Martina Antonioni / Barbara Fragogna – Outarchica
Il progetto, a cura di Petra Cason Olivares, propone un “cambiamento di paradigma”, attraverso i dipinti, i disegni, le installazioni e le fotografie delle due artiste.
Comunicato stampa
NUMA contemporary inaugura la sua prima stagione espositiva OUTARCHICA. Martina Antonioni e Barbara Fragogna.
Il progetto, a cura di Petra Cason Olivares, propone un “cambiamento di paradigma”, attraverso i dipinti, i disegni, le installazioni e le fotografie delle due artiste.
Reality is ovverrated. La realtà è sopravvalutata.
Una sentenza perentoria, manifesto programmatico e titolo di una delle opere in mostra, consegna l'incipit ad OUTARCHICA, la doppia personale delle artiste Martina Antonioni e Barbara Fragogna, e curata da Petra Cason Olivares in occasione dell'apertura al pubblico della nuova sede espositiva vicentina di NUMA.
La realtà è sopravvalutata o, ancor meglio, è ciò che confonde la realtà con l'apparenza, ad essere sopravvalutata. Quegli aspetti dell'ambiguità del reale che ci confondono al punto tale da non permetterci più, con chiarezza e puntualità, di descrivere con esattezza ciò che abbiamo di fronte.
OUTARCHICA. Un'autosufficienza fuori dagli schemi imposti. Nell'opera d'arte, questa operazione che porta al cambiamento di paradigma ci costringe a spostare il nostro pensiero in una sua dimensione "laterale". L'atto del guardare diventa rivoluzionario nel momento in cui ci porta a spingere il nostro sguardo oltre ciò che crediamo di osservare. Diventa operazione del conoscere.
Due artiste, due modi, due mondi. Approcci apparentemente lontani, per certi versi antitetici. Ma un punto di contatto c’è: la capacità, di entrambe - ciascuna con un linguaggio ed una espressività personali e irrinunciabili - di aprire un varco nei confronti del “non detto”, dove il corpo (presente, o significativamente assente) assume il ruolo di viatico.
Per Barbara Fragogna è la strenua lotta nei confronti della “superpotenza” del patriarcato (aldilà della dichiarazione di genere, ma dannatamente maschio) che l'artista mette in piedi, facendo leva sull’ambiguità che un corpo femminile è in grado di mettere in campo sfruttando ciò che c’è per casa. Ortaggi, arnesi da cucina, e ammennicoli oblunghi in vece di improbabili membri "fur", collant appesantiti dal retaggio greve di modi di dire. L’"accoppiata sferica" sottolinea con una punta di sagace ironia il peso di un concetto che grava sul mondo da sempre come una piaga sociale: il patriarcato.
Non si tratta di una contesa a carte scoperte tra il “masculine” e il “feminine” - per fare eco alla storica pellicola del genio francese Godard - ma di una cesura tra il linguaggio del carnefice e il sordo assolo della vittima. Il cambio di passo avviene nella presa di coscienza, e nella dichiarazione di ostilità nei confronti del potere dominante. L’arte (l’artista, meglio) si permette di “prendere a sonori ceffoni” il benpensante e l’ignavo. E lo fa con tutta la provocazione di cui solo l’ambivalenza (dell’ambiguità) è in grado di fare.
Molte delle opere che compongono OUTARCHICA provengono dal mastodontico lavoro “a capitoli” di Fragogna, intitolato “Everyday life as a man”, volume presente in mostra: un compendio iconografico paradossale e diretto, nel quale l’artista, attraverso l’intento dichiarato di utilizzare il linguaggio fotografico senza la velleità della precisione maniacale, mette in scena quotidianamente dei "pop-up set" che vedono l’artista tanto protagonista quanto antitesi di se stessa in questa lotta (impari) nei confronti del soverchio ego dominante.
Sono mutuate dalle parole della poetessa statunitense Adrienne Rich, quelle che Martina Antonioni usa per descrivere se stessa: “sono uno strumento a forma di donna che cerca di tradurre pulsazioni in immagini per il sollievo del corpo e la ricostruzione della mente”.
Nelle grandi tele, quanto nei cartoni dipinti (quasi degli “appunti di viaggio” realizzati dall’artista durante il “confinamento” della pandemia) emerge con forza la duale presenza di una delicata costanza, e di un desiderio di liberazione costretta.
Se nelle opere di Antonioni il “non detto” è il margine che si viene a creare nel momento in cui, sulla superficie dell’opera che delimita i parametri di “mondo conosciuto” si affacciano, al contempo, dettagli affiorati in superficie dalla dimensione onirica del sogno (letteralmente) e brani di mimesi, il significato - se si esige che questo appaia - si manifesta esattamente nello spazio vuoto che concretizza il silenzio. Una sigaretta fumata piano, tra poche parole pesate: il fumo che, per qualche istante riempie la stanza, materializza una visione, che già dopo un istante scompare.
