Sofonisba Anguissola: la pittrice che ispirò Caravaggio
Fu una delle prime donne a ottenere fama come pittrice professionista nel Cinquecento. Il suo talento straordinario e la sua carriera ricca di successi la resero una figura di spicco, capace di ispirare anche maestri come Caravaggio. Ecco tutta la sua storia e le sue opere principali
Sofonisba Anguissola fu una delle prime donne del Cinquecento a raggiungere fama internazionale come pittrice acclamate e richiesta dalle corti italiane ed europee. Nata a Cremona e cresciuta in una famiglia ben predisposta verso l’arte e la cultura, Sofonisba riuscì a farsi strada in un mondo dominato dagli artisti uomini, diventando un punto di riferimento per molti pittori del suo tempo, incluso Caravaggio. Ecco tutto sulla sua vita, le sue opere e l’impatto che ebbe sull’arte rinascimentale.
Per punti
- Biografia di Sofonisba Anguissola
- Le origini di Sofonisba Anguissola
- L’apprendistato a Cremona: Bernardino Campi e il Sojaro
- La corrispondenza con Michelangelo e l’influenza su Caravaggio
- La fama come ritratista e le corti italiane
- L’invito alla corte spagnola
- Il periodo siciliano
- Il secondo matrimonio e il soggiorno a Genova
- Il ritorno in Sicilia e l’incontro con Van Dyck
- Sofonisba Anguissola: un’eredità duratura
- L’influenza di Sofonisba Anguissola su Caravaggio e la sua eredità artistica
Biografia di Sofonisba Anguissola
Le origini di Sofonisba Anguissola
Sofonisba Anguissola nacque a Cremona nel 1532, in una famiglia aristocratica che vantava una lunga tradizione culturale. Il padre, Amilcare Anguissola, da collezionista e appassionato d’arte, trasmise la sua passione alle figlie, incoraggiandole a coltivare il loro talento artistico. Sofonisba crebbe dunque in un ambiente ricco di stimoli intellettuali: oltre a lei, anche le sue sorelle mostrarono interesse per le arti, sebbene con destini differenti. Elena, ad esempio, abbandonò presto la pittura per dedicarsi alla vita monastica, mentre Minerva divenne un’insegnante di latino e scrittrice.
A differenza di molte giovani aristocratiche del suo tempo, però, la fanciulla non considerava la pittura un semplice passatempo, bensì era intenzionata a farne una vera e propria professione. Il padre, consapevole delle difficoltà economiche che comportava dover provvedere alle doti di tutte le sue figlie, vide in lei un talento capace di garantire sostegno economico alla famiglia. Fu così che decise di investire nella sua formazione artistica, avviandola a un percorso di apprendimento che avrebbe presto dato i suoi frutti.
L’apprendistato a Cremona: Bernardino Campi e il Sojaro
Tra gli undici e i tredici anni, Sofonisba iniziò il suo apprendistato presso il pittore cremonese Bernardino Campi. Per tre anni visse come ospite pagante nella casa del maestro, assorbendo da lui lo stile manierista tipico dell’Italia Settentrionale tra il XV e il XVI Secolo. La sua formazione sotto Campi fu fondamentale per lo sviluppo del suo stile, in particolare nel campo della ritrattistica, in cui Sofonisba eccelse fin da subito.
Quando, nel 1549, Campi si trasferì a Milano, lei continuò la sua formazione sotto la guida di Bernardino Gatti, detto il Sojaro. Durante questo periodo, la giovane pittrice realizzò alcune delle sue prime opere più significative, tra cui il Ritratto di Elena Anguissola e diversi autoritratti, come Autoritratto al cavalletto. Opere che mostrano già la maestria di Sofonisba nel catturare l’essenza dei soggetti con una sensibilità rara.
La corrispondenza con Michelangelo e l’influenza su Caravaggio
Un aspetto cruciale ad assicurare il decollo della carriera di Sofonisba fu il carteggio che avvenne tra il padre Amilcare e Michelangelo Buonarroti, uno dei più grandi artisti del Rinascimento di allora. Il padre, desideroso di vedere riconosciuto il talento della figlia, gli inviò a diversi disegni di Sofonisba, chiedendo al maestro di darle dei suggerimenti per crescere. Michelangelo apprezzò subito le doti della giovane e le propose di cimentarsi con l’espressione del dolore, un tema che Sofonisba affrontò nel disegno del fratellino Asdrubale morso da un gambero, in cui riuscì a ritrarre con straordinaria intensità il pianto e il dolore del bambino.
Tale fu la resa esecutiva dell’opera, da impressionare in seguito anche lo stesso Caravaggio, che lo utilizzò come modello per il suo Ragazzo morso da un ramarro. Anche se non esiste una prova diretta di un incontro tra i due artisti, è probabile che Caravaggio abbia visto e sia stato influenzato dai lavori di Sofonisba, in particolare dalla sua cura per la resa dei moti dell’animo e la capacità di catturare la vera essenza dei soggetti ritratti.
