La street art è vandalismo o arte pubblica? Il caso dell’opera di Ozmo in Toscana
L’ intervento non autorizzato dello street artist Ozmo su una fonte storica in Toscana ha scatenato la querelle. C’è chi, come la Amministrazione Comunale, l’ha definita un valore aggiunto per il territorio e chi si è ribellato
Lo street artist Ozmo (Pontedera, 1975) ha realizzato un intervento non autorizzato su una fonte in Toscana nella località di San Cerbone a Baratti. L’intervento, un’opera di street-art, non è provocatorio: su una fonte abbandonata da anni al degrado, l’artista, al secolo Gionata Gesi, ha raffigurato due monete che si ispirano al famoso Tesoro di Populonia, esposto presso il Museo Etrusco di Populonia all’interno della Collezione Gasparri. L’opera ha suscitato opinioni contrastanti, e sono state molte le voci polemiche a riguardo con commenti a mezzo social che ne auspicano la rimozione, poiché “deturpare il patrimonio storico e pubblico è un affronto ai professionisti”.
L’OPINIONE DELLA AMMINISTRAZIONE LOCALE
I commenti sui social tuttavia non riflettono l’inclinazione dell’Amministrazione Comunale, che, come riporta la pagina locale di Repubblica, commenta così: “Ozmo è un artista di alto livello, da parte nostra non c’è voglia di rimuovere l’installazione o di comminare sanzioni. Le tecniche con cui è stata fatta non danneggiano il sito della fonte. Siamo contenti perché quest’opera aiuta a far rete per promuovere e valorizzare la nostra zona. Siamo orgogliosi che sia stato scelto il nostro territorio“. Se non ché l’opera di Ozmo dopo solo alcuni giorni è stata danneggiata.
Il rapporto tra street-art e territorio è talvolta conflittuale: si passa da chi, individua in questi interventi una forma d’arte e percorre le principali città alla ricerca di opere, e chi invece paragona questi interventi a normali azioni di vandalismo.
IL DIBATTITO SULLA STREET ART E L’ARTE PUBBLICA
Anche tra le amministrazioni pubbliche le inclinazioni sono divergenti: da amministrazioni che contattano street-artist per la realizzazione di opere libere, amministrazioni che le condannano, fino a amministrazioni che spesso confondono la street-art con interventi di maquillage urbano. Giusto, dunque, che si sollevi il dibattito, purché lo stesso sia costruttivo, circostanziato, e civile. Difendere o osteggiare un’opera di street-art richiede infatti che si rifletta sul rapporto che i cittadini hanno con il proprio territorio, che le persone esprimano un’opinione sul luogo, che riconoscano quel luogo come proprio.
L’OPERA DI OZMO DEVE RESTARE DOV’È
È forse giusto che l’intervento imbrattato di Ozmo rimanga esattamente dov’è, e com’è. Se, come riportato da Ansa, l’opera “è la sintesi del ruolo che l’archeologia dovrebbe avere nella società contemporanea: dialogo tra passato e presente”. Dunque è giusto che tale opera dimostri lo stato di salute di questo dibattito. Un dibattito in cui si impone ai ragazzi di “amare” l’arte mesopotamica, e che nel frattempo bistratta le espressioni contemporanee. Quell’opera imbrattata dipinge con estrema esattezza un presente, il nostro, in cui spesso, in nome di un “patrimonio” non meglio conosciuto, qualsiasi forma espressiva contemporanea viene sminuita a prescindere.
– Stefano Monti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati