Enzo Mari
Enzo Mari è stato un costruttore di grammatiche e un inventore di linguaggi, strumenti necessari a “migliorare la qualità e l’efficacia di comunicazione della conoscenza”.
Comunicato stampa
IL METODO GERMINATO DALLE PRIME RICERCHE SULL’AMBIGUITÀ PERCETTIVA DELLO SPAZIO TRIDIMENSIONALE
Definire Enzo Mari è impossibile. Un artista, un progettista, un architetto, un grafico, ma anche un teorico, un pedagogista, un intellettuale, forse un filosofo, un utopista: tante sfaccettature di una personalità complessa.
Enzo Mari è stato un costruttore di grammatiche e un inventore di linguaggi, strumenti necessari a “migliorare la qualità e l’efficacia di comunicazione della conoscenza”.
La radice della sua metodologia progettuale, che caratterizza il processo di tutte le ricerche successive da lui perseguite, ha origine nelle sue prime indagini nell’ambito delle arti visive, quelle investigazioni sull'ambiguità percettiva dello spazio tridimensionale che ha condotto fin dai primi anni Cinquanta quando era ancora studente di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera. Un metodo scientifico fatto di tesi, di costruzione di strumenti, di verifiche, di comparazioni di modelli e trascrizione dei risultati di queste osservazioni.
A descrizione del proprio metodo, Mari scrive: “Sono consapevole dei processi misteriosi dell’intuito. Dopo una pausa inizia la decantazione, che procede per continue negazioni […] il progetto, come storicamente ogni altra attività intellettuale, si realizza unicamente negando. Nego tutto ciò che sembra ma non è. Potrei continuare all’infinito, ma un progetto deve avere un termine. A quel punto, ciò che rimane è il progetto da realizzare, anche se si sono aperti nuovi orizzonti di domande e ipotesi”.
Definita questa radice comune a ogni progetto, ossia il metodo che si articola in metodologia, la necessità prioritaria per Mari è progettare gli strumenti di trasformazione utili al progredire della società.
L’intento di questo progetto espositivo che si terrà negli spazi della Galleria di Massimo Minini è quello di restituire al pubblico le coordinate utili alla comprensione delle sfumature di ricerca, che si sono tradotte in una programmazione dell’arte, e, delle radici del metodo che caratterizza il processo di tutte le ricerche perseguite da Enzo Mari.
PRIME RICERCHE E INDAGINI SULL’AMBIGUITÀ PERCETTIVA DELLO SPAZIO TRIDIMENSIONALE INTERNO
“La percezione dello spazio tridimensionale (nell’accezione di ambiente) è una delle più ambigue
poiché la sua comprensione può essere data soltanto dalle complesse interrelazioni dei messaggi differentemente recepiti dai diversi sensi del nostro corpo. Tanto più che il definirsi di ogni specifica conoscenza avviene quasi sempre tramite uno solo dei sensi, al quale si integrano poi le sole memorie delle esperienze degli altri” (E. Mari, Funzione della ricerca estetica, Edizioni di Comunità, Milano 1970).
Queste sono le premesse che hanno suggerito all’autore diversi tipi di ricerca, verificati ed esemplificati attraverso la realizzazione di disegni, studi e modelli.
L’osservazione delle singole variazioni risultate dalla programmazione dei modelli di raffronto genera una sequenza di memorie visive. Questo metodo di comparazione e raffronto dei singoli modelli germina nella programmazione. Per Mari il programma è “un progetto di forma semplice temporalizzata secondo leggi interne di crescita”.
SERIE AUREE O SINESTETICHE
In queste prime ricerche l’intento è di realizzare un’opera che possa essere fruita diacronicamente (nello spazio e nel tempo), come avviene per la musica; la superficie pittorica è scandita da successioni di moduli aurei la cui ambizione è di rappresentare visivamente lo scorrere del tempo. Mari sperimenta la potenzialità di programmazione della sezione aurea nella rappresentazione pittorica bidimensionale per verificare la codificazione del linguaggio visivo e la sua potenzialità comunicativa.
PRIME RICERCHE SUI RAPPORTI FRA COLORE E VOLUME: STRUMENTI E SEQUENZE DI MODELLI
Per proseguire l’indagine sulla fenomenologia dello spazio tridimensionale e sui rapporti con ciò che lo circonda: l’ambiente, Mari crea gli Strumenti per le ricerche sui rapporti fra colore e volume (1952), utili all’analisi dei rapporti esistenti tra colore e volume, ovvero l’osservazione delle superfici colorate che determinano un volume. Questi strumenti sono stati realizzati dall’autore ai fini di una verifica (attraverso i modelli) delle ricerche per la tesi Influenze reciproche sui rapporti fra colore e volume (1952).
Il metodo utilizzato per proseguire tali ricerche è di costruire modelli ambientali uguali, dei quali colora in modo diverso le superfici interne, annotando le variazioni rilevate dall’osservazione e dalla comparazione degli stessi.
PRIME RICERCHE SULLE RELAZIONE DI PROFONDITÀ O DIMENSIONE
“Variando la profondità di uno spazio tridimensionale, se ne varia la percezione ambientale”. Da questa premessa trae origine un nuovo filone di ricerca in cui i modelli di comparazione non mantengono più le caratteristiche originarie, si modificano tra loro variando progressivamente le dimensioni che si riferiscono alla profondità. Per ampliare questa ricerca, l’autore crea un nuovo Strumento per le relazioni di profondità o dimensione (1965).
VARIAZIONI TEMATICHE
Al fine di esemplificare la verifica della ricerca, Mari ha realizzato una serie di modelli costituiti dall’aggregazione programmata di elementi modulari prefabbricati. La proprietà di aggregazione
degli elementi prefabbricati – la loro modularità – consente di scoprire in fase di verifica una potenzialità di relazioni non previste, insite nella loro costituzione.
Francesca Giacomelli