Sollazzo Ottico
una mostra di opere miste ordita da Filippo Fossati e Alessandro Toppino.
Comunicato stampa
Carla Accardi, Giovanni Anselmo, Rodolfo Aricò, Salvatore Astore, Jay Batlle, Alighiero Boetti, Mimmo Borrelli, Botto e Bruno, David Bowes, Alberto Burri, Jessica Carroll, Laura Castagno, Pirro Cuniberti, Sandro De Alexandris, Beppe Devalle, Claire Falkenstein, Daniele Galliano, Serena Gamba, Marco Gastini, Angiola Gatti, Alessandro Gioiello, Gino Gorza, Giorgio Griffa, Enrico Iuliano, Marguerite Kahrl, Gary Kuehn, Ugo La Pietra, Sol Lewitt, Nicus Lucà, Arrigo Lora Totino, Luigi Mainolfi, Piero Manai, Jan Meissner, Fausto Melotti, Aldo Mondino, Leonardo Mosso, Nzingah Muhammad, Paolo Mussat Sartor, Simone Mussat Sartor, Richard Nonas, Carlo Pace, Giulio Paolini, Emilio Prini, Luisa Rabbia, Carol Rama, Piero Rambaudi, Claire Robert, Piero Ruggeri, Salvatore Scarpitta, Salvo, Alex Sewell, Giulio Turcato, Luigi Veronesi.
Il titolo deriva da ricordi. C’era un ristorante che si chiamava il Sollazzo Gastrico, in via Palazzo di Città a Torino, in cui mi portava mio padre quando ero bambino. Già allora mi pareva una reliquia del passato. Era frequentato da personaggi strabilianti e gestito da una matrona impertinente a cui piaceva lanciare parole e posate. Nessun avventore faceva commenti fuori luogo o chiedeva oggetti affilati. Tutto era chiaramente precario e accidentale. L’aria era densa, carica di tensione e si scioglieva senz’alcun preavviso in chiassate e in sonore risate. Conservo ancora le tracce luminose dei sapori, dei colori, degli odori e degli umori che abitavano quel luogo leggendario, il cui nome da allora é rimasto scolpito nella mia memoria. Le custodisco in un piccolo caleidoscopio che contemplo quando le giornate sono grigie, soprattutto in questo periodo di pandemie e guerre, così lontano dall’età di Pericle che vivevamo e che qualche saltimbanco governativo ha di recente promesso in un pronostico televisivo. Non c’è nessuna poesia in questo promessa buona solo per i gonzi. Anzi, il solo pensiero è raccapricciante perché mentre il saltimbanco ciancia, il mondo continua imperterrito a riempirsi di gente, di porcherie, di bombe, di pazzi, di pensieri prefabbricati e di cattive azioni.
Caro Alessandro, questo non è il tempo di speranze inerti, né il momento di versare lacrime. È vero che siamo solo strumenti nel racconto freddo e impersonale della storia universale, ma le nostre azioni e le nostri voci individuali contribuiscono allo sviluppo del genere umano, alla sua storia. “Cosa vorresti fare allora?” Mi hai chiesto al telefono anche per fermare il mio sproloquio. La tua domanda sottendeva la richiesta di concretizzare una risposta nella tua galleria, in via della Rocca, a Torino. “Facciamo qualcosa insieme”, ho bofonchiato, come si dice con approssimazione nel nostro mondo. Ci siamo già detti quanto apprezziamo le reciproche qualità di coerenza e attenzione, l’ironia, l’intuizione e le astuzie di liberi mercanti che non hanno impegni d’immagine ma solo di correttezza umana e commerciale. Entrambi amiamo l'arte e pure gli artisti seppure con pruriti diversi. Mi piacerebbe ordinare con te una mostra che dia conforto e sollievo, senza presunzioni fenomenali. Una mostra sulla relazione tra l’essere umano e gli oggetti, che non é solo la relazione che mira all’utile materiale o al consumo, ma anzitutto un rapporto di proiezione, in cui si condivida con altri il piacere di quel che andiamo facendo, che alimenti la memoria e stimoli l'autocoscienza, e che infine richiami le qualità umane che sono di tutti: quelle d’essere al contempo narcisi e sognatori.
Divertiamoci, caro Alessandro e cerchiamo di far svagare gli altri. Il sollazzo è una forma di divertimento schietto, primaverile, confortevole, gentile - lontano dal divertimento frenetico. Non appartiene alla schiera di giullarate nè alla satira corta di mente a cui ci hanno abituato i guitti crozzati di cui gli spettacoli televisivi sono ormai pieni, e che solleticano in chi li guarda mendaci certezze e la finta sensazione di essere liberi. Il sollazzo incoraggia e ristora. Da’ l’idea d’esser sazi, soddisfatti e contenti. È uno stato di coscienza favorito dalla presenza amica di un piacere amoroso, che per me e per te, caro Alessandro, è errante, erotico, eretico, come diceva Osvaldo (e ottico aggiungo io): é l’arte.
Ho pensato che servono sempre delle citazioni da usare a piacimento per far bella figura. Di seguito ne troverai quattro fuse ma non confuse, estrapolate a caso, sistemate in disordine d’ordine e di tempo:
La prima passata é del caro Alighiero,
segue la seconda che é l’inizio di una poesia di Dino Campana, Spada Barbarica,
Voi che rompete le onde della sera
Colla punta del piede, in sul balcone…
la terza, dell’Alfieri, é inclusa nella presentazione della quarta che arriva dalle Rime (LXXXIII 89) del Vate nostro:
Sollazzo è che convene
con esso Amore e l’opera perfetta:
da questo terzo retta
è vera leggiadria e in esser dura,
sì come il sole al cui esser s’adduce
lo calore e la luce
con la perfetta sua bella figura.