Alberto Salvetti – Tornare a vedere
In mostra variegate esperienze e riflessioni di questo artista-scultore e performer, con un nucleo di opere che parlano di biodiversità attraverso i suoi animali: il lupo in primis, ma anche il cervo, il cinghiale e i pesci di fiume che popolano le nostre aree geografiche.
Comunicato stampa
Dall’11 aprile la Fondazione Vignato di Vicenza ospita l’artista-scultore vicentino Alberto Salvetti con un progetto espositivo che ne popola i locali, condivisi con lo Studio dentistico Vignato, con animali selvatici del nostro territorio per condurre il visitatore in un viaggio di riscoperta del profondo legame umano con la terra e la Natura.
“Tornare a vedere” è dunque un’esortazione e un invito per tutti noi che abbiamo voglia di soffermarci e ascoltare.
Alberto Salvetti se lo chiede da tempo se sia possibile tornare vedere e, con la sua attività di artista, lavora ogni giorno per aiutarci a reimparare a farlo.
Il suo non è un mero vedere ma è più un sentire per aiutarci a ritrovare quell’autentica e originaria unione con la Natura che dovrebbe guidare le nostre scelte di vita nel rispetto della specie umana, oltre che di quella animale e vegetale.
Il suo sentirsi “Ranger della biodiversità” lo spinge a usare se stesso e le sue conoscenze del mondo naturale per risvegliare una sopita consapevolezza nei soggetti che tra noi considera “guaritori che dormono tra gli indigeni del cemento” affinché si ricordino che l’uomo non è altro se non Natura.
Si definisce un essere in evoluzione al servizio della biodiversità che si fa strumento per rivelarne l’incredibile bellezza e ricordare quanto essa sia imprescindibile per la vita umana. Usa l’Arte per farlo e, senza riserve, anche se stesso, per parlare all’anima e ritessere legami che spesso la vita quotidiana sfilaccia.
Il suo credere nella concretezza dell’Arte gli consente di usarla come espediente per connettere mondi anche distanti, far riflettere, svegliare le menti e farci affrontare tematiche, anche molto difficili e serie, con la leggerezza e la poetica che solo l’Arte consente.
La serietà del suo lavoro prevede un costante studio e confronto con chi è preparato scientificamente a supportare il suo messaggio. Ben lungi dal fare divulgazione scientifica, Salvetti con il suo sguardo mira a portarci in profondità in modo alternativo, invitandoci a “sfruttare” e superare il suo gesto artistico per andar oltre.
Alberto Salvetti incarna a pieno l’immagine dell’artista impegnato che, con coerenza ed eticità, crede fermamente nella necessità dell’Arte come strumento alternativo di divulgazione e sollecitazione delle menti.
Crediamo che avvicinarsi criticamente al suo messaggio, sia già un primo passo per svegliare una coscienza verso il mondo e il nostro rapporto con esso. Provare a farlo liberi da sovrastrutture può farci tornare a casa arricchiti di un qualche cosa che, forse, farà da seme per il nostro futuro collettivo.
La mostra che ospita oggi la Fondazione Vignato per l’Arte vuole offrire questa opportunità, presentando alcune tra le variegate esperienze e riflessioni di Salvetti con un nucleo di opere che parlano di biodiversità attraverso i suoi animali: il lupo in primis, ma anche il cervo e i pesci di fiume che popolano le nostre aree geografiche. Dal lupo, all’orso, al cinghiale, fino ai pinguini, ogni animale creato magistralmente è frutto di un lungo e preciso lavoro di studio, disegno e manipolazione di materiali come il ferro, scotch di carta, bitume e soprattutto carta di giornale. Quest’ultima viene selezionata con cura purché parli di quell’animale, e di come l’uomo oggi si senta in dovere di relazionarsi, o gestirlo per la salvaguardia di quell’ambiente che si è artificialmente creato.
Sarà un racconto di esperienze e di suggestioni al quale sarà difficile rimanere indifferenti, o almeno, così ci auguriamo.
Quando gli chiediamo per cosa vorrebbe essere ricordato ci risponde così: “Vorrei essere ricordato come una persona che ha provato a fare del suo meglio per far si che la natura umana torni a essere prima di tutto Natura”.