Claudio Marziali – Kintsugi
Claudio Marziali utilizza il metodo Kintsugi con un atteggiamento contemporaneo: è la bellezza della materia, il legno, e l’incontro con la straordinaria cultura giapponese a dare vita a sculture che accarezzano il passato per fondare il presente.
Comunicato stampa
Claudio accarezza un grande frammento di legno annerito e quasi fossilizzato dal tempo, le sue dita assaggiano le venature sporgenti, i nodi, le spaccature, gli incavi nascosti, le larghe cicatrici. Il tatto, l’olfatto, la vista sono coinvolti e concentrati alla ricerca di un perché, di una verità creativa: l’opera è già lì, nata nella mente visionaria dell’artista. Ora deve solo raccoglierla, pulirla e curarla, come un animale ferito. Così, con profondo rispetto, replica e interpreta il rituale giapponese del Kintsugi.
Claudio Marziali utilizza il metodo Kintsugi con un atteggiamento contemporaneo: è la bellezza della materia, il legno, e l’incontro con la straordinaria cultura giapponese a dare vita a sculture che accarezzano il passato per fondare il presente. Claudio con delicatezza risana le fratture e le cicatrici del legno, le ripara con foglia oro riportando a nuova vita gli antichi frammenti che assurgono a totem contemporanei. A volte la ferita è talmente profonda che il balsamo dell’oro non è sufficiente. Allora c’è il rosso, ricordo arcaico di terre ricche di ematite, simile a sangue. A volte il nero, ricordo di carboni, traccia di fuochi ancestrali.
Tronchi scavati di betulla, di faggio o carpino, di quercia, o tronchi sezionati di pioppo, tiglio, di castagno, tasso o ciliegio, risanati con foglia oro e tracce di colore si ergono come colonne fragili, o diventano enormi occhi con i quali riscoprire il mondo.
Maria Beatrice Bonzani
Il civico 28 di via San Bernardino è un luogo significativo per la storia di Bergamo. In questo cortile ebbe sede un teatro di borgo aperto verso la fine del Settecento al posto del preesistente Albergo della Fenice, dal quale il teatro ereditò il nome. Il Teatro della Fenice ospitò svariati spettacoli, recite e opere liriche, fu inoltre la sede della Società Filarmonica di Musica. Quando il teatro cessò l’attività nel 1890 venne convertito in uno stabilimento bagni, non essendo Bergamo al tempo dotata ancora di bagni pubblici; questa esigenza di progresso igienico-sanitario convinse il giovane medico Silvio Gavazzeni a inaugurare il 15 settembre 1903, proprio in questo cortile, la clinica che tuttora porta il suo nome e successivamente a dotarla anche di uno stabilimento idroterapico per offrire cure termali ai pazienti, aprendo così le Terme la Fenice nei locali dei bagni pubblici, nonché del preesistente teatro che cedette il nome alle terme.
Albergo, teatro, bagni, clinica e terme, collegati dal nome del leggendario uccello d’Arabia, tutto dietro un cancello, in un cortile inconsueto, dove oggi ha sede il Laboratorio di Restauro Marcuccio Marziali, denominato La Fenice come omaggio al passato di questo luogo così ricco di storia.
Michele Savino