Nasce Castel Belasi Cultura in Trentino. Al via con la mostra di Stefano Cagol in Val di Non
La mostra dell’artista trentino, da sempre attento a temi attuali come il climate change, segna la svolta del maniero che si apre al pubblico con un programma espositivo strutturato e permanente: Castel Belasi Cultura a Campodenno in Val di Non
Dopo la partecipazione alla 59. Biennale di Venezia (tuttora in corso) e la curatela del progetto We are the Flood. Piattaforma liquida su crisi climatica, interazioni antropoceniche e transizione ecologica del MUSE Museo delle scienze di Trento, Stefano Cagol (Trento, 1969) è di nuovo protagonista. Questa volta di una grande mostra che si protrarrà fino al 30 ottobre 2022 – a cura di Emanuele Quinz e promossa dall’Azienda per il Turismo della Val di Non – nelle splendide sale recentemente restaurate di Castel Belasi, punto di riferimento per tutto il territorio di Campodenno e della bassa Val di Non, in Trentino: tra metafore universali, riti contemporanei, ghiacci e diluvi, sarà un percorso nella carriera dell’artista, attraverso molteplici linguaggi, dal video alle installazioni.
DA CASTEL BELASI A CASTEL BELASI CULTURA
Castel Belasi, situato in provincia di Trento nel Comune di Campodenno (1.500 abitanti), piccolo paese ai piedi delle Dolomiti di Brenta tra i frutteti della Bassa Val di Non, risale al tardo Duecento, nell’ambito dell’affermazione in Anaunia del Conte del Tirolo e delle famiglie di lingua tedesca. L’ultimo nobile che vi risiedette fu Arbogast Khuen Belasi, morto nel 1950. Proprietario di un terzo del castello a partire dagli Anni Ottanta, il Comune di Campodenno ha rilevato nel 2000 la proprietà dell’intero complesso che, dopo un lungo restauro, è ora restituito alla comunità. La personale di Stefano Cagol segna, infatti, il cambio di passo del maniero che si presenta al pubblico con un programma espositivo strutturato e permanente e diviene Castel Belasi Cultura, luogo privilegiato di fruizione delle arti, dopo cinque anni pilota in fase di ultimazione del lungo intervento di restauro che erano culminati con una selezione di opere dalla Collezione Panza di Biumo, ovvero la fortunata mostra del 2021 A Line Made by Walking, sulla relazione tra il tema del viaggio come scoperta di un territorio e la pratica del camminare come esperienza estetica.
IL PROGRAMMA DI CASTEL BELASI CULTURA
Oltre alla sezione dedicata a mostre temporanee d’arte contemporanea di respiro internazionale, la proposta espositiva include un percorso permanente consacrato alla fotografia con pezzi provenienti a rotazione dall’Archivio Fotografico Storico Provinciale (inaugurazione a fine giugno) e una project room dedicata a mostre di artisti under 35. “Offrire un programma culturale di così alto livello, come testimonia la presenza di un artista del calibro di Stefano Cagol”, dichiara Daniele Biada, sindaco di Campodenno, “corona un’avventura di acquisizione e restauro di Castel Belasi iniziata oltre trent’anni fa”.
LA MOSTRA DI STEFANO CAGOL A CASTEL BELASI
Artista che da sempre affronta temi globali e attuali, come il cambio climatico, la sparizione dei ghiacci e il mutamento dei venti, Stefano Cagol, in questa mostra dal titolo Il Fato dell’Energia, porta dentro tutto il suo percorso umano e artistico, come sottolinea il curatore Emanuele Quinz: “Queste opere da una parte rivelano un legame profondo con il territorio delle sue origini, e dall’altra esplicitano la funzione di denuncia dell’artista”. L’artista trentino, che da quasi vent’anni ha deciso di vivere in Val di Non dove possiede anche il suo studio, ammette di considerare le Alpi “una delle espressioni naturali che più chiaramente ci fa prendere coscienza dell’idea di tempo” e dichiara di essersi ispirato a quelli che il padre gli mostrava come “i ghiacci eterni”, ora quasi spariti, quando ha pensato l’opera per il Padiglione nazionale delle Maldive alla Biennale di Venezia del 2013, The Ice Monolith, allora uscita su New York Times e BBC, quindi entrata nell’immaginario collettivo tra gli interventi artistici attenti a questi temi. Nella mostra saranno in tutto una ventina di opere – come la più attesa Far before and after us, che Cagol ha creato per la Biennale di Venezia – tra video, lavori fotografici, luminosi, sonori e installativi, da quelle più recenti fino a lavori datati tra metà anni Novanta e inizio anni Duemila, testimoni dello spirito coerente e anticipatore di questo artista.
-Claudia Giraud
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