TRA, l’istituzione culturale di Treviso a rischio chiusura
Dopo un immane lavoro di coinvolgimento di aziende, banche e tanti soggetti di valore, un colpo mortale di credibilità viene assestato al progetto Casa Robegan, messo a punto da TRA nella città veneta, da una amministrazione comunale poco attenta. Perché nel Veneto il contemporaneo non s’ha da fare…
Sembra ormai destinata a finire l’avventura di Treviso Ricerca Arte, dopo quindici anni di sinergia tra contemporaneo e mondo dell’impresa. E dopo innumerevoli mostre nella città veneta finanziate interamente dal privato. La causa? Un infausto abbraccio con il Comune di Treviso nel progetto Casa Robegan, che coinvolge anche l’Università di Ca’ Foscari. Un programma culturale ambizioso e gratuito che però, per inadempienze dell’amministrazione, non ha mai avuto luogo. Ripercorriamo le vicende della questione, sin dagli anni della nascita di TRA nel 2007.
IL CONTESTO CITTADINO DI TREVISO
A metà degli Anni Duemila Treviso è governata dalla Lega da oltre un decennio. La programmazione culturale della città è inesistente, poiché rapidamente desertificata sin dalla metà degli Anni Novanta, in quel frangente di contrazione dei trasferimenti alle amministrazioni avvenuto dopo Tangentopoli. È stato chiuso il Teatro Comunale, vengono cancellate le rassegne teatrali, operistiche e le poche altre iniziative smettono di essere finanziate, in un totale disinteresse verso la cultura alta. Viene assegnata una centralità invece a quella popolare in salsa identitaria: sagre, cibo e vino, tradizioni nostalgiche e culto della lingua veneta. Per la Lega il campo d’azione politica viene esclusivamente limitato all’ordine e alla pulizia della città (come ben esemplificato da Giancarlo Gentilini, sindaco sceriffo, inadeguato e vergognosamente razzista). All’epoca esiste però un altro attore culturale di peso in città: è Fondazione Cassamarca, ricca e con un presidente ambizioso. La fondazione decide in poco tempo di restaurare e riaprire il Comunale, porta l’Università e permette a Marco Goldin di fare un salto di scala con la sua offerta, che diventerà poi un menù noto. Grandi mostre blockbuster sull’Impressionismo completamente disconnesse dal territorio: puro catering espositivo in grado però di muovere tanti visitatori e, soprattutto, di garantire consenso al soggetto bancario che le promuove. Con tanti turisti, code e ristoranti pieni anche la classe politica locale gongola. L’equazione è cultura=turisti=”schei”=consenso.
LA NASCITA DI TRA – TREVISO RICERCA ARTE
TRA nasce in tale contesto nel 2007 come un progetto alternativo creato da un gruppo di collezionisti, che provengono dal mondo delle professioni e dell’imprenditoria, animati dall’amore per il contemporaneo. L’idea, che via via matura, è quella di realizzare un programma espositivo grazie al supporto economico, ma anche tecnico-produttivo, dei partner. A partire dal 2013 TRA dispone di una sede fisica (un piano di Ca’ dei Ricchi, nel centro della città) in cui sono organizzati mostre, concerti, ma anche talk ed eventi di natura informativa. Il progetto cresce e TRA sviluppa un programma espositivo di spessore – grazie anche al solerte lavoro del presidente e della direttrice – con alcuni significativi artisti della scena italiana, come Paola Angelini, Matteo Attruia, Enzo Cucchi, Matteo Fato, Christian Fogarolli, Emilio Isgrò, Roberto Pugliese, Arcangelo Sassolino e Michele Spanghero. Aumenta inoltre il riscontro da parte dei cittadini e i visitatori, in un decennio, arriveranno a oltre 100mila, grazie anche a una fitta rete di collaborazioni con le associazioni del territorio. Parallelamente l’associazione diventa partner di progetti istituzionali internazionali e vince svariati bandi dell’Italian Council. TRA diventa in buona sostanza una kunsthalle cittadina, ma con la felice anomalia di essere totalmente finanziata dal privato, in primis le aziende e poi tanti semplici cittadini che non credono che la cultura sia solo un fatto di business turistico. Nel contesto del Veneto di terraferma TRA si trova così a supplire all’assenza di soggetti istituzionali che si occupano di contemporaneo, e i risultati cominciano a essere visibili.
CASA ROBEGAN. IL PROGETTO CON IL COMUNE E CA’ FOSCARI
La grande mostra sul riciclo Re.use ospitata presso i Musei Civici – raggiungerà oltre 25mila presenze – segna l’inizio della collaborazione con l’amministrazione, che, dopo una tornata elettorale vinta dal centrosinistra, torna alla Lega. Nasce in questo momento l’idea di fare un salto di scala e viene elaborato, insieme al Dipartimento di Management dell’Università di Ca’ Foscari (che da un decennio si occupa di rapporto tra arte e azienda) il progetto Casa Robegan. È l’estate 2020 e viene siglata la convenzione fra i tre soggetti: uno dei palazzi della città con destinazione museale viene concesso a titolo gratuito a TRA che, insieme a Ca’ Foscari, elabora una proposta culturale per un quinquennio, con un programma di mostre, aperture quotidiane, eventi di formazione. TRA comincia quindi a ricercare ulteriori sostegni fra le aziende del territorio e riesce a coinvolgere una banca come main sponsor. La raccolta dei fondi raggiunge i 250mila euro annui e il progetto viene presentato alla stampa nazionale, così come il comitato scientifico e quello degli advisor del mondo economico e culturale. La data fissata per l’apertura è marzo 2021, ma i piccoli lavori di adeguamento che devono essere svolti da parte dell’amministrazione, nonostante mille solleciti e mille continue promesse, non vengono realizzati.
TRA E COMUNE DI TREVISO. LE INADEMPIENZE
Nemmeno con un anno di ritardo il Comune riesce infatti a mettere a disposizione gli spazi, provocando una totale perdita di fiducia da parte dei soggetti coinvolti. Deriva da questa amarezza la scelta di TRA di recedere dalla convenzione, come comunicato qualche giorno fa; scelta che prelude alla probabile chiusura dell’associazione. TRA riceve infatti un danno d’immagine enorme, perdendo sia l’entusiasmo dei propri collaboratori che il supporto promesso dai tanti contributor privati (come può essere affidabile un interlocutore che, a un anno di distanza e dopo continui rinvii, non riesce nemmeno ad aprire le porte?). Nel frattempo alcuni dei professionisti coinvolti operativamente, demoralizzati e senza stipendio, decidono di abbandonare il progetto. L’abbraccio con il Comune diventa così mortifero, per la banale incapacità di far funzionare la macchina amministrativa da parte della classe politica locale, che ritiene la cultura puro intrattenimento per turisti (come testimonia, tra l’altro, anche la volontà di appaltare a privati la programmazione culturale del nuovo museo, il Bailo, che sta per essere riconsegnato alla città). E, mentre Ca’ Foscari commenta la cosa con dispiaciuto aplomb istituzionale e il sindaco promette per la centesima svolta lo sblocco della situazione, l’assessora alla cultura mostra invece la sua inadeguatezza nel saper valutare le proposte culturali. Perché in fin dei conti alla classe politica locale, tanto a Treviso quanto nel Veneto selvaggio, l’arte contemporanea proprio non interessa. Neppure quando è gratuita e realizzata con il sostegno dei privati, vince bandi ministeriali o sviluppa collaborazioni con istituzioni europee.
‒ Daniele Capra
http://www.trevisoricercaarte.org/
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