La fama come ritratista e le corti italiane
Grazie al sostegno del padre e alla sua straordinaria abilità, Sofonisba Anguissola riuscì a farsi notare dalle principali corti italiane. Le sue capacità come ritrattista divennero presto note, e i suoi servizi furono richiesti da famiglie aristocratiche di rilievo come i Gonzaga, gli Estensi e i Farnese.
Un esempio della sua fama crescente è il Ritratto di famiglia Anguissola del 1558, ove la pittrice immortalò la propria famiglia con una sensibilità che andava oltre la semplice rappresentazione fisica, cogliendo l’umanità e i legami affettivi tra i membri. Questa e altre opere, come La partita a scacchi del 1555, mostrano la maestria di Sofonisba nel combinare la precisione del dettaglio con una profondità psicologica che pochi artisti erano in grado di raggiungere all’epoca.
L’invito alla corte spagnola
Nel 1559, la fama di Sofonisba raggiunse la corte di Filippo II di Spagna, che la invitò come insegnante di disegno e dama d’onore della giovane regina Elisabetta di Valois. Lei accettò e si trasferì a Madrid, dove rimase per diversi anni, producendo numerosi ritratti dei membri della famiglia reale. La sua permanenza a corte le fruttò non solo fama, ma anche ricompense significative – sebbene mai esplicitamente monetarie, in quanto non era uso pagare le donne per l’arte – come quando ricevette in dono un diamante del valore di 1500 scudi per un ritratto di Don Carlos, figlio di Filippo II.
Il periodo siciliano
Nonostante questo successo, Sofonisba non rimase a corte per sempre. Nel 1573, sposò il nobile siciliano Fabrizio Moncada e si trasferì con lui a Paternò, in Sicilia. Il matrimonio, tuttavia, fu di breve durata: Fabrizio morì cinque anni dopo, ucciso dai pirati durante una traversata. Nel corso di questa sua prima permanenza in Sicilia, Sofonisba continuò a dipingere, producendo opere come la Pala d’Altare della Madonna dell’Itria, in cui il volto della Vergine è un autoritratto della stessa pittrice. Questo dipinto rappresenta un omaggio al marito defunto, con la marina sullo sfondo che richiama la tragedia della sua morte sulle coste di Capri.
Il secondo matrimonio e il soggiorno a Genova
Rimasta vedova, Sofonisba decise di lasciare la Sicilia, per tornare a casa, ma durante il viaggio conobbe Orazio Lomellini, un giovane capitano di marina genovese, che sposò nel 1579. I due si stabilirono a Genova, dove Sofonisba lavorò per più di trent’anni, ritraendo molti aristocratici spagnoli di passaggio in città. Il suo incontro con il pittore Pierfrancesco Piola la spinse a esplorare nuovi stili, ispirati dai pittori genovesi dell’epoca.
Il ritorno in Sicilia e l’incontro con Van Dyck
Nel 1615, Sofonisba tornò in Sicilia con il marito, stabilendosi a Palermo. Nonostante un significativo calo della vista, la pittrice continuò a lavorare, ricevendo ammirazione e rispetto da artisti di tutta Europa. Uno dei momenti più significativi della sua vita fu l’incontro con Antoon Van Dyck, il celebre ritrattista fiammingo, che visitò Palermo nel 1624. Van Dyck rimase profondamente colpito dall’arte di Sofonisba e le dedicò un celebre dipinto che la raffigura ormai anziana, seppur ancora incredibilmente vitale.
Sofonisba Anguissola: un’eredità duratura
Sofonisba Anguissola morì a Palermo nel 1625, all’età di oltre novant’anni. La sua lunga e prolifica carriera ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico del Rinascimento. Non solo la si può considerare una delle prime donne a raggiungere il successo come pittrice professionista, ma anche il punto di riferimento per alcuni grandi maestri successivi, come Caravaggio e Van Dyck. La sua capacità di catturare l’essenza dei suoi soggetti con una sensibilità unica e la sua determinazione a farsi strada in un mondo dominato dagli artisti uomini fanno di lei una figura straordinaria, degna di essere ricordata e studiata ancora oggi.
L’influenza di Sofonisba Anguissola su Caravaggio e la sua eredità artistica
L’impatto di Sofonisba Anguissola sull’arte rinascimentale – come già anticipato – non si limita alla sua produzione pittorica, ma si estende anche alla sua influenza su altri artisti, in particolare su Caravaggio. L’attenzione ai dettagli psicologici e ai moti dell’animo leonardeschi che caratterizza le opere di Sofonisba trova un’eco potente nel lavoro del Merisi, anch’egli celebre per la sua abilità nel rappresentare emozioni intense e drammatiche. La sua opera Ragazzo morso da un ramarro è spesso vista come un’evoluzione naturale delle esplorazioni iniziate da Sofonisba nel Fanciullo morso da un gambero, a sua volta ispirato agli studi di Leonardo da Vinci.
L’eredità di Sofonisba Anguissola è quindi duplice: da un lato, ha aperto la strada a generazioni di artiste donne, dimostrando che il talento non conosce genere; dall’altro, ha contribuito a plasmare un modo nuovo di vedere e rappresentare la condizione umana nell’arte, con la sua abilità nel catturare la complessità delle emozioni e la profondità dell’animo umano.
Emma Sedini