Arriva alla Stazione Centrale di Milano l’opera che Banksy ha realizzato a Venezia
A Milano, la Migrant child di Banksy prende vita sulla facciata della Stazione Centrale. Il collettivo Pepper’s Ghost torna così in città con un’operazione di Digital Street Art senza precedenti
Possono le grandi opere di street art italiane essere preservate? Questo il grande interrogativo che si pone la Tech-firm Pepper’s Ghost sintetizzando con un projection mapping una lunga performance iniziata già due mesi fa. Guidato dall’estroso direttore creativo Anderson Tegon (Salvador de Bahia, 1985), il collettivo di artisti digitali sceglie la Stazione Centrale, crocevia di vite e miscellanea culturale per eccellenza, come canvas di un monumentale projection mapping che anima il celebre stencil Migrant Child di Banksy, comparso misteriosamente a Venezia nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2019 durante le inaugurazioni della 58^ Biennale Internazionale d’Arte.
GHOST OVER BANKSY: VIDEO MAPPING SULL’OPERA DI BANKSY A VENEZIA
Ed è proprio tra i canali della Serenissima che affondano le radici di questa operazione che ha come punto cardine il grande tema collettivo dei diritti umani e la sua espressione visuale più iconica. Ghost Over Banksy è stata la prima visione digitale nella quale Pepper’s Ghost ha soffiato una luce vitale all’opera, anticipando ciò che si manifesterà sulla “cattedrale del movimento” milanese. “Ho trovato la Migrant Child visibilmente deteriorata ed abbandonata in quello che sembra un inevitabile triste destino”.
L’ARTE DIGITALE A TUTELA DELLE OPERE DI STREET ART
Le parole di Tegon avviano il progetto di una nuova incursione notturna a Campo Santa Margherita con la volontà di restituire la massima centralità alla preservazione e alla tutela di opere simili nel panorama artistico pubblico e contemporaneo. Risvegliare una coscienza collettiva che lentamente si sta sgretolando come le superfici murali di capolavori consegnati alla luce delle città, è il principio primo di questo metaforico salvataggio.“What you neglect becomes of someone esle!”: letteralmente “quello di cui non ti prendi cura, diventa di qualcun altro…” è il mantra-manifesto affisso in prossimità dell’opera, testimonianza tangibile di una visione futuribile se non si invertisse in fretta questa rotta.
L’arte digitale è in grado di catturare l’anima di queste opere, di riprodurle in eterno rendendole accessibili a tutti ed evitarne la totale sparizione? Vi sveliamo in anteprima l’azione audiovisiva che potrebbe rispondere a questo grande interrogativo.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati