Vedere il presente. La fotografia di Massimo Vitali in mostra a Torino
Gli scatti di Massimo Vitali in mostra alla galleria Mazzoleni di Torino parlando del presente e delle sue contraddizioni ma guardano anche al paesaggio del passato, con la prima fotografia scattata dall’autore sulla spiaggia all’inizio degli Anni Novanta
Nella sua autobiografia, Goldoni scrive che “la natura è una universale e sicura maestra a chi l’osserva”. Dopo le ultime vicende della storia, si riconfermano attualissime le parole del drammaturgo veneziano; non solo per i cambiamenti climatici in atto e per ciò che si è (ri)visto nascere e rigogliosamente germinare a livello biologico durante il lockdown; ma anche per le riflessioni che, a livello sociale, hanno coinvolto riavvicinamenti, tensioni e rivalutazioni dei rapporti interpersonali.
LA MOSTRA E LE PAROLE DI MASSIMO VITALI
È da questo ispessito basamento che continua imperterrita la ricerca di Massimo Vitali (Como, 1944), che con la personale Ti ho visto mette in scena un “teatro umano di attori inconsapevoli” diretto con una visione frontale e sopraelevata – il “punto di vista del principe”, occhio pazientemente indagatore delle pieghe emotive di persone e luoghi, collocato sulla piattaforma rialzata rispetto al litorale di 5/6 metri – che consente ad ampi scorci paesaggistici di compenetrare nell’intimità delle interazioni umane. Dagli spazi urbani (Friche de la Belle de Mai on Air, 2017) ai litorali industrializzati (come quello di Rosignano Solvey, in provincia di Livorno, a ridosso degli impianti dell’industria chimica Solvay) agli scorci naturali incontaminati (Ponta dos Mosteiros Dark, 2018), solitudini e moltitudini vengono orchestrate dall’artista con senso di misura e di attesa perfetti, esibendo il privilegio di vedere senza essere visti. Molte “microstorie” (o “microepisodi”) si fomentano di attualità dagli Anni Novanta a oggi: il percorso espositivo si apre con la prima fotografia del 1994 e si snoda attraverso tre decenni di attività. Come afferma l’artista: “La pandemia in questi anni ha trasformato il nostro rapporto con l’arte e con l’idea di mostre, lasciandoci tuttora un po’ titubanti di fronte all’idea di tornare a incontrarci. La mostra di Mazzoleni a Torino è stata finalmente un’occasione per sorprendere e sorprendermi. Insieme a Mazzoleni abbiamo cercato di mettere in relazione vari momenti della mia produzione e soprattutto, pur esponendo immagini relativamente nuove, siamo andati alla ricerca delle radici: in mostra è esposta la mia prima foto a colori di spiaggia del ‘94. A fianco di questa immagine, da cui è partita la mia ricerca sui luoghi e sulle persone, abbiamo proposto una foto dell’estate del 2020 selezionata da ‘Vogue’ come parte della serie ‘Vogue Hope’, pubblicata in tutte le edizioni del mondo della rivista per rappresentare l’Italia dopo il primo lockdown”.
IL DIALOGO TRA VITALI E ASTORE A TORINO
L’impostazione narrativa, che registra dettagliatamente sulla tela-spiaggia oggetti e personaggi (come la bagnante e il tuffatore), ricorda il realismo descrittivo dell’arte fiamminga; le scene panoramiche condividono orizzonti degni dell’illustre vedutismo settecentesco, con pose e luci altresì riprese dalla pittura rinascimentale italiana. Un tripudio di riferimenti, composizioni e forme che arricchiscono le già affascinanti sale della galleria – e che risaltano grazie al dialogo con le sculture di Salvatore Astore (San Pancrazio Salentino, 1957), esposte negli spazi contigui come monolitici baluardi della storia dell’arte contemporanea. Astore, presente parallelamente con la mostra Gli occhi della scultura, rappresenta un momento di fusione, di perfetta sincronia, in un unico spazio, tra due linguaggi (fotografia e scultura) diversi ma compatibili: i pieni e i vuoti della statuaria minimale dell’artista coincidono con i rapporti latenti o consolidati dei soggetti più o meno brulicanti di Vitali. Una riflessione compiuta sul genere umano e sulla sua relazione con il mondo.
‒ Federica Maria Giallombardo
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