Downton Abbey 2. Un film nel film, verso una nuova era

Il secondo film tratto dalla fortunata e omonima serie è ancora più energico del primo. Ha una scrittura rispettosa di tutta la storia e al tempo stesso nuova. Lady Violet e Lady Mary solo lì a sostenere passato, presente e futuro

Un’importante eredità, una paternità messa in discussione, più amori che nascono, altri che ribollono… Il “sottosopra” di Downton Abbey torna al cinema con un capitolo a dir poco divertente e commovente. Se il primo film è servito da coda e continuum delle sei stagioni televisive, il secondo, pur fedelissimo a caratteri, personaggi e ambienti, vive di linfa nuova, energica e avvincente.

TRA INTERNO DEL CASTELLO E COSTIERA FRANCESE

All’inizio di Downton Abbey II: Nuova era, secondo film tratto dalla fortunata serie inglese firmata da Julian Fellowes che racconta la quotidianità di una famiglia aristocratica e della sua servitù, Violet Crawley (Maggie Smith), il personaggio preferito da tutti, Lady Grantham, donna dalla lingua affilata e arguta, annuncia di aver ereditato una villa nel sud della Francia, donatale da una vecchia fiamma incontrata in gioventù, ma ora contestata dalla vedova dell’uomo. Per risolvere la questione, Violet manda “nel luogo incriminato suo figlio Robert (Hugh Bonneville), sua moglie Cora (Elizabeth McGovern), la nipote Edith (Laura Carmichael) e una manciata di altri, tra cui l’ex maggiordomo Carson (Jim Carter). Mentre questi personaggi si trovano nel continente, Mary (Michelle Dockery) accetta la richiesta della compagnia cinematografica British Lion di girare un film all’interno di Downton Abbey, decisione che consolida il suo ruolo di nuova matriarca della famiglia. Robert non vuole avere niente a che fare con il cinema, per lui arte disdicevole e. Non propriamente degna, però tale esperienza e offerta è l’unica che pagherebbe profumatamente per potere gestire ancora un po’ e mantenere in vita l’amato e vecchio castello di Downton Abbey. Downton Abbey II: Nuova era è al cinema dal 28 aprile con Universal Pictures.

DOWNTON ABBEY: A New Era

DOWNTON ABBEY: A New Era

LA FINE DI UN’EPOCA, IL COMMIATO E L’ARRIVO DI HOLLYWOOD

E così, da un lato la costa francese e dall’altro un set cinematografico (che riguarda storicamente il momento di passaggio da cinema muto a cinema sonoro), il marchio Downton Abbey continua il suo percorso sottile di evasione tra classi sociali, tra servitori e padroni, mostrando e dimostrando come la ricchezza della classe superiore deve ugualmente vedersela con parenti maleducati e tetti forati da cui piove acqua. E mentre il mondo fuori a un passo nuovo, a una nuova era la storia di Downton Abbey non può restare immobile ma deve fare lo stesso. Deve fare un passo avanti pur proteggendo il passato e lo fa con una sceneggiatura rispettosa di tutta l’evoluzione seriale e di tutto l’amore dei fan nei suoi confronti, regalando al finale di Downton Abbey II: Nuova era un metaforico abbraccio nostalgico e di gruppo. Il film, diretto dal bravissimo Simon Curtis (già regista di A week with Marilyn), inizia con un matrimonio e termina con un funerale. Inizia con i volti dei personaggi che accolgono gli spettatori come forma di bentornato, e termina allo stesso come educato congedo. E non mancano altri e alti riferimenti, come quelli a My Fair Lady e Singin’ in the Rain. Il film entra nel film in Downton Abbey II: Nuova era, entrano nuovi personaggi in scena e Lady Mary è chiamata a chiedersi: sono davvero felice? È Hollywood che entra dentro il castello di Downton Abbey, senza invadenza ma con polso e offre alla saga una nuova luce. Ancor giù importante, offre alla servitù un momento unico, magico, irripetibile, quello di essere, per pochi attimi e di doppia finzione, al posto dell’aristocrazia che con cura e rispetto serve da tempo.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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