Passione, impegno e curiosità verso il mondo: sono queste le qualità che accompagnano fin dagli esordi il lavoro di Maria Grazia Chiuri (Roma, 1964), direttrice artistica delle collezioni donna di Dior interessata al dialogo fra moda e arte.
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Sono una persona curiosa e senza pregiudizi e quindi mi accade spesso di trovare spunti interessanti in tutte le mostre che visito. I lavori degli artisti hanno sempre qualcosa da insegnare. Poi potrei dire che quando andavo a scuola a Roma uno dei miei luoghi preferiti dove andare era la GNAM e lì ho cominciato ad amare la Scuola Romana. E quando poi ne ho avuto la possibilità ho comprato alcuni pezzi di questi artisti.
Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Devo premettere che da quando sono diventata direttrice artistica delle collezioni donna di Dior ho avuto la fortuna di incontrare artiste, attiviste, scrittrici, filosofe e direttrici di museo con cui ho costruito progetti importanti che mi hanno arricchito moltissimo. Con ogni artista con cui ho lavorato si è costruito un rapporto costruttivo che ancora continua.
Ricordo l’installazione di Tomaso Binga che, pochi minuti prima della sfilata, decide di recitare, in apertura, un suo testo. Naturalmente le ho detto di sì. È stato un gran successo.
L’ultima sfilata prima del blocco della pandemia con Claire Fontaine: le sue frasi nei diversi colori del neon, come We Are All Clitoridian Women e le pagine di giornali che foderavano il pavimento, erano una dichiarazione fortissima che si richiamava a Carla Lonzi, autrice per me importantissima. Quello che voglio precisare è che il lavoro dell’artista non è sfondo della sfilata, ma opera immersiva.
Ogni volta è diverso perché ogni artista ha un suo modo di rispondere alla mia proposta. Ogni artista è lasciato libero nel suo progetto.
Che importanza ha per te il genius loci all’interno del tuo lavoro?
Lo spirito di un luogo, i suoi tratti distintivi sono importanti. Oggi si parla poco di genius loci. Se lo penso riferito a me e al mio lavoro, sicuramente essere nata a Roma e viverci ha influito sui miei gusti e le mie attitudini. Allo stesso tempo lavorare a Parigi ed essere connessa alla sua cultura mi ha permesso di allargare la mia visione e capire meglio l’Italia.
IL FUTURO SECONDO MARIA GRAZIA CHIURI
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
La moda è un sistema che si rinnova e cresce proprio a partire dalla sua storia. Ho la fortuna di essere la direttrice artistica delle collezioni donna di Dior, un brand che ha un heritage straordinario che mi ha offerto molti elementi su cui lavorare per dare forma al mio progetto, che è plasmato però dal mio tempo e dalla mia immaginazione.
Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la vostra strada?
C’è un libretto molto interessante scritto da Gianfranco Ferré che mi piace ricordare perché è italiano ed è uno dei direttori artistici che mi hanno preceduto da Dior: Lettres à un jeune couturier, in cui appunto risponde a un aspirante couturier elencando tutte le difficoltà e le sfide di questo mestiere. Il mio consiglio è quello di studiare ed essere connessi al mondo e lavorare moltissimo. Io non avrei mai immaginato di arrivare dove sono arrivata. Ma la mia passione e il mio impegno quotidiano, il mio essere sempre interessata a capire quello in cui mi trovavo coinvolta con il senno di poi sono stati fondamentali per la mia carriera.
In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
L’epoca della post verità ci ha portato a essere più condizionati dalle emozioni personali, dalle tante soggettività che la rete fa affiorare. Per questo penso che ciascuno di noi abbia dei valori che sono sacri e irrinunciabili.
Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Una amica recentemente mi ha mandato questa citazione di Bruno Latour che mi sono appuntata: “Le cose cambiano così velocemente che per noi è difficile star loro dietro”. Per fortuna il futuro non è immaginabile. È una continua sorpresa a cui noi cerchiamo di dare risposte adeguate.
‒ Marco Bassan
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