Renato Bertini – Vague
Allestita nel Loggiato della Pescheria e nella chiesa del Suffragio, l’esposizione presenta una serie di opere del maestro, riunite sotto il titolo “Vague”, per giocare sul doppio significato di ‘onda’ e ‘vago’.
Comunicato stampa
Il programma espositivo del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro prosegue con un omaggio a Renato Bertini (Pesaro 1939), noto artista pesarese a cui la Fondazione Pescheria, in collaborazione con il Comune di Pesaro, dedica una mostra personale, che inaugura il 26 marzo e sarà visitabile fino al 15 maggio 2022.
Allestita nel Loggiato della Pescheria e nella chiesa del Suffragio, l’esposizione presenta una serie di opere del maestro, riunite sotto il titolo “Vague”, per giocare sul doppio significato di ‘onda’ e ‘vago’, suggerendo quel senso di instabilità e aleatorietà che rappresenta la cifra stilistica di tutta la sua ricerca artistica.
Non lontano dal suo studio, Renato Bertini porta in Pescheria le opere pittoriche incentrate sul tema del corpo e del paesaggio, entrambi elementi della natura, intesa come energia esplosiva che, come un’onda, si crea e si disfa e mai permane, quasi una metafora della vita, creando un dialogo tra i dipinti più recenti e quelli del passato, in particolare degli anni ’50 e ’60.
Tra le sue opere più note spiccano sicuramente i ritratti, uno su tutti quello di Gioachino esposto al Museo Nazionale Rossini, ma per questa occasione Bertini ha voluto mostrare al pubblico la sua passione più profonda. Non un’antologica ragionata, bensì la sua esperienza estetica, la sua tensione artistica nata, sin da giovane, dall’osservazione della sua terra e del mare; ama ricercare l’elemento minimale da cui scaturisce il tutto; una fenomenologia che unisce micro e macrocosmo, energia esterna e interna, svelando la ciclicità degli eventi e la regolarità della natura nel suo precario equilibrio. L’artista registra e traduce questa ritualità nelle sue opere. Non si tratta di un’astrazione che elude la realtà, ma di un rapportarsi intimo con gli 'eventi'.
Nel Loggiato la composizione si snoda lungo la parete, con dipinti in sospensione e “staccati” dal muro, in una sequenza di tele di vari formati. Una timeline non cronologica del lavoro dell’artista che crea una dimensione fluttuante in espansione nello spazio fino a coinvolgere, con un cambio di sguardo, altre opere posizionate in orizzontale sul pavimento. Nella chiesa del Suffragio, vediamo le opere in cui entra in gioco il corpo. La sala dodecagonale è attraversata da una struttura in diagonale su cui si allineano, da un lato, onde che si infrangono al fotofinish e, dall’altro, corpi-frammento che si consumano e si dissolvono. Sono tutti dipinti su tela con tecnica mista: acrilico, olio, grafite, papier collé, sovente con inserimenti di frammenti materici. Un modus operandi che Bertini porta avanti da sempre come documentano alcune creazioni del passato intervallate a quelle più recenti.
Così Bertini si racconta: “Questa natura minima e pulsante, contraddittoria, frantumatrice di ritmi, per tornare ogni volta a proporli, queste violazioni che ogni elemento produce sull'altro in un ritmo sempre diverso e sempre uguale è un mondo che produce in me continue emozioni, e le sue metamorfosi mi rimandano a un forte senso cosmologico. Sono questi piccoli movimenti, questa cinetica 'interna' che tramuta, che sporca, che stinge che bagna impolvera a sollecitarmi e scuotermi. Sento in questa realtà, nella totalità di tutto ciò una sublimazione e una grande fonte poetica. Il mio procedere è in questo senso. È un po', come se la natura 'facesse arte' sotto i miei occhi e mi svelasse i segreti delle piccole cose nascoste, ma anche vaste come la nuvola bianca che evapora nella assoluta tela azzurra del cielo.”
In occasione della mostra verrà realizzato un libro d’artista a cura di Fondazione Pescheria, come parte integrante del percorso espositivo.
Renato Bertini, nato nel 1939 a Pesaro, inizia a dipingere sin da bambino; dopo la scuola d'Arte, fa alcune esperienze presso le manifatture "Molaroni" e "Baratti", ma la sua scelta artistica è quella della pittura. Dal 1963 si trasferisce in Svizzera, a Zurigo, dove rimane fino al 1966, alternando poi la sua attività tra Zurigo e Pesaro. Vince numerosi premi e partecipa a concorsi e mostre in Italia (Faenza, Vicenza, la Triennale di Milano, Gubbio, Gualdo Tadino, Firenze, Biennale di Venezia) e all’estero (tra cui Berlino, Vienna, Hannover, Zurigo).