Le fotografie di Carla van de Puttelaar. Il lato umano della perfezione
Fiori e ritratti femminili sono i grandi protagonisti degli scatti di Carla van de Puttelaar, in mostra alla Other Size Gallery di Milano. Esiti di una fotografia contemporanea che guarda alla lezione della pittura fiamminga
“Se un fiore fiorisce una sola notte, non per ciò la sua fioritura ci appare meno splendida”.
(Sigmund Freud, Caducità, 1915)
Bellezza e fragilità, vita e morte si intrecciano nel lavoro di Carla van de Puttelaar (Amsterdam, 1967) alla Other Size Gallery fino al 20 maggio 2022. L’esposizione, a cura di Claudio Composti, presenta per la prima volta a Milano una selezione dei ritratti femminili accanto a quelli floreali di più recente produzione in un continuo gioco di affinità e rimandi tra corpi e nature morte, parti complementari di una stessa visione. È una celebrazione della bellezza di sensibilità tutta fiamminga, quella della van de Puttelaar, studiosa di ritrattistica del Seicento, erede di Vermeer e Rembrandt che passa per Caravaggio, la statuaria classica da Bernini a Canova e ne fa sintesi nella fotografia con una vena espressiva nuova, contemporanea, raffinatissima ma insieme di forte impatto visivo.
LA MOSTRA DI CARLA VAN DE PUTTELAAR A MILANO
Gambe e braccia come steli di fiori recisi si stagliano con impalpabile delicatezza sulla profondità del fondo nero, nulla senza luogo né tempo che avvolge ogni frammento di esistenza: sono creature fluttuanti e luminose che affiorano nel candore di una luce lunare, radente e irreale, restituendo attraverso la luce una realtà trasfigurata e sublimata nella sua visione ideale: ritratti di una bellezza perfetta e delicata, quasi immateriale nella sua rarefazione. Eppure – e qui si rivela la forza dirompente di questi lavori – la bellezza della van de Puttelaar è un’armonia che tradisce la perfezione dell’arte per rivelarsi reale, carnale, pulsante: lo dicono le vene che scorrono sotto il sottile velo della pelle dei polsi, le cicatrici, i nei e i lividi che sono lasciati in vista e restituiscono ai corpi i segni di un vissuto, di un’esistenza imperfetta, il mistero sottilmente angosciante del tempo che segna e corrompe, che rende tutto destinato a passare. Lo dice – quasi come una dichiarazione poetica – il nudo femminile di Galatea, la statua di perfetta bellezza così amata da Pigmalione da essere trasformata da Afrodite in creatura vivente, che l’obiettivo coglie di spalle, disegnata da una luce marmorea, diafana come una statua e insieme terrena nello scompiglio dei ricci e nel movimento sensuale del corpo: è l’immagine della perfezione che si fa umana, sfuggente e inafferrabile come la vita.
LE FOTOGRAFIE DI CARLA VAN DE PUTTELAAR
Tra i lavori in mostra i fiori della serie Hortus Nocturnum si alternano ai corpi femminili, rivelando nella loro natura la stessa delicata fragilità, aprendosi quasi sotto i nostri occhi, intrecciandosi con i movimenti delle mani, le linee sinuose dei fianchi, in un contrappunto visivo che arriva a fondersi in alcune immagini realizzate su tessuto semitrasparente allestite nello spazio della galleria: veli che si lasciano attraversare, in un gioco di dissolvenze in cui ogni cosa perde la sua definizione per diventare parte di una sola visione, quella dell’arte, capace di fermare l’attimo perfetto in cui si rivela la bellezza nella semplice essenza del suo continuo mutare.
‒ Emilia Jacobacci
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