Per la stragrande maggioranza delle persone, il nome di Piet Mondrian (Amersfoort, 1872 – New York, 1944) è legato a una precisa pittura astratta, fatta di colori stesi in maniera flat, contenuti in quadrati e rettangoli bordati di nero e riempiti da campiture monocrome bianche, grigie, rosse, blu e gialle. Si potrebbe dire: l’astrazione ai suoi minimi termini.
LA POETICA DI MONDRIAN
Chissà perché, a produzioni artistiche di questo genere associamo quasi sempre connotazioni scientifiche. E invece, grazie alla pubblicazione curata da Elena Pontiggia, scopriamo che la poetica dell’artista olandese scaturiva da concezioni antroposofiche e tradizionaliste che erano e sono al capo opposto del metodo scientifico. E per di più, questa sua teoria “non sempre è chiara e priva di contraddizioni“, come scrive Elena Pontiggia introducendo la raccolta di Scritti teorici. Il neoplasticismo e una nuova immagine della società. Ancora: lo stile della sua scrittura è tutt’altro che limpido e rigoroso. E dire che la tesi è di una semplicità disarmante, ed è quella che pochi anni dopo ritroveremo ossessivamente in ogni scritto di René Guénon: “Il nuovo non è altro che una manifestazione differente della verità universale, la quale è immutabile“, scrive infatti Mondrian sul primo numero della rivista De Stijl nel 1918.
Questo squalifica l’interesse per l’opera di Piet Mondrian? Ovviamente no. Anzi, non squalifica nemmeno l’interesse per la sua poetica e le sue teorie, in quanto forniscono un quadro più aderente alla realtà, in particolare relativamente alla presunzione che le avanguardie storiche fossero tutte improntate al progressismo. In questo senso, una conoscenza anche solo abbozzata del Surrealismo dovrebbe essere sufficiente, con le sue bislacche teorie sulla scrittura automatica e la fantasiosa interpretazione dell’inconscio.
MONDRIAN DA MILANO A BASILEA
Una finestra privilegiata attraverso la quale osservare l’operato di Mondrian e del gruppo De Stijl è stata offerta dalla recente mostra intitolata Dalla figurazione all’astrazione e allestita al MUDEC di Milano. Realizzata in collaborazione con il Kunstmuseum Den Haag e ideata da Benno Tempel, consentiva di comprenderne la produzione grazie a un lavoro contestuale raffinato ed efficace: si partiva da una sezione dedicata alla Scuola dell’Aia, poi si offrivano al visitatore le opere di Mondrian prima e dopo il 1908 – crinale in cui l’artista si avvicina alla teosofia e abbandona progressivamente il paesaggio naturalistico – per poi finire con il Design De Stijl (il cui nome più noto è, almeno al momento, Gerrit Rietveld). Strumento utilissimo in questo viaggio è il catalogo della mostra, che, oltre a riprodurre le opere esposte a Milano, si apre e si chiude con i saggi rispettivamente di Tempel e di Domitilla Dardi.
Per chi ancora non fosse soddisfatto, c’è una terza pubblicazione, a carattere critico-biografico, a firma di Elena Pontiggia. E il cerchio si chiude. Per riaprirsi grazie alla nuova mostra dedicata a Mondrian, appena aperta alla Fondation Beyeler. Per chi sarà ad Art Basel in questi giorni, una tappa obbligata.
‒ Marco Enrico Giacomelli
Piet Mondrian ‒ Scritti teorici
(a cura di Elena Pontiggia)
Libri Scheiwiller, Milano 2021
Pagg. 142, € 18,90
ISBN 9788876446863
Benno Tempel (a cura di) ‒ Piet Mondrian. Dalla figurazione all’astrazione
24 ORE Cultura, Milano 2021
Pagg. 144, € 32
ISBN 9788866485780
https://www.24orecultura.com/
Elena Pontiggia ‒ Piet Mondrian. Una vita per l’arte
24 ORE Cultura, Milano 2021
Pagg. 64, € 12,90
ISBN 9788866485766
https://www.24orecultura.com/
https://www.24orecultura.com/libri/
Versione aggiornata dell’articolo pubblicato su Grandi Mostre #27
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