Ridisegnare lo spazio. Quattro fotografi in mostra a Bologna
Marina Caneve, Giulia Marchi, Andreas Gefeller e Massimo Vitali offrono la propria rilettura dello spazio attraverso il linguaggio fotografico nella mostra allestita presso la galleria Labs Contemporary Art a Bologna
La fotografia come “mezzo” per ridisegnare lo spazio. Questo il filo conduttore che unisce i lavori di Marina Caneve (Belluno, 1988), Giulia Marchi (Rimini, 1976), Andreas Gefeller (Düsseldorf, 1970) e Massimo Vitali (Como, 1944) nell’ultima mostra proposta dalla galleria bolognese Labs Contemporary Art, Ridisegnare lo spazio, a cura di Angela Madesani.
LA MOSTRA A BOLOGNA
Già dal titolo stesso della mostra è possibile intuire come il focus del progetto, ancor più che sul prodotto fotografico in sé, si basi sull’azione compiuta dal fotografo su di esso, un’azione che si potrebbe definire di natura ‘trasformativa’. Gli artisti, come scrive la curatrice della mostra, “guardano, attraverso la camera, lo spazio che hanno di fronte e lo interpretano, lo leggono, lo disegnano, lo propongono al di là di una dimensione prettamente oggettiva”.
Infatti, seppur in modi molto differenti tra loro, in tutte le opere proposte il fotografo si trova a “intervenire” in un certo senso sullo spazio fotografato, o, in ogni caso, a ridisegnarlo secondo la propria logica e sensibilità.
Si tratta di una sorta di esercizio di sovrapposizione tra autore e mezzo di realizzazione, come se l’obiettivo fotografico si andasse a fondere con l’occhio del fotografo, il quale vede e osserva luoghi e spazi reali attraverso le proprie lenti d’artista, riproponendoli al pubblico in una versione inedita che lascia emergere incontrastato un approccio soggettivo, personale e profondamente artistico.
GLI ARTISTI IN MOSTRA DA LABS CONTEMPORARY ART
Nel caso di Massimo Vitali, l’elemento ricercato dall’artista che stravolge e modifica i luoghi è senza dubbio la presenza umana. Attraverso la propria vita e le proprie storie, infatti, l’uomo dinamizza gli spazi, ne stravolge il volto in modo dirompente, originando un contrasto molto forte che risulta palese anche a livello visivo. Le fotografie di Vitali, a primo impatto, richiamano quasi delle immagini pittoriche, per via delle “macchie” di colore che emergono e spiccano su spazi dai colori neutri o molto scuri, come nel caso di Ponta dos Mosteiros Dark (2018), dove le nere scogliere delle Azzorre si tingono dei colori vivaci dei costumi da bagno e delle t-shirt variopinte di chi le popola. Così gli spazi naturali di Vitali diventano spazi sociali.
Andreas Gefeller ripropone lo spazio architettonico attraverso uno sconvolgimento della dimensione prospettica che restituisce visuali inconsuete di spazi e luoghi del tutto ordinari ripresi dal basso verso l’alto o attraverso una prospettiva zenitale puramente illusoria, in quanto frutto del diretto intervento dell’artista attraverso un accurato lavoro di assemblaggio di singoli frammenti fotografici, che caratterizza la serie Supervisions (2004).
GIULIA MARCHI E MARINA CANEVE
La rilettura dello spazio di Giulia Marchi e Marina Caneve trova un punto di intersezione nella ricerca di forme ed elementi specifici nello spazio. Quello di Giulia Marchi è uno spazio concettuale in cui emergono figure ed elementi geometrici chiari che conferiscono rigore, logica e purezza ai luoghi. La rigorosa estetica delle immagini della serie Fundamental di Giulia Marchi, risultato di uno studio dei testi dell’architetto olandese Rem Koolhaas, è stata ottenuta attraverso l’utilizzo di materiali di scarto trovati nella spazzatura, estremo paradosso che rimanda all’idea secondo cui anche lo scarto, se valorizzato nel modo adeguato, può divenire rappresentazione di bellezza assoluta.
Infine, nelle fotografie still-life, parte del lavoro A fior di terra, frutto di una residenza d’artista che ha coinvolto la comunità di Lusiana Conco, sull’altopiano di Asiago, i protagonisti della rilettura dello spazio di Marina Caneve sono frammenti marmorei, particolari di una più complessa e vasta totalità, parti fondamentali per la comprensione del tutto. I raffinati elementi scelti si contrappongono e, al contempo, completano il paesaggio grezzo in cui si collocano e da cui provengono in un gioco di contrasti e sovrapposizioni attraverso cui l’artista rilegge lo spazio.
In tutti i casi, le opere proposte si pongono oltre la dimensione oggettiva tipica del medium fotografico, lasciando spazio a uno sguardo estremamente soggettivo degli artisti che giocano con lo spazio, lo “rimaneggiano”, lo ridisegnano senza tuttavia mai privarlo della forte dimensione di realtà che lo caratterizza.
‒ Laura Coppelli
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