Quel lasso di tempo è sufficiente a comporre la genesi dell'opera, condensazione di colore allo stato più puro.
Un dialogo, e un costante contrappunto, si crea nello scambio tra le opere delle due artiste in mostra, con l'intento dichiarato di confondere, per poi potersi ritrovare, certamente diversi da come (e da dove) si era partiti.
Barbara Fragogna (Venezia, 1975), artista multidisciplinare, curatrice ed editrice. Vive tra Padova e Berlino.
La sua ricerca indaga principalmente i temi del fallimento produttivo quali l’ironia, l'ansia, il senso del ridicolo, la nausea, l’individualismo, il confronto non democratico, il patriarcato, l’ossessione, la disfatta della memoria, la ri-dimensione dell’ego, l’assurdo e il paradosso attraverso la pratica artistica e curatoriale come azione inutile, ma necessaria. Ha esposto presso numerose gallerie e istituzioni in Italia (Galleria Moitre e Galleria Marcolini tra le altre) e all’estero tra cui Drawing Triennial (Tallin, 2012 e 2015), Artinformal Gallery (Manila. 2019), 3rd International Art Exhibition (Xian, Cina, 2016), Gallery #14 (Tainan, 2015), CAM Contemporary Art Museum (Napoli, 2014), Fondazione Bevilacqua La Masa (Padova, 1998). E' stata la direttrice artistica della KH Tacheles dal 2008 al 2012, nel 2013 ha fondato la casa editrice indipendente Edizioni Inaudite. Dal 2015 al 2020 ha diretto il progetto Fusion/Inaudita a Torino.
Martina Antonioni (Milano, 1986) vive e lavora a Milano, dove porta avanti la sua ricerca artistica in ambito pittorico.
Nel 2012 si laurea in Arti Visive e Studi Curatoriali presso la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, a Milano.
Ha partecipato a diversi workshop: nel 2011 workshop di Arti Visive con Tim Rollins; con Grupo Etcetera workshop di Arti Visive all'interno di Attica Project; nel 2010 workshop di Arti Visive con Nomedas e Gediminas Urbonas.
Nel 2019 espone per la terza volta con la galleria Federico Rui Arte Contemporanea, presso la fiera d’arte Grand Art- Modern and Contemporary Art Fair, a Milano.
Ha esposto in numerose collettive. Tra le più recenti: Waw!, Federico Rui Arte Contemporanea, Milano, 2021; States of Mind, Palazzo Valmarana Braga, Vicenza, 2019, a cura di Petra Cason; Michelangelo Reload, Cav, Centro Arti Visive, Pietrasanta, 2019, a cura di Alessandro Romanini;
Nel 2019, mostra personale, E non so a chi dirlo, Casa sull’albero, Malgrate.
NUMA
NUMA si conforma come Associazione Culturale nel 2020, sotto la guida generosa di Petra Cason Olivares ed ereditando l'esperienza di Laboratorio Arka, attivo a Vicenza tra il 2015 ed il 2019 come co-working e propulsore culturale.
Se le radici rispondono ad un sincero desiderio aggregativo di Artisti e Professionisti del settore, altamente competenti, la sfida ed i frutti di NUMA risiedono nella capacità qualitativamente alta e indipendente della proposta progettuale ed espositiva.
Punto di svolta, nel 2019, è la rassegna States of Mind, collettiva e premio dedicati ad artisti under 35 (sostenuta da SIAE e MiBACT) che da tutta Italia hanno interpretato il tema della salute mentale con libertà linguistica e pienezza sperimentale, offrendo al pubblico la loro ricerca negli spazi palladiani di Palazzo Valmarana Braga.
L'energia e le direzioni, anche umane, che questa esposizione ha determinato confluiscono nella mission di NUMA, ovvero nella consapevolezza e responsabilità di un ascolto attento e mai pregiudiziale, in una proposta netta e di qualità, per costruire un terreno fertile per le arti contemporanee a Vicenza, con un ampio respiro.
Gli spazi fisici della Galleria e del Lab di NUMA (in Contra' XX settembre 27 a Vicenza), quindi, si propongono come “porto franco” di idee innovative, competenze specialistiche ed eventi di arte contemporanea rivolti a stimolare le diverse intelligenze, intendendo la diversità come valore ineludibile ed opportunità massima di scambio.
Le proposte di attività (esposizioni, workshop, art tour…) rivolte al pubblico e ai soci di NUMA sono costantemente aggiornate sul sito www.numacontemporary.com
Immagine:
Barbara Fragogna
Everyday Life As A Man (blue balloons), fine art print, 70x50 cm, 2019