A Roma la mostra di Roberto Fassone che cambia nel tempo
Metamorfosi, passaggi di stato, dinamismo contraddistinguono la mostra di Roberto Fassone a Roma da Fondazione smART, dilatata nel tempo in cinque movimenti
La mostra Graziosi abissi da Fondazione smART a Roma cambia nel tempo, eppure rimane sempre la stessa e si bea del supporto di un’operazione collettiva, coordinata dalla mente dell’artista Roberto Fassone (Savigliano, 1986) Le tematiche sono il tempo, le coincidenze e i segni del destino, la numerologia, lo scarto ‒ spesso sottile e impercettibile ‒ tra materia reale e manifestazione onirica.
Fassone aveva già collaborato con la fondazione romana, aderendo nel 2016 al campus/workshop per bambini (4-11 anni) Artisti in erba. Durante il lockdown aveva poi reso disponibile online Sibi jr, un gioco che contiene le istruzioni per produrre un’opera d’arte. Caratteristica dell’arte di Fassone è la fluidità: ogni 21 marzo cambia il titolo ai suoi lavori; ha persino redatto un prontuario-guida per le titolazioni di opere, ma anche di locali e bar. La mostra, curata da Saverio Verini, assume una declinazione corale e ruota intorno al perno concettuale del movimento. Le opere non sono infatti statiche ma cambiano forma (in maniera minimale), posizione (anche con un approccio millimetrico).
LA MOSTRA ALLA FONDAZIONE SMART DI ROMA
I custodi di un buon viaggio, “adesivi con un dito che attraversa il palmo di una mano” sono attaccati sulla soglia delle porte e sono stati disegnati e pensati da Mattia Pajè (Melzo, 1991), fondatore dello spazio indipendente Gelateria Sogni di Ghiaccio e uno dei precedenti artisti a cui è stata dedicata una personale da Fondazione smART.
Nella fotografia Lucidoni scattata da Riccardo Banfi, Roberto Fassone è in piazza Duomo a Milano e chiede a un passante: “Mi scusi, sa se sono in un sogno?“. Una delle altre componenti della poetica dell’artista è quella del paradosso, la divergenza o corrispondenza tra realtà e onirismo, le dimensioni parallele, la forza del sincronismo. Sembra infatti voler indagare le coincidenze temporali come in Dove cadono le pareti (Uri): un semplice campanello sopra un comodino che i visitatori possono suonare liberamente, ma ogni volta che questo accade “da qualche parte si ferma un orologio”. Nel video Piccola catena, “in piedi sulla cima di un’altura, una persona immagina di essere uno spiffero d’aria”. Si richiamano così la fantasia del volo e le memorie infantili condivise, eppure lo scarto è ulteriore, in un desiderio di essere voluta di vento, spiffero fluttuante nell’atmosfera.
GRAZIOSI ABISSI NELLE PAROLE DEL CURATORE SAVERIO VERINI
Così il curatore Saverio Verini spiega il concept dell’esposizione: “Roberto Fassone nella sua pratica è interessato alla trasformazione, la metamorfosi, ai passaggi di stato, ma è anche molto legato alla pratica di performer, molte delle sue opere sono delle azioni. In mostra ci sono tuttavia oggetti inanimati, video, interventi installativi, immagini a parete. Ci siamo interrogati insieme su come dare un movimento alla mostra ed è nata l’idea di dividerla in varie fasi, in movimenti, anche molto semplici. Cercando di considerare le opere come esecutrici di una coreografia collettiva durante l’arco della mostra. Il primo movimento è la mostra nella sua presentazione più ortodossa. Nel secondo movimento, coinciso con il periodo invernale, tutte le opere hanno indossato delle coperte domestiche, di lana. Con l’avvicinarsi della primavera si sono spogliate delle coperte e hanno fatto una sorta di salto in alto, risultando sensibilmente spostate rispetto alla presentazione originaria. I movimenti compromettono la mostra“.
L’idea di questo dinamismo insito in Graziosi abissi è evidente nell’opera Un grammo: scatole di cartone, pronte a essere caricate su un furgone da trasloco, riportano una scritta a pennarello che indica il possibile contenuto. Se provassimo a sollevarli sapremmo che sono vuoti, ma il brivido del paradosso, come nell’esperimento del gatto di Schrödinger, fa vacillare le certezze.
‒ Giorgia Basili
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