I dimenticati dell’arte. Marcello Mascherini, lo scultore dei transatlantici
Amico di Gio Ponti, Marcello Mascherini sviluppò la sua ricerca plastica fra l’Italia e la Francia. Tra le sue opere, anche le sculture per numerosi transatlantici
I passeggeri che avevano viaggiato sui transatlantici italiani tra gli Anni Trenta e gli Anni Settanta conoscevano il nome di Marcello Mascherini (Udine, 1906 ‒ Padova, 1983), autore di molte sculture esposte a bordo di navi come Conte Biancamano, Leonardo da Vinci o Raffaello, grazie alla sua amicizia con Gio Ponti, Gustavo Pulitzer Finali e Libero Andreotti.
LA STORIA DI MARCELLO MASCHERINI
Del resto, la carriera dell’artista era iniziata sotto i migliori auspici durante il Ventennio: nato nel 1906 a Udine da Maria Luigia Mascarin e da un signore della buona borghesia triestina che non lo volle riconoscere, Marcello si trasferì molto giovane con la madre a Trieste, dove si diplomò all’Istituto Industriale Alessandro Volta, allievo dello scultore Alfonso Canciani. Segnalato nel 1924 dal critico d’arte Silvio Benco per il suo talento, Mascherini cominciò una brillante carriera pubblica a partire dalla fine degli Anni Venti. Invitato alla prima edizione della Quadriennale nel 1931, entrò in contatto con l’arte di Medardo Rosso e Arturo Martini, che lo scosse nel profondo insieme alla scoperta dell’arte etrusca, della quale apprezzò i valori arcaici e primitivi, oltre che “una perfetta aderenza vera tra vita e arte”. Qualche anno prima, nel 1928, aveva realizzato per l’architetto Umberto Nordio una serie di maschere in gesso collocate nel foyer del Teatro Rossetti a Trieste, mentre nel 1937 eseguì due delle sculture monumentali per il Palazzo della Civiltà del Lavoro all’Eur: l’Archeologia e il Genio del Teatro.
LE MOSTRE E LA CARRIERA DI MARCELLO MASCHERINI
L’anno successivo venne invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale: il successo fu tale che Mascherini venne salutato come una grande promessa della scultura italiana. Grazie allo studio e l’ammirazione per l’opera del francese Aristide Mailoll, le sue opere divennero nel corso degli Anni Trenta sempre più slanciate e dinamiche, tanto da ottenere il premio unico dell’Accademia d’Italia per la Scultura da parte di Mussolini (1940). Indubbiamente l’artista aveva goduto dell’ammirazione dell’establishment dell’epoca, tanto che nel 1943 ebbe un’altra sala personale alla Biennale, sette anni prima di vincere il Primo Premio per uno scultore italiano alla Biennale nel 1950, ex-aequo con Luciano Minguzzi. Tre anni dopo Mascherini fece il suo primo viaggio a Parigi, dove scoprì ulteriori stimoli studiando le opere di Constantin Brâncuși e durante un soggiorno a Chartres per osservare la cattedrale gotica. Così la sua ricerca plastica, attraverso la rivisitazione del linguaggio cubista, raggiunse negli Anni Cinquanta forme autonome e stilizzate, di notevole suggestione compositiva. Molti i riconoscimenti all’estero, tra i quali segnaliamo la partecipazione alla mostra d’arte italiana del XX secolo al Museum of Modern Art di New York nel 1949. Oggi la memoria dell’artista viene custodita dall’archivio Marcello Mascherini.
‒ Ludovico Pratesi
http://www.marcellomascherini.it/
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