Futuro Antico. Intervista a Nicolas Bourriaud

Nella rubrica curata da Spazio Taverna, Nicolas Bourriaud racconta del potere sciamanico dell’arte e del potere invisibile che la natura ha sul nostro mondo

Dopo aver lasciato il mondo delle istituzioni museali, il critico d’arte e curatore Nicolas Bourriaud (Niort, 1965) a inizio anno ha fondato la cooperativa curatoriale Radicants, con l’obiettivo di dare vita a un’azienda totalmente indipendente. La prima mostra del progetto, Planet B: Climate Change & the New Sublime, è stata presentata durante la Biennale di Venezia a Palazzo Bollani per esplorare l’impatto del cambiamento climatico sull’arte odierna attraverso l’idea di sublime.

Nicolas Bourriaud. Photo Sergio Rosales Medina

Nicolas Bourriaud. Photo Sergio Rosales Medina

Quali sono i tuoi riferimenti di ispirazione nell’arte?
I miei riferimenti principali non sono necessariamente artisti, possono venire dalla letteratura, come Jorge Luis Borges, Witold Gombrowicz o Georges Bataille… O personaggi storici, come Humboldt o Charles Darwin. Sul lungo periodo, ovviamente, sarò sempre ispirato da Marcel Duchamp, Alighiero Boetti o Louise Bourgeois. Ma, in generale, i miei riferimenti sono piuttosto dinamici, perché si adattano alle circostanze. Sono sempre circondato da una sorta di campo di ispirazione, che corrisponde a un momento. E al momento è la pittura classica cinese, o le Metamorfosi di Ovidio.

Quale progetto ti rappresenta di più? Ci racconti la sua genesi?
Il progetto che più mi rappresenta è necessariamente l’ultimo. E al momento sono al cento per cento in Radicants, la cooperativa curatoriale che ho fondato di recente. Dopo i miei cinque anni di esperienza nel sud della Francia, lasciandomi alle spalle una nuova istituzione per la città di Montpellier (MO.CO), ho sentito che la sperimentazione nel mondo istituzionale stava volgendo al termine. Ora, i limiti sono molto sottili tra sfera privata e sfera pubblica. Quindi era logico orientarsi verso la totale indipendenza, e costruire un’azienda che mi permettesse di produrre mostre ‒ mie e non ‒ ma anche di intervenire in diversi campi: mostre commerciali, mostre museali, consulenza su contenuti e strategie, pubblicazione di libri… Ecco che cos’è Radicants.

Credi che il genius loci sia importante nel tuo lavoro?
Quando sono chiamato a curare una biennale, o qualsiasi mostra, capire la città è la mia prima preoccupazione. E ho un metodo piuttosto irrazionale. Sono molto attento ai segni, ad alcuni elementi che potrebbero sembrare non essenziali, ma che guideranno il mio lavoro. Ad esempio: la prima volta che ho visitato alcuni luoghi di Istanbul per la biennale del 2019, sono rimasto colpito dall’incredibile numero di uccelli che si radunavano vicino alla sede, passeggiando sulle rive. E mi ha ricordato il film di Pasolini, Uccelli e uccellini, che è diventato una delle immagini della mostra, oppure Francesco d’Assisi che parla con gli uccelli… Sono flash forniti dalla città, come quelli che si possono avere durante una seduta psicoanalitica. Quando ho curato la biennale di Kaunas in Lituania, ho sentito come se ci fosse la presenza di fantasmi, un’atmosfera stregata nell’ufficio postale dove era prevista la mostra. E ho chiesto a Carsten Höller di far ‘tremolare’ l’edificio ogni dieci minuti…

Cloud Point. Exhibition view at Paradise Row, Parigi 2022. Photo Mirko Boffelli

Cloud Point. Exhibition view at Paradise Row, Parigi 2022. Photo Mirko Boffelli

PASSATO E FUTURO SECONDO NICOLAS BOURRIAUD

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro?
Se non si ha una profonda conoscenza della storia nessuno può comprendere appieno il presente, quindi ancor meno prevedere il futuro. Forse è per questo che non ci sono più utopie: perché c’è sempre meno interesse per la storia. Piero della Francesca o Mantegna inventarono un nuovo modo di dipingere riscoprendo le sculture dell’impero romano. In generale, per anticipare il passaggio successivo, è necessario comprendere tutti i precedenti.

Che consiglio daresti a qualcuno che vuole seguire la tua strada?
Il mio primo consiglio sarebbe di chiedere a questa persona di seguire un percorso tutto suo. Credo nella singolarità e solo il tuo percorso personale può fornire questo punto singolare che un curatore deve esplorare e sviluppare. Che cosa costruisce un percorso personale? Alcuni incontri, alcune tracce che segui, ma anche tutti gli altri che non hai seguito.

In un’epoca che è stata definita della post verità, il concetto di “sacro” ha ancora importanza e forza?
Non penso necessariamente a un sacro religioso, ma a una spiritualità che sembra essere sempre più importante. Ho cercato di spiegare come l’arte contemporanea sia antropologicamente legata al sacro nel mio ultimo libro: Inclusioni. Estetica del capitalocene.

Potresti darci tre idee che secondo te ci aiuteranno ad affrontare le sfide dei prossimi anni?
Chi ha oggi il ruolo di primo piano nella politica mondiale? Numero uno, il microscopico: glifosato, anidride carbonica, gas lacrimogeni, interferenti endocrini, virus… E due, l’immensità: il clima, l’atmosfera, i fossili… L’invisibile è sempre più presente nell’arte, perché determina la nostra vita, apparendo molto concreto.
Il ruolo politico dell’artista, quindi, viene da una nuova prospettiva: una nuova generazione di artisti, invece che concentrarsi su oggetti, cose o prodotti, sta osservando la struttura molecolare delle realtà sociali.
È anche importante il fatto che gli artisti svolgono nelle nostre società lo stesso ruolo che sciamani svolgevano nelle loro società: non sono certo sciamani, ma occupano lo stesso posto sistemico. L’antropologo Eduardo Viveiros de Castro definisce l’attività sciamanica come “stabilire correlazioni e/o traduzioni tra i rispettivi mondi di ciascuna specie naturale” creando flussi tra umani e non umani. Sia gli artisti che gli sciamani possono essere descritti, con le sue stesse parole, come “diplomatici cosmopolitici, pendolari o conduttori di prospettive”. E un’ultima cosa: sarà fondamentale per il futuro continuare a giudicare l’arte confrontandola con la storia. Il lavoro di Pierre Huyghe ha il suo posto accanto a Vermeer, ma non puoi vedere l’arte contemporanea come un luogo amnesico pieno di NFT…

Marco Bassan

https://www.spaziotaverna.it/
https://radicants.com/

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Marco Bassan

Marco Bassan

Curatore d’arte contemporanea, fondatore di Spazio Taverna. Ha curato progetti per istituzioni quali il MAECI, Fondazione CDP, CONAI, i Musei Capitolini, il Museo Nazionale Romano, il Parco Archeologico dell’Appia. Nel 2023 ha consegnato la tesi di dottorato presso Roma Tre…

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