A Mother for Earth

Informazioni Evento

Luogo
MAJA ARTE CONTEMPORANEA
Via di Monserrato 30, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì - venerdì h. 15.30-19.30; sabato h. 11-13 / 15-19. Altri orari su appuntamento. Ingresso libero.

Vernissage
05/05/2022

ore 17

Generi
arte contemporanea

“A Mother for Earth”. Un titolo, che a ripeterlo a voce alta, par di udire un accorato appello, un’urgente richiesta di primaria tutela.

Comunicato stampa

Dal 5 maggio al 18 giugno 2022, la galleria Maja Arte Contemporanea espone nei suoi spazi in via di Monserrato 30 a Roma, le sculture dell'artista tedesca Janine von Thüngen e i dipinti dell'artista iraniana Leila Vismeh, di cui la galleria ha ospitato in passato le rispettive personali.

"A Mother for Earth". Un titolo, che a ripeterlo a voce alta, par di udire un accorato appello, un'urgente richiesta di primaria tutela. La mostra, invero, nasce ancor prima dei drammatici eventi tutt'ora in corso in Ucraina; tuttavia, l'attualità aggiunge – o forse fa semplicemente emergere - un senso altro, una nuova intenzione: la rappresentazione della negazione della Guerra.

"What if?" – E se per mezzo del potente linguaggio artistico mettessimo in scena un'alternativa e attraverso la ricca morbida sinuosità dei corpi femminili nudi modellati da von Thüngen ritrovassimo un profondo senso di pienezza, fecondità, abbondanza? Se potessimo affermare la vita - e la sua implicita cura – ispirati dalle Maternità dipinte con generosità cromatica dalla Vismeh? Quanto spaventa salutare oggi quel passato presente che sostiene il contrario, salutare "quel clan" e affermare: "io sono diversƏ"?

Scrive Isabella Ducrot a proposito delle sculture di von Thüngen: "[...] occupano lo spazio come dei punti interrogativi, che con ostinazione stanno a sollecitare risposte, e anche a voler rischiare che esse non siano rassicuranti. [...] Appare così lampante e anche accattivante che in ognuna di queste statue, di piccole o grandi dimensioni, convivono caratteri opposti, sono femmine spavalde, creature ormai liberate, prive di allusioni a divinità edeniche, per niente sacrali [...]. Pur esibendo attitudini sicure e determinate a queste donne immaginate dall'artista manca la testa. Non sembra che abbiano perso la testa, ma che non l'abbiano mai avuta."

La stessa sottrazione si ritrova nelle figure senza volto dipinte da Leila Vismeh. Osserva Margareth Dorigatti: "Se è vero che la vita è lotta e alternanza tra i contrari, allora 'polemos' (guerra) diventa ciò che è perché non è il suo contrario e allora, come sosteneva Spinoza, 'ogni determinazione è negazione'. Quando costruisce attentamente la figura anatomica femminile, sola, oppure con una creatura umana tra le braccia, Leila Vismeh dichiara la sua visione analitica, la quale, con gesto veloce e sicuro lascia entrare l'emozione che cancella e diventa censura. Il gesto creativo della cancellazione unisce nell'atto in cui divide e diventa nuova armonia."

NOTE BIOGRAFICHE

Leila Vismeh

Nasce nel 1979 ad Arak (Iran). Vive e lavora a Teheran.

Nel 2009 si laurea in Pittura presso l'Università d'Arte di Teheran. Da allora partecipa a numerose collettive (in Iran, Dubai, Francia, Germania, Italia, Malesia, Qatar) e vince diversi premi e concorsi.

Nel 2011 si tiene la sua prima personale alla Day Gallery (Teheran), a cui segue la seconda, nel 2015, presso la rinomata Etemad Gallery di Teheran. Nel 2016 espone la serie "The Hunting" a Roma alla galleria Maja Arte Contemporanea. Nel 2017 partecipa alla mostra ART CAPITAL, Salon des Artistes Indépendants Comparaisons Salon des Artistes Français al Grand Palais, Parigi. Del 2018 la personale "There is No End to This Winter" alla Etemad Gallery.

È membro dell'Associazione iraniana Pittori e del Centro iraniano per lo Sviluppo delle Arti Visive.

Leila Vismeh rappresenta l'inquietudine dell'essere umano, che si confronta con un arduo cammino; lo fa poeticamente, usando uno stile sia metaforico che espressionista. Mostra tutte le impervietà di questo cammino: le opportunità date o negate da un determinismo geopolitico e dai monopoli politici, che non lasciano scampo e rendono la destinazione incerta. Comunque, il cammino continua. E l'amore diventa l'unico possibile rifugio. In una lingua tanto semplice quanto sincera, la Vismeh esprime il bisogno della Terra di ritrovare l'amore materno per sopravvivere.

Janine von Thüngen

Nasce nel 1964 a Monaco di Baviera. Attualmente vive e lavora tra Roma e Venezia.

Sue sculture e istallazioni sono presenti in numerosi musei internazionali, spazi pubblici e importanti collezioni private. In questi anni ha affiancato alla sua attività d'artista, la collaborazione con istituzioni sociali, pubbliche e private, con centri per la promozione dell'educazione, oltre che con architetti e altri artisti.

Tra le mostre recenti: nel 2020 "Renderings", a cura di Nikolaj Rasmussen e Dina Vester Feilberg presso il Den Frie Centre of Contemporary Art (Copenhagen) e "Wurzeln und Flügel Gemeinschaftsausstellung", a cura di Beate Düsterberg presso lo Schloss Reuschenberg (Düsseldorf); del 2019 le due personali a Palermo nel prestigioso Palazzo Branciforte con "Tempo trasposto" e all'Archivio Storico Comunale con "Trasparenza", a cura di Chiara Modica Donà dalle Rose. Nel 2017 espone a Venezia - durante la 58ma Biennale d'Arte – "ETERNITY", a cura di Bruno Corà a Villa Foscari – La Malcontenta.

Janine von Thüngen trova ispirazione nel contrasto, nella giustapposizione tra gli esseri umani, la natura e lo spazio. Le interazioni tra questi elementi sono al centro delle sue opere. Il tempo e lo spazio sono temi che segnano il cammino e l'evoluzione di tutta la sua opera. È la relazione tra l'artista, lo spettatore e l'arte, l'obiettivo primo della sua ricerca.

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Didascalia immagini: Leila Vismeh, "A Mother for Earth", 2021. Janine von Thüngen, "Donna, chi era costei?", bronzo