Intervista al nuovo direttore dell’Accademia Albertina di Torino Salvo Bitonti
L’Accademia di Belle Arti di Torino ha una nuova direzione. Tra viaggi nel Bahrein e l’idea di una factory con visiting professor internazionali ecco cosa accadrà
Continua la survey di Artribune nel mondo dell’Alta Formazione Artistica (AFAM). Questa volta intervistiamo il neo direttore dell’Accademia Albertina di Torino Salvo Bitonti, che fu già alla guida dell’istituzione dal 2013 al 2019 e che ora succede a Edoardo Di Mauro, suo vice di allora, in carica fino al 31 ottobre 2022. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare come sarà la sua Accademia, ma anche i pregi e difetti del sistema AFAM.
Qual è la sua visione per il futuro dell’Accademia Albertina?
Sono stato Direttore di questa Istituzione dal 2013 al 2019. I due mandati sono stati caratterizzati da un forte impulso all’internazionalizzazione dell’Accademia Albertina. Sono state seguite le linee guida del “sistema paese” per lo sviluppo e la conoscenza dell’Alta Formazione Artistica italiana all’estero, elaborate dal MAECI in questi anni. Io ho continuato a lavorare in questa direzione anche negli ultimi tre anni, come vicedirettore per l’internazionalizzazione. Oggi l’Albertina è tra le più conosciute e apprezzate realtà di formazione artistica in Cina, dove è prevista una sorta di sede distaccata”Albertina China con la partnership dell’università di Nanchino, (temporaneamente rallentata dal protrarsi della pandemia in quel paese). Ha una posizione di rilievo in altri paesi asiatici come il Vietnam e l’India, con cui si sono realizzati quest’anno corsi congiunti on line di Storia dell’arte con la Facoltà di Arte e Design di Kolkota.
Avete altri viaggi in programma?
Stiamo per partire per il Regno del Bahrein dove verrà firmato un accordo per la creazione di un Accademia di Arti Visive, con la struttura e il sistema della nostra Accademia, che si basa sul modello europeo. L’internazionalizzazione è un processo naturale delle nostre Istituzioni. All’estero i giovani chiedono di venire in Italia per studiare principalmente arte e musica e per questi aspetti della formazione non abbiamo rivali. Il futuro dell’Albertina e credo di tutte le Istituzioni dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, (che, oltre i Conservatori, comprendono l’Accademia d’Arte drammatica e di danza e gli ISIA, istituti per l’industria artistica) sarà vincente se saprà contemperare un multiculturalismo, studenti provenienti da diversi paesi, con le nostre capacità creative e formative sedimentate nel corso dei secoli nella nostra storia artistica.
In che direzione vuole portare l’istituzione?
L’Accademia Albertina, non è soltanto un Istituto di alta formazione artistica, ma possiede una Pinacoteca, con un grande patrimonio storico. Ha un ruolo anche culturale e di proposta innovativa sulle arti in genere.Io ho promosso negli spazi dell’ipogeo de la Rotonda, un edificio ottocentesco circolare, sito nel nostro giardino, recentemente splendidamente restaurato, l’Albertina Contemporary, uno spazio esclusivamente dedicato all’arte contemporanea. L’attività espositiva da noi è intensissima e spesso coinvolge i nostri studenti, come per la Summer Exhibition, un’iniziativa voluta dall’attuale direzione e presidenza che si inaugurerà il 30 giugno c.a. e che vede protagoniste tutte le Scuole dell’Accademia.
Ci sono delle discipline privilegiate?
No, l’interdisciplinarietà rappresenta una delle frontiere di lavoro e di ricerca su cui stiamo investendo. Ricordo le due edizioni de Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design, FISAD, con già due edizioni svolte nel 2015e 2019, essendo a cadenza quadriennale, da me ideato. Haun format unico al mondo che include tutte le arti possibili da quelle visive, multimediali, coreutiche, etc., fino alla performance e al circo. La prossima edizione slitterà di un anno, quindi si svolgerà nel 2024, ma ancora una volta darà la possibilità di dare uno sguardo a tutta la creatività e le nuove istanze dei giovani artisti delle scuole d’arte in Europa e nel resto del mondo. Abbiamo avuto, nelle due passate edizioni la partecipazione di oltre 40 paesi diversi, E cito anche la nuova Scuola di Cinema, Fotografia e Audiovisivo che partirà il prossimo anno accademico, alla cui elaborazione ho partecipato attivamente negli scorsi anni al Ministero.
