Antonio Tamburro – Caffè
Nei dipinti del passato come pure in quelli nuovi Tamburro evoca un forte senso di malinconia, interiorità, sentimento e nostalgia di un tempo sospeso.
Comunicato stampa
Sesto Senso Art Gallery è lieta di invitare la S.V all’inaugurazione della mostra Antonio Tamburro - Caffè, Giovedì 5 maggio alle ore 18.00, alla presenza dell’artista. Il Caffè a partire dall’Ottocento è sempre stato protagonista della letteratura, dell’arte, della cultura, come luogo di incontro e di scambio di idee. Pensiamo ai primi Caffè storici italiani come il Florian a Venezia, il Pedrocchi a Padova, il Michelangelo a Firenze, il Greco a Roma, il Gambrinus a Napoli, luoghi di ritrovo di artisti, poeti e scrittori. A Parigi in pieno romanticismo e per tutto il Novecento il Caffè diventa un luogo sacro, destinato ad essere non più solo un luogo d’incontro ma anche un luogo dove si fa e si condivide l’arte, come nel celebre Cafè chantant, che ebbe i suoi cantori nei poeti maledetti e nel pittore Toulouse Lautrec.
Il tema dei Caffè è sempre stato presente nella pittura di Antonio Tamburro fin dagli anni ’90. La prima mostra dedicata a questo tema risale al 1993, presso la Galleria Ghelfi di Verona. I dipinti di questo periodo erano tutti ad olio, dominati da tonalità prevalentemente grigie. Il tema dei caffè è stato molto apprezzato negli anni e da allora è diventato uno dei temi più frequenti della sua pittura. Nel 1998 inaugura alla Galleria Ghelfi una nuova mostra dal titolo Al Caffè. Sul catalogo è pubblicata la presentazione del critico Giuseppe Brugnoli, insieme a quelle di Camilla Ferro, Paolo Rizzi e Fulvio Tomizza. All’interno del catalogo c’è anche una foto di Tamburro scattata dall’amico fotografo Pino Settanni.
Nei dipinti del passato come pure in quelli nuovi Tamburro evoca un forte senso di malinconia, interiorità, sentimento e nostalgia di un tempo sospeso. Le eleganti figure femminili protagoniste di questi quadri sono figure assorte, silenziose, catturate dall’artista nell’attimo in cui fumano una sigaretta, bevono un caffè o appoggiano il braccio al tavolino, portandosi la mano sul volto in un atteggiamento riflessivo. Scriveva Giuseppe Brugnoli nella presentazione del catalogo Al Caffè del 1998: “ Le diverse opere di Antonio Tamburro (..) sono le immagini di un film fatto di emozioni rattenute e raccolte, di urla silenziose, e in questa emozione visivamente offerta sta la loro seduzione profonda, la loro solitaria poesia. E’ un raggiungimento assai alto, che piega una tecnica sicura ed esemplare non a rappresentare una realtà fisica, ma una realtà morale, non un ambiente ma un’atmosfera. Ciascuno di noi ritrova se stesso, nell’estrema nudità della propria incomunicabile solitudine, al fondo di uno o dell’altro di questi quadri.” Diversamente dai dipinti precedenti caratterizzati dal contrasto tra le tonalità più chiare e quelle più scure, tra luci e ombre, bianchi e neri, nei dipinti nuovi prevalgono i colori accesi, le tonalità monocromatiche dei blu e il colore che si staglia sulla tela contrapponendosi agli inconfondibili grigi. La pittura di Tamburro è caratterizzata da una grande maestria nell’uso del colore e del disegno, attraverso i quali riesce a creare atmosfere rarefatte, liriche, suggestive, a dare importanza alle cose quotidiane, a trasmettere lo stupore per le cose ordinarie, le più banali, quelle a cui nessuno presta più attenzione. La pittura di Tamburro va oltre la “Bella pittura”, così come la definiva il critico Marcello Venturoli nel senso stretto del termine. Scriveva a proposito Camilla Ferro sul catalogo della mostra Al Caffè del 1998: “I suoi soggetti sono essenziali, la pittura e la tecnica sono al massimo, dominano incontrastate. Su questo Tamburro costruisce la sua arte, schiva di raggiri tecnici o ripetitivi scenici, il suo modo di dipingere è schietto, diretto e sincero. Non c’è, diciamo, nelle sue opere, semplice sfoggio di bravura: c’è di più, un sentimento diffuso, un lirismo che suggestiona e coinvolge. Tanta delicatezza viene dalla mano dell’uomo Tamburro, perché lui per primo dipingendo si arricchisce e riesce così a trasmettere emozioni a chi poi guarda i suoi lavori.”