Alla Fondazione Prada di Venezia il cervello umano come non l’avete mai visto
La Fondazione Prada di Venezia ha da poco inaugurato il terzo capitolo di una rassegna da capogiro. In tutti i sensi. Stiamo parlando di “Human Brains: It Begins with an Idea”, una mostra monumentale che si avvale di opere e documenti antichi per offrire un viaggio inaspettato nei meandri del cervello umano
Di esposizioni in Laguna durante il periodo della Biennale ce ne sono ovviamente tante, ma solo pochissime riescono a toccare un livello così alto da trasmettere quel senso di intimo appagamento tipico delle cose fatte con un certo criterio. La mostra allestita presso la sede veneziana della Fondazione Prada è sicuramente una di quelle: It begins with an idea è il terzo e penultimo capitolo del ciclo di rassegne multidisciplinari Human Brains, dedicato alle neuroscienze. E così, dopo un primo convegno online tenutosi nel 2020 (Culture and Consciousness), e un secondo appuntamento organizzato nel 2021 (Conversations), il palazzo Ca’ Corner della Regina torna a ospitare un ambizioso progetto volto alla scoperta del nostro cervello, nonché di noi stessi.
LA MOSTRA ALLA FONDAZIONE PRADA DI VENEZIA
Snodandosi su tutti e tre i piani dello storico edificio lagunare, la mostra si avvale di un apparato allestitivo da manuale di curatela (impeccabile cioè sia tecnicamente parlando che da un punto di vista di coerenza con il concept espositivo), per invitare il pubblico a intraprendere un viaggio stupefacente che non può lasciare indifferenti. L’itinerario, concepito dal curatore Udo Kittelmann, parte quindi dal piano terra con una serie di filmati di operazioni chirurgiche ed esperimenti che innescano un primo contatto ravvicinato con l’organo più importante del nostro corpo. Ogni video è disposto frontalmente ad alcune sedute che, facendo esplicito riferimento alle tribune dei classici anfiteatri medici, preparano lo spettatore a immedesimarsi nel ruolo di uno studente curioso interessato a comprendere funzioni e meccanismi del cervello umano. Dopo questa parentesi introduttiva si comincia a entrare nel vivo della mostra tramite l’accesso al primo piano nobile. Ad accogliere il visitatore è un lungo dedalo che si estende fino all’ultimo piano, fatto di corridoi, stanze e nicchie adibite a ospitare dipinti, utensili, documenti che rivelano tentativi secolari di comprensione del nostro cervello. Ogni oggetto è supportato da un contributo letterario di scrittori e scrittrici ai quali è stato chiesto di tessere narrazioni stimolanti e imprevedibili ispirate dal manufatto in questione. Realizzati da 32 autori di fama internazionale – tra i quali spiccano Salman Rushdie, Esther Freud e Paolo Giordano –, i testi sono letti da George Guidall, celebre voce narrante di numerosissimi audiolibri. E così si procede passo dopo passo, tra cunicoli e sentieri sempre più simili a vere e proprie cavità cerebrali, alla scoperta di opere e oggetti incredibili tra i quali ricordiamo la copia in stampa 3D di due cilindri sumeri che riportano la più antica trascrizione cuneiforme di un sogno (fatto dal re Gudea tra il 2120 e il 2110 a.C.), manoscritti miniati del XIV secolo d C. e alcuni disegni autografi di Leonardo da Vinci. E poi ancora: un coltello andino utilizzato per interventi e cerimonie sacrificali (datato fra il XIII e il XIV secolo), testi di Cartesio sulla ghiandola pineale, un modello anatomico del XIX secolo prestato dal Museo La Specola di Firenze e l’ipnotico dipinto di Hieronymus Bosch intitolato L’estrazione della pietra della follia.
L’OPERA THE CONVERSATION MACHINE
Raggiunto l’ultimo piano di Ca’ Corner della Regina, si arriva alla conclusione della mostra con la visione di un intervento mastodontico dal titolo The conversation machine. Prodotto da Fondazione Prada, e commissionato all’artista statunitense Taryn Simon, il lavoro si concretizza attraverso un’installazione site specific che comprende 32 monitor all’interno dei quali si alternano 36 filosofi e neuroscienziati. Diretti come se condividessero tutti lo stesso tempo e il medesimo spazio, i teorici si fanno così metafora delle nostre connessioni cerebrali cambiando spesso posto tra di loro o esibendo oggetti in maniera lampeggiante proprio come delle intuizioni improvvise. Estratte da un girato complessivo di 140 ore, le clip selezionate danno infine vita a un’opera corale fatta di silenzi, distrazioni e momenti confusionari che, inevitabilmente, fanno pensare anche alla fragilità di un organo così predominante.
LE PAROLE DI MIUCCIA PRADA
Visitabile fino al 27 novembre 2022, la mostra proseguirà idealmente con Preserving the Brain: l’appuntamento conclusivo di Human Brains che sarà presentato il prossimo autunno nella stessa sede espositiva. Un progetto ambizioso, dunque, che mira a far luce sul cervello umano e a porre l’attenzione sulla sua importanza all’interno di tutta la storia dell’umanità poiché, come afferma la stessa Miuccia Prada, “siamo convinti che parlare del cervello umano significhi parlare dell’essere umano. Focalizzarsi sull’unicità del nostro cervello ci permette di capire l’influenza che la ricerca scientifica ha sulle nostre vite e più in generale sullo sviluppo della cultura”.
‒ Valerio Veneruso
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