Intervista a Bruno Barsanti. La Fondazione Elpis e il suo nuovo spazio a Milano
Il neodirettore della Fondazione costituita da Marina Nissim ha alle spalle esperienze professionali con Combo, The Others Art Fair, FIAC, Franco Noero e Galleria Continua. Precedentemente curatore per Fondazione Elpis, è stato nominato a dicembre 2021 e ci ha raccontato a fondo questa realtà
Curatore e producer di iniziative culturali, Bruno Barsanti è il nuovo direttore di Fondazione Elpis, creata dalla collezionista e imprenditrice milanese Marina Nissim nel 2020. Una realtà dinamica fondata con il preciso intento di agire nel mondo dell’arte contemporanea supportando giovani talenti provenienti da paesi e culture diverse, coinvolgendo il pubblico attraverso residenze, mostre, eventi sul territorio, incontri e iniziative didattiche. La massima espressione della mission di Fondazione Elpis è stata finora Una Boccata d’Arte, iniziativa nata due anni fa in collaborazione con Galleria Continua e con la partecipazione di Threes Productions, che ha portato le opere pubbliche di 20 artisti internazionali in 20 borghi d’Italia (uno per regione), diffondendo l’arte contemporanea con un raggio d’azione capillare sul territorio. Quest’anno, il progetto torna con la terza edizione, dal 25 giugno al 18 settembre 2022, seguendo il consueto format ma con una novità: la presenza, ovvero, di un ventunesimo artista con un progetto speciale che metterà in connessione tutti i borghi coinvolti. E ancora, dopo i primi anni di attività, la fondazione inaugurerà una sede fisica nel quartiere di Porta Romana a Milano, all’interno di un’ex lavanderia industriale riqualificata dall’architetto Giovanna Latis che aprirà le sue porte dopo l’estate, prospettandosi come nuovo punto di riferimento dell’arte contemporanea in città. Bruno Barsanti ci ha quindi raccontato come sono andati i primi mesi della sua direzione in Fondazione Elpis e cosa c’è in serbo per il futuro.
INTERVISTA A BRUNO BARSANTI, DIRETTORE DI FONDAZIONE ELPIS
Il tuo percorso all’interno di Fondazione Elpis nasce nel 2021 in qualità di curatore interno a Una Boccata d’Arte. Ora che sei direttore, in che modo cambiano le tue responsabilità e i tuoi impegni nei confronti della programmazione e delle attività?
Cambiano (e crescono) sotto vari punti di vista. Si tratta di due ruoli molto diversi: da direttore il mio ruolo è strategico e riguarda tutte le attività della fondazione, mentre l’anno scorso si limitava al coordinamento di un progetto in un borgo nell’ambito di Una Boccata d’Arte. Da quest’anno, il mio raggio d’azione è necessariamente più ampio e il cambio di prospettiva è notevole, considerando anche che la fondazione aprirà una sede espositiva a Milano in autunno. Rispetto al 2021, la necessità di avere una visione d’insieme mi porta a gestire livelli di complessità elevati, basti pensare a un’iniziativa come Una Boccata d’Arte – progetto in collaborazione con Galleria Continua e Threes Productions la cui terza edizione si apre dal 25 giugno al 18 settembre 2022 – che ogni anno racchiude in sé 20 progetti diffusi su tutto il territorio nazionale.
Cosa significa per la fondazione sostenere i giovani artisti oggi?
In primis mettersi in ascolto. Il vero sostegno non può essere solo economico/finanziario ma si costruisce nel tempo con attenzione e apertura al dialogo, perché spesso anche le diversità di vedute generano potenziali occasioni di crescita. In termini pratici significa dedicare tempo e risorse agli artisti, andare a trovarli in studio e seguire i loro progetti, intuire le opportunità che possono aprirsi per loro in un determinato momento e in certi casi contribuire a crearle.
Quali sono gli insegnamenti e i riscontri che ti ha dato l’esperienza di Una Boccata d’Arte?
È un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo e continua a farlo, dal punto di vista umano e non solo professionale. Entrare in contatto con luoghi, storie, tradizioni e abitudini così diverse è un po’ come andare a migliaia di chilometri di distanza senza uscire dall’Italia, o in certi casi dalla propria regione, come mi è successo l’anno scorso a Pietramontecorvino, borgo in cui ho curato l’intervento diffuso di Gaia Di Lorenzo. Forse il messaggio più importante è che non esiste un solo modo “ottimizzato” di vivere e che si può imparare tanto in un piccolo centro in cui vivono poche centinaia di persone.
Cosa ti aspetti da questa nuova edizione, che si svolge in un periodo fuori dall’emergenza sanitaria e di forte ripresa del turismo in Italia?
La scorsa edizione è stata influenzata non poco dall’emergenza sanitaria, ricordo alcuni sopralluoghi con strade e piazze deserte e tutti gli abitanti chiusi in casa, non è stato facile per alcuni artisti entrare in contatto con la realtà dei borghi con cui erano chiamati a confrontarsi, ma sono riusciti lo stesso a farlo. Quest’anno la situazione è diversa e ci sono tutte le condizioni affinché si realizzi pienamente quell’incontro tra artisti e comunità locale che è il cuore del progetto fin dalla sua prima edizione.
È in cantiere la realizzazione di una sede fisica di Fondazione Elpis a Milano. Come sarà e quando è prevista l’apertura?
Si tratta di un fabbricato indipendente in mattoni rossi di fine Ottocento situato all’interno del complesso Orti-Lamarmora, in zona Porta Romana. L’edificio è un’ex lavanderia industriale un tempo al servizio di una casa di riposo per anziani e si sviluppa su tre livelli separati che sono stati messi in collegamento con una scala di nuova creazione. Il restauro è stato seguito dall’architetto Giovanna Latis, l’apertura è prevista per il prossimo autunno.
Possiamo immaginarci e aspettarci un nuovo centro culturale milanese, una sorta di casa degli artisti? Ci sarà un buono spazio di apertura al pubblico, con eventi e mostre, oppure resterà una realtà più relegata alla sfera lavorativa della fondazione?
L’idea di Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis, è quella di creare nuovi spazi e opportunità di dialogo per artisti e per chi fa cultura in genere, con un’attenzione particolare alle generazioni più giovani e alla valorizzazione della diversità culturale. Ci sarà sicuramente un’apertura al pubblico, con eventi e attività quali mostre, workshop, performance, incontri e approfondimenti che potranno anche varcare i confini dell’arte contemporanea. Più che al numero di eventi in programma si guarderà alla qualità, alla sostenibilità e alla capacità di creare collegamenti tra mondi diversi.
– Giulia Ronchi
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