L’artista come educatore
Questa lettera-manifesto è stata scritta da ALA - Accademia Libera delle Arti e indirizzata agli artisti che hanno a cuore l’educazione. Una nuova missiva dalla prof Maria Rosa Sossai.
Cari artisti,
in molti consideriamo superata la divisione tra opera d’arte e azione educativa. Gli artisti si riappropriano del ruolo centrale nel processo di apprendimento/insegnamento, che diventa uno spazio di libertà e azione con una responsabilità condivisa che si sviluppa nel riconoscimento reciproco e in presenza di empatia umana e intellettuale. L’azione educativa e l’arte hanno il compito di promuovere il dialogo e riflettere sul potere di chi insegna, introducendo modelli pedagogici flessibili e innovativi. Il contratto educativo fra artisti-docenti, studenti di tutti gli ordini di scuola e adulti è un’esperienza di crescita autonoma, qualificata, soggettiva e al tempo stesso collettiva.
È giunto il momento di riscoprire il piacere di incontrarsi e di mettere in moto meccanismi virtuosi di riconoscimento delle potenzialità creative, in grado di produrre felicità. È importante riconoscere l’importanza del contesto e sentire la propria responsabilità di fronte all’attuale crisi dello stato sociale e culturale. Ecco perché, in un momento in cui sembra non esserci una rete di salvataggio, gli artisti svolgono il ruolo di cittadini dando ai loro progetti un’aura di necessità e autenticità. Rifiutiamo la strumentalizzazione del lavoro artistico in funzione di logiche estranee alla creazione e finalizzate esclusivamente al profitto. Appoggiamo la realizzazione di prototipi educativi alternativi che possano essere condivisi e sperimentati da più soggetti. Chiediamo alle istituzioni private e pubbliche – fondazioni, dipartimenti di didattica dei musei, associazioni, centri sociali ecc. – di promuovere modelli democratici di diffusione e divulgazione dell’arte contemporanea.
L’obiettivo è produrre immaginari sociali alternativi, attivando un cambio di prospettiva che permetta all’artista insieme alla comunità di guardare al di là e al di fuori dell’ordine prestabilito. Per riappropriarsi della produzione culturale, rivediamo i meccanismi che sottendono l’ideazione, la divulgazione, la realizzazione dell’opera d’arte. Fare arte significa attivare senso civico e senso di responsabilità critica con progetti che stimolano una consapevolezza reale nella collettività. Prendiamo posizione contro una politica che relega la cultura a un ruolo marginale e sussidiario su cui non vale la pena investire energie e incapace di produrre occupazione e contro un modello di lezione frontale dichiarata obsoleta da studi pedagogici recenti e inadeguata ad affrontare la complessità della comunicazione multimediale della Rete.
La progressiva riduzione degli spazi di libera sperimentazione condizionano l’arte nei modi più diversi e la dirigono verso forme espressive appetibili, capaci di intercettare il gusto estetico di un’utenza per la quale l’opera è sovente uno status symbol da esibire, alla stregua di altra merce di lusso presente sul mercato. Alcune esperienze storiche e recenti hanno dimostrato che le azioni educative ed espressive sono parte integrante dello stesso processo creativo; ricordiamo tra le altre il Free International College creato da Joseph Beuys a cui fece seguito la Free International University for Creativity and Interdisciplinary Research insieme allo scrittore Heinrich Böll); la didattica del desiderio sviluppata da Gina Pane durante gli anni di insegnamento; The Theater of the Oppressed di Augusto Boal, Curating and the Educational Turn, Night School, Sixteen Beaver Group, MoMA Trade School.
Anche se non è realisticamente ragionevole sottrarsi ai meccanismi del sistema dell’arte, rivendichiamo per l’artista momenti e occasioni di sperimentazione e ricerca il più possibile autonome. Il contesto appropriato per esercitare tale diritto è l’ambito educativo, inteso nella sua accezione esistenziale, che permette una rinascita del sapere su basi più eque e creative.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #7
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