Fondere Accademie e Atenei: perché sarebbe una scelta vincente
Il critico Renato Barilli riflette sulla necessità di rendere l’offerta didattica di Accademie e università sempre più complementare e al passo con le richieste di studenti e mondo del lavoro
Leggo che qui a Bologna, dove vivo, il Liceo artistico, ora intitolato a Francesco Arcangeli, ha un boom di iscrizioni, cosa che mi pare molto positiva, anche perché penso che i maturati in quell’ordine di studi dovrebbero confluire nelle Accademie. A questo modo siamo indotti a riflettere su una possibile attualità di un tale ordine di insegnamenti e di una sua equiparazione sempre più stretta con le Università. A questo scopo, come già dicevo circa tre decenni fa quando avevo cominciato a occuparmi di questi problemi, insegnamenti pur ritenuti fondamentali come pittura e scultura dovrebbero essere riportati a una condizione di corsi liberi.
ACCADEMIE E ATENEI A CONFRONTO
Se diamo un’occhiata alle università, e in particolare ai dipartimenti di letteratura italiana e simili, questi si guardano bene dall’avere corsi dedicati alla creazione poetica o narrativa, ben sapendo che per queste attività superiori non c’è didattica che funzioni, ognuno si deve scavare il cammino per conto proprio. Allo stesso modo le Accademie, messe da parte pittura e scultura, dovrebbero insistere su tante altre attività decisamente professionalizzanti e di cui si sente un grande bisogno, come fotografia e tutti i derivati, comprese le applicazioni video. E poi c’è il ramo della grafica, che oggi si può rivolgere a tutte le attività pubblicitarie, in accordo con gli studi promozionali o con le reti televisive. Si pensi quale infinita prateria si spalanca per i cartoni animati e per cose similari. La già esistente, classica, ma alquanto polverosa decorazione può dar luogo alla progettazione di carte da parati, di imballi, di coperture di pareti, in stretta sinergia con i dipartimenti di architettura, il ramo che già negli Anni Venti ha abbandonato le Accademie per accedere agli Atenei, ma che potrebbe ritrovare tutta la contiguità con l’ambito della decorazione, se solo la burocrazia ministeriale volesse fare l’ultimo passo per consentire la totale fusione delle due istituzioni superiori, Accademie e Atenei.
“I dipartimenti di letteratura italiana e simili si guardano bene dall’avere corsi dedicati alla creazione poetica o narrativa”.
Su questa strada si può intravedere un avvenire roseo, di grandi possibilità proprio per le Accademie, non più destinate a essere i parenti poveri nell’ambito della docenza superiore ma mostrandosi in grado di entrare nel vivo delle attuali esigenze sociali e produttive. Si presenta insomma un lungo e felice cammino, se solo si avrà l’accortezza di annullare certi residui ostacoli soltanto dannosi. Dopodiché un diploma di Accademia sarà di pieno uso sociale come qualsiasi laurea, che del resto ha già provveduto per conto proprio a rinnovarsi. Non si contano le denominazioni oggi assunte dai diplomi di laurea in lettere, con una fantasia perfino troppo sfrenata, che però in buona misura corrisponde alle richieste via via emerse dalle esigenze professionali poste dal nostro attuale stato di progresso tecnologico. Anche qui, le vecchie lettere e simili sono accantonate, il corso DAMS in cui ho avuto l’onore di insegnare a lungo e fin dai primi momenti, è un valido esempio in questo senso, e del resto già a quei tempi si parlava di “nuove lettere”, a confronto delle “vecchie”, rimaste indietro, scavalcate dai tempi.
‒ Renato Barilli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #65
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