Verso dove, Iginio De Luca sulle torri di Tor Bella Monaca in ascolto degli abitanti
Uno sguardo sopraelevato, grazie all'altezza delle torri del quartiere, restituisce le voci degli abitanti di Tor Bella Monaca nel progetto "Verso Dove" di Iginio De Luca
La solidità dell’Europa e i suoi valori sono sempre più fiaccati e messi a repentaglio da
conflitti bellici e non, inaspettati o già annunciati, ma cosa ne pensano le comunità meno
rappresentate del continente? È ciò che indaga AMPLIFY – Make the Future of Europe
Yours di Culture Action Europe, progetto che opera in 12 Stati membri per dare voce a chi spesso non viene interpellato né considerato.
LA SCALATA DI IGINIO DE LUCA SULLE TORRI DI TOR BELLA MONACA
Nell’ambito di Amplify, ECCOM ha portato avanti un percorso di ascolto di cittadini residenti a Tor Bella Monaca con la collaborazione di Iginio De Luca. L’artista è salito con i partecipanti su una delle 15 torri che caratterizzano lo skyline del quartiere, nove volte a piedi per quindici piani. Lo scopo? Raccogliere il flusso di pensieri e considerazioni, frustrazione, rabbia ma anche volontà di riscatto. L’ascesa verso la terrazza diventa un atto simbolico e performativo: non è verso la sommità del Monte Ventoso, scalata che intraprese Petrarca nel 1336, o verso la vetta dell’Everest, né si arriva a piedi al centesimo piano di un grattacielo della Grande Mela. Nel quartiere Tor Bella Monaca il concetto di Europa è percepito da molti come qualcosa di ineffabile, intangibile, “aria fritta” priva di significato. Perché quando i problemi sono all’ordine del giorno, la prospettiva risulta più ravvicinata. È questione di punti di vista.
VERSO DOVE: IGINIO DE LUCA CHIEDE AI CITTADINI DI TOR BELLA MONACA COSA PENSANO DELL’EUROPA
Ecco allora che, arrivati in cima, si è liberi di proiettare lo sguardo altrove. La domanda è Verso dove? Il video parte con uno schermo nero, si sentono alcune frasi – “Non c’è niente a ste torri”; “Ci deve essere un’alternativa alla strada”; “Meno occupazione”; “Una bomba ad orologeria” -. Presto le voci si sovrappongono fino a mescolarsi e perdere un’identità definita. Il ritmo delle conversazioni, sempre più incalzante, simula infatti lo sforzo della salita – il battito cardiaco accelerato e il sangue che pompa nelle arterie. L’affanno, gli sbuffi e il fiato mozzato svaniscono quando si esce dalla gabbia di cemento: riemersi in superficie, sulla terrazza dell’edificio. Lì, il panorama ristora e la vista ripaga la fatica, vagando senza freni “sui castelli, sulle altre torri di fronte, sulla città e il mare in lontananza, sul cielo e le nuvole”.
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