLABORAZIONE CON FOROF
In questo contesto trova un significato ulteriore la nuova collaborazione con FOROF, spazio per l’arte contemporanea inaugurato in Palazzo Roccagiovine ai Fori per volontà di Giovanna Caruso Fendi. All’interno Roscioli gestisce, sotto la responsabilità di Maria Elena Roscioli (sorella di Alessandro e Pierluigi), l’offerta gastronomica di una sorta di caffè culturale:
“L’idea è quella di confrontarci con l’artista residente, modulando la proposta sul senso delle performance e delle installazioni create per lo spazio. Una sfida difficile, ma stimolante”.
‒ Livia Montagnoli
http://www.anticofornoroscioli.it/
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