Bramantino: un rospo per Milano
Uno strano rospo rovesciato è comparso su alcuni cartelloni in giro per Milano. È una delle fantasie iconografiche di Bramantino, eccentrico pittore del Rinascimento lombardo, celebrato in una grande mostra al Castello Sforzesco fino al 25 settembre.
Più o meno un anno fa su Alias, supplemento culturale de Il Manifesto, Giovanni Agosti pubblicava una serie di interventi (poi confluiti nel libello Le rovine di Milano, edito da Feltrinelli) in cui si scagliava con rabbia e fastidio contro il degrado morale e culturale della città meneghina, denunciando la mala gestione del patrimonio artistico pubblico e il proliferare di mostre brutte e raffazzonate.
Oggi, con la mostra Bramantino a Milano, che cura insieme a Marco Tanzi e Jacopo Stoppa, lo studioso sembra voler dimostrare che un nuovo modo di fare cultura è possibile. Per la prima volta dopo vent’anni, infatti, il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e gestione, una mostra che vorrebbe inaugurare un nuovo corso della stagione espositiva cittadina, lasciandosi alle spalle le mostre blockbuster urlate da una comunicazione martellante ma spesso carenti di senso e rigore scientifico.
Per voltare pagina, non si poteva scegliere artista migliore di Bartolomeo Suardi (Bergamo; documentato dal 1480 al 1530), uno dei grandi del Rinascimento lombardo, da sempre ingiustamente trascurato. Basterà uno sguardo alle opere in mostra al Castello Sforzesco (tra la Sala del Tesoro con l’affresco mutilo dell’Argo dipinto per Ludovico il Moro e la Sala della Balla, che custodisce i celebri arazzi con i Mesi, tessuti da Benedetto da Milano su cartoni del Bramantino) per innamorarsi dell’artista e riconoscere la rarità e la preziosità delle sue soluzioni stravaganti. Come quel rospo rovesciato che rappresenta il demonio ai piedi dell’arcangelo Michele nel Trittico dell’Ambrosiana, le rocce a forme di fungo, le torri fantascientifiche e gli sfondi di città metafisiche che si affacciano nel Noli me tangere del Castello Sforzesco (così moderno da piacere anche a Patti Smith, che lo ha immortalato in una delle sue celebri polaroid) o nella Crocifissione di Brera.
Sono circa una ventina, tra dipinti e disegni, le opere esposte nella Sala del Tesoro. Sufficienti per dar conto dello stile di un artista dal catalogo estremamente ridotto. Certo, sarebbe stato bello avere a Milano l’Adorazione dei Magi di Londra o ancor di più il Cristo che mostra le piaghe di Madrid. Bianco come un fantasma, con la luna piena che lo guarda sullo sfondo, il viso affilato e spigoloso e l’incresparsi delle pieghe della veste come nella migliore tradizione della scultura espressionista lombarda tra Giovanni Antonio Piatti (presente in mostra per dimostrare certi debiti del Bramantino) e l’Amadeo. Sarebbe bastato questo capolavoro, accostato al Cristo di Chiaravalle di Brera di Donato Bramante, per spiegare le differenze profonde tra i due artisti, nonostante il diminutivo di Bramantino col quale viene ricordato il Suardi fin dal 1489, quando compare in un documento come “Magistro Bartholameo Brabantino depictore”.
Ma in tempo di crisi economica e budget ridotti, è bello guardare ai capolavori che abbiamo in casa, specchiarsi negli occhi languidi e inumiditi del San Sebastiano proveniente da una collezione privata milanese e interrogarsi sulla sconvolgente androginia delle Madonne del Bramantino. Il tutto, dimenticavamo di sottolinearlo, completamente gratis, per un pubblico che (si spera) sarà numeroso.
Rosa Carnevale
Milano // fino al 25 settembre 2012
Bramantino a Milano
CASTELLO SFORZESCO
Piazza Castello 3
02 88463700
www.milanocastello.it
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