Le artiste dell’astrazione in mostra a Como
Trentanove artiste – spesso trascurate o dimenticate dalla storia ‒ che hanno dato un importante contributo allo sviluppo dell’estetica astratta. È dedicata a loro la mostra allestita a Villa Olmo a Como
“In questo percorso le protagoniste sono donne. Una scelta che non vuole essere settoriale o di natura femminista, ma che nasce dalla constatazione di come questa ‘altra metà’ dell’arte sia stata storicamente penalizzata e necessiti in molti casi ancora oggi di essere indagata”.
Con queste parole la curatrice Elena Di Raddo introduce ASTRATTE. Donne e astrazione in Italia 1930-2000, ospitata nelle preziose sale settecentesche di Villa Olmo a Como.
Un’indagine che muove i passi dalle grandi mostre internazionali Elles font l’abstraction del Centre Pompidou di Parigi e Women in Abstraction al Guggenheim Museum di Bilbao del 2021, a riprova di uno sforzo teorico degli ultimi tempi da parte della critica di far luce sull’importanza e sul ruolo di queste figure del Novecento, troppo spesso passate in secondo piano. E della necessità, sentita, di restituire valore al lavoro di artiste che, complici le logiche patriarcali, sono state depennate dalla storia, ignorate o dimenticate dalle programmazioni espositive e dal mercato.
LA MOSTRA SULLE ARTISTE ASTRATTE A COMO
Il focus è, appunto, l’Astrattismo, movimento di rottura rispetto alla storia dell’arte che l’ha preceduto, la prima forma espressiva a dare risalto alla forma e alla materia piuttosto che al soggetto e ai contenuti raffigurati. Un inedito mono di guardare il mondo, il reale e di rappresentarlo sulla tela e su altri supporti, da cui le artiste non furono esenti. La mostra vuole, quindi, non solo riscoprire il contributo che le donne diedero a questa corrente, ma anche creare un percorso temporale lungo settant’anni che testimonia come l’Astrattismo sia proseguito attraverso decenni e generazioni differenti al di là delle consuete ripartizioni cronologiche.
“La storia dell’arte astratta nel periodo delle avanguardie e stata una storia sostanzialmente al maschile”, prosegue la curatrice. “Le poche donne coinvolte erano in gran parte legate, come mogli o figlie, agli artisti uomini e, nonostante il grande impegno in privato, solo raramente venivano valorizzate negli eventi pubblici. Si dovrà attendere gli Anni Settanta per vedere finalmente riconosciuto il lavoro delle donne, anche se però spesso all’interno di mostre non specificatamente dedicate all’astrazione perché orientate più al tema femminista”.
ASTRATTE. Donne e astrazione in Italia 1930-2000 è ripartita in sette sezioni ‒ Pioniere, Segno/Scrittura, Geometrie, Materia, Meditazione/Concetto, Corpo/Azione/Re-Azione e Spazio/Luce: l’informale viene scandagliato nelle sue infinite possibilità, tra pittura, scultura, installazione, arte cinetica e persino danza.
‒ Giulia Ronchi
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