Simone Passeri – Chernobyl. La zona

Informazioni Evento

Luogo
ISFC - ISTITUTO SUPERIORE DI FOTOGRAFIA
via degli Ausoni 1 00185 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

domenica 29, h 10:00-18:00; lunedì 30, martedì 31 maggio e mercoledì 1° giugno 2022 h 09:00-18:00.

Vernissage
28/05/2022

ore 18.30

Artisti
Simone Passeri
Curatori
Barbara Martusciello
Generi
fotografia, personale

Il 26 aprile 1986 segna una data spartiacque tra un prima e un dopo la consapevolezza della nostra vulnerabilità come esseri umani, collettività e come Mondo.

Comunicato stampa

Il 26 aprile 1986 segna una data spartiacque tra un prima e un dopo la consapevolezza della nostra vulnerabilità come esseri umani, collettività e come Mondo. E’ ciò che ci mostrano le foto di Simone Passeri e quello che analizza Barbara Martusciello, la curatrice della mostra che si inaugura sabato 28 maggio alle 18:30 negli ampi spazi dell’ISCFI - Istituto Superiore di Fotografia in Via degli Ausoni n. 1, a Roma, nello storico quartiere San Lorenzo.

“In quella data, alle ore 1:23, esplode il reattore numero 4 della centrale di Černobyl', che causa un incendio e poi un’enorme nube radioattiva che staziona e poi si propaga. È il più catastrofico incidente accaduto in una centrale nucleare. La città Ucraina – allora compresa nella Repubblica Socialista Sovietica – è frettolosamente evacuata, 336mila abitanti sono costrette a lasciare tutto: le case e le cose, il lavoro, la scuola, i luoghi e una quotidianità che lì non tornerà mai più. La diffusione di materia radioattiva fa subito vittime tra la popolazione e i soccorritori e si propaga giungendo anche all’area orientale e fino all’Europa occidentale: gli effetti sulla salute delle persone, lì e molto più lontano, sono devastanti anche a lungo e lunghissimo termine e non sono mai stati precisamente indagati e calcolati. Tutto è contaminato e Černobyl' resta vuota e disabitata dall’essere umano, per decenni; la Natura prenderà via via il sopravvento, si riapproprierà dei suoi spazi, avvilupperà le macerie, entrerà nelle scuole e nei centri sportivi spopolati, nelle fabbriche ferme, occuperà gli appartamenti, avvolgerà il grande radar Russian Woodpecker, ricoprendo tutto di nuova vita: non antropizzata. È così che l’ha immortalata Simone Passeri: silente, immobile, un fantasma, con i segni dell’esistenza e dell’azione umane come indelebile prova di una storia drammatica ma anche di una trasformazione dell’habitat che l’autore ha eternato.

È interessante notare che la prima formazione di Passeri, precedente a quella nel campo della Fotografia, è in ambito scientifico, con studi in ingegneria nucleare; evidentemente l’affaire- Černobyl' non poteva non coinvolgerlo anche da un punto di vista curriculare e culturale.

Andato sul luogo nel 2019 poco prima del periodo pandemico, si è dotato di fotocamera di medio formato e a pellicola: un’apparecchiatura non troppo agile da usare in un sito ancora fortemente contaminato e in cui non conviene sostare troppo a lungo; la scelta analogica ha evidentemente un significato preciso: l’autore ha preteso da sé la massima concentrazione e attenzione prima dello scatto, il rifiuto di ogni tentazione bulimica e predatoria in cui il mezzo digitale può spesso far cadere chi scatta, per inquadrature meditate, a cui ha rispettosamente dedicato il tempo e la distanza giusti per un approccio più riflessivo ed empatico con quella narrazione.

Evitando accuratamente i gruppi di visitatori da “dark tourism”, tutto solo in quegli spazi feriti, tossici e ammalorati ma, parallelamente, rigogliosi di una flora non addomesticata, selvaggia, libera di agire, Simone ha realizzato rappresentazioni per nulla omologate, prive di retorica e di spettacolarizzazione pur se con una loro profonda, commovente, mai compiaciuta bellezza. Anche la scelta del bianco e nero lo conferma, rimarcando la fuga da ogni estetizzazione.

Simona Passeri ci consegna, quindi, un fotoreportage e photo-Landscape che, a una maggiore attenzione, si rivelano appartenenti a un altro genere fotografico; quello del Portrait perché in ogni elemento impresso nella pellicola si percepisce il ricordo delle persone che lo hanno usato, animato, che hanno, insomma, lasciato ovunque progetti, oggetti, tracce, memoria… In questo senso Chernobyl – La zona è il ritratto della sua umanità di prossimità ma anche di intere generazioni che si sono susseguite e che oggi sono più sensibili ai pericoli del nucleare, gli articolati problemi ecologici, alla possibilità di coesistenza pacifica tra specie – esseri umani e Natura – e alle annose questioni morali e politiche.

25 foto in mostra propongono una panoramica essenziale di un territorio, di una sciagura, di scelte umane e della Storia, ma anche una finestra e un monito sul Futuro; infatti, anche proprio guardando quel che la guerra di Putin ha prodotto in Ucraina, quel che Černobyl' è tornata a rappresentare e la paura dell’atomica nuovamente incombente, questa serie fotografica di Simone Passeri ci appare quanto mai attualissima.”