Dal 2014, a Tunisi, la Kamel Lazaar Foundation si occupa di arte contemporanea con l’obiettivo di ampliare il punto di vista della scena tunisina grazie al collegamento con il Nord Africa e il Medio Oriente, occupandosi anche della tutela del patrimonio antico. Lina Lazaar, vicepresidente della Fondazione, ne illustra le molteplici attività.
Come è nata la Fondazione?
Nel 2005, il mecenate e filantropo Kamel Lazaar, sostenitore della cultura e dell’arte della Tunisia, ha creato l’omonima Fondazione. Nata come organismo di diritto svizzero, ha poi sviluppato le sue attività in Tunisia dal 2014. Io, che mi definisco una visionaria dalla creatività, sono entrata a far parte della Fondazione nel 2016 come vicepresidente e lavoro per costruire iniziative ad alto impatto sociale nelle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa. Dopo un master in storia dell’arte presso il Sotheby’s Institute of Art e aver lavorato presso l’omonima casa d’aste, ho potuto sviluppare una significativa competenza nel settore dell’arte contemporanea.
Quali sono le attività promosse dalla Fondazione?
KLF è particolarmente impegnata in eventi internazionali per promuovere artisti tunisini e arabi all’estero; ha curato il Padiglione Tunisia alla Biennale di Venezia nel 2017, e collaborato con il MoMA di New York, la Tate Modern di Londra e l’IMA di Parigi. La famiglia Lazaar è anche parte dei consigli di alcune organizzazioni a Ramallah e Chicago. Inoltre, lavora alla conservazione del patrimonio nazionale, attraverso il restauro di monumenti storici come quelli presso la Medina di Tunisi, l’atelier del Barone d’Erlanger nel palazzo Ennejma Ezzahra a Sidi Bou Saïd, il Museo del Bardo, e il Mausoleo Sidi Boukhrissane. Infine, continua l’incremento della collezione d’arte con l’obiettivo di creare uno spazio permanente per l’arte contemporanea a Tunisi.
LA CULTURA IN TUNISIA
Qual è lo sforzo del governo per sostenere la cultura nel Paese?
L’instabilità politica dell’ultimo decennio ha avuto un forte impatto sul settore culturale, indebolito dall’assenza di politiche culturali efficienti sin dall’era di Ben Ali. La promulgazione di uno status giuridico per gli artisti, la libera circolazione delle opere d’arte, la semplificazione delle procedure amministrative per i partenariati pubblico-privato ‒ ancora troppo complessi ‒, la revisione delle procedure di sovvenzione e un’applicazione più rigorosa delle leggi sulla proprietà intellettuale sono questioni ancora da risolvere. Il governo deve quindi attuare un progetto politico per risolvere questi problemi e promuovere nuove sinergie nel settore culturale. È importante ricordare il ruolo della società civile e del tessuto associativo nel mantenere vivo tale settore, nonostante tutte le difficoltà.
La Fondazione ha anche una sua collezione permanente. Com’è nata e qual è il suo focus?
Avviata dalla famiglia Lazaar e sviluppata negli anni dalle sue scelte estetiche e intellettuali, la collezione costituisce la spina dorsale della Fondazione. Io, in quanto vicepresidente, ho potuto impiegarmi come critica d’arte e curatrice di mostre in occasione di grandi eventi: ho fondato Jeddah Art Week nel 2013, ho curato il Padiglione Tunisia alla Biennale di Venezia nel 2011 e 2017 (il Padiglione The Absence of paths è stato l’unico a carattere panarabo). Da lì, abbiamo arricchito la collezione acquisendo opere d’arte di artisti della regione MENA. Con quasi 1.300 opere da oltre 21 Paesi, è una delle più grandi fra il Medio Oriente e il Nord Africa, e racconta oltre cinquant’anni di arte della regione affiancando giovani artisti e artisti di fama internazionale come Mounir Fatmi, Abdelaziz Gorgi, Nabil Youssef, Mona Hatoum o Kader Attia. Sebbene la Fondazione ancora non abbia uno spazio per un’esposizione permanente, le opere vengono regolarmente prestate per le mostre ai musei di tutto il mondo.
ARTE CONTEMPORANEA IN TUNISIA
Come descriverebbe la scena artistica contemporanea tunisina? Ci sono artisti impegnati nelle grandi questioni del nostro tempo, come i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la protezione dell’ambiente?
La scena artistica si distingue per dinamismo, varietà e potenziale creativo. Detto questo, in Tunisia, come negli altri Paesi, gli artisti più talentuosi pervengono innegabilmente a spingere la riflessione su un altro livello, e non sono i confini geografici o i vincoli culturali a impedire loro di farlo. Basta guardare il lavoro di artisti come Nadia Kaabi-Linke e altri come lei per rendersi conto dell’acutezza dello sguardo che la nuova generazione di artisti tunisini rivolge alle problematiche della nostra società. La Fondazione ha naturalmente incoraggiato iniziative e progetti artistici basati su temi di attualità.
Qual è il ruolo delle donne nella cultura tunisina? Hanno le stesse opportunità di carriera degli uomini?
Le donne svolgono un ruolo importante nella società tunisina e più in particolare nel settore culturale. Sono attrici di primo piano nella gestione culturale e nel tessuto associativo del Paese. Non c’è distinzione tra uomini e donne per l’accesso agli studi o all’esercizio delle professioni artistiche. In ogni caso, le statistiche dimostrano chiaramente i progressi compiuti dal gentil sesso nel tasso d’istruzione dalla scuola primaria all’università, e ciò ha avuto ripercussioni sul contributo delle donne all’arte e alla cultura. Questo grazie ai progressi della società tunisina sui diritti delle donne, avviati con l’indipendenza del Paese nel 1956 e la promulgazione del codice dello status personale. Le donne tunisine hanno così potuto inserirsi in tutti i settori della vita civile, inclusa la cultura.
Qual è lo sforzo della Fondazione per sostenere i giovani artisti? Ci sono borse di studio e altri strumenti del genere?
Il sostegno ai giovani artisti è stato uno degli obiettivi principali sin dalla nascita della Fondazione, con numerosi bandi che hanno permesso di supportare i loro progetti. Kamel Lazaar è stata anche la prima fondazione a lanciare un bando per progetti a sostegno dei giovani artisti durante la prima riapertura dopo la pandemia, nel 2020. Un nuovo bando sta per essere lanciato e questa volta si rivolgerà ad artisti, ricercatori e curatori provenienti da e/o residenti in Paesi arabi. È importante sottolineare che gli sforzi della Fondazione per sostenere i giovani artisti sono proseguiti anche al di fuori dei bandi, e decine di progetti ricevuti sotto forma di candidature non direttamente sollecitate sono stati esaminati e supportati.
‒ Niccolò Lucarelli
http://www.kamellazaarfoundation.org/
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