Il suo incarico sarà in continuità con il precedente: è stato vicedirettore di Eduardo Di Mauro, che rimarrà come vice aggiunto. Quali progetti che avete già lanciato continuerete e quali invece novità porterà nel corso del suo mandato?
Il critico d’arte e curatore, nonché direttore del Museo d’Arte Urbana, MAU di Torino, Edoardo Di Mauro era stato in precedenza mio vicedirettore. Con lui esiste un consolidato sodalizio di intenti. Curerà le tante iniziative che abbiamo con la città di Torino, con cui esiste un costante dialogo di collaborazione. Da tempo l’Albertina è partner privilegiata della Città di Torino e continuerà ad esserlo sempre di più. Certamente sarà rafforzata la Summer Exbition, con trasferte all’estero per far conoscere i nostri migliori giovani artisti. A settembre saremo nell’isola di Hydra in Grecia, sede anche della prestigiosa Fondazione Desde per l’arte contemporanea, con una piccola mostra, di giovani allievi e nostri docenti, ospiti dell’ASFA di Atene, l’Accademia di Belle Arti di Stato più antica della Grecia, che ha uno spazio espositivo in questa splendida isola. Un progetto poi con l’artista Rahraw Ormazad, esule dell’Afghanistan, in collaborazione con il Castello di Rivoli, Museo d’Arte contemporanea, già iniziato quest’anno, porterà nel 2023 i risultati di un ampio workshop tra i nostri studenti e quelli afgani, con una mostra itinerante, prima da noi in Accademia, poi Germania e Francia; credo sia un’esperienza unica in Italia.
C’è poi l’idea di una Factory….
Credo che tutti noi, docenti e studenti, potremo lavorare perché l’Accademia divenga sempre più una grande Factory, ovvero un laboratorio contemporaneo permanente di sperimentazione e ricerca di tutti linguaggi delle arti, dove sia possibile superare i limiti della nostra creatività e immaginare gli orizzonti del futuro. Ho intenzione di invitare, come visiting professor, artisti di levatura internazionale in vari campi e primariamente Shirin Neshat, Peter Greenaway, Bob Wilson e Jeff Koons, perché no! Sicuramente il prossimo anno, per le arti visive, avremo due artisti come David Ridckard e Andrej Molodkin.
Quali sono a suo parere i pregi e i difetti dell’alta formazione in campo artistico in Italia?
Il grande pregio del sistema dell’alta formazione in Italia sono i “laboratori” ovvero la didattica svolta in ambito laboratoriale. Questo sistema di apprendimento che vede una stretta interazione tra docente e discente e che si basa per alcune attività, soprattutto nel campo delle arti visive e delle arti progettuali, sull’idea delle antiche botteghe d’artisti di epoca rinascimentale, ci è invidiata da molti. Proprio nella nostra era supertecnologica la manualità dell’arte è ricercatissima e apprezzatissima. Questo non significa che non abbiano grande spazio da noi scuole come Nuove tecnologie per l’arte che affronta i nuovi campi di ricerca a confronto con le più innovative soluzioni tecnologiche.
E i difetti?
Il grande difetto è il finanziamento pubblico assolutamente non adeguato all’importanza del settore inteso anche propulsore dello sviluppo socioculturale e artistico del nostro paese. Questo gap potrà essere colmato, almeno in parte, quando tutto il sistema AFAM entrerà nell’ambito del finanziamento del sistema universitario italiano.
Lei ha competenza nel sistema AFAM e ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali: quali sono a suo parere le urgenze sulle quali intervenire e le istanze progettuali che a livello nazionale andrebbero portate avanti?
Potremmo dire che ho cercato di seguire attentamente l’evoluzione del sistema AFAM anche nel periodo in cui non sono stato Direttore. In questi tre ultimi anni, per impulso prima del Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi e ora del Ministro, Maria Cristina Messa, abbiamo avuto, dopo un letargo ultraventennale, alcuni importanti innovazioni. Ad esempio, il recente decreto di costituzione dei dottorati di ricerca anche per il settore AFAM, ci equipara e ci rende sempre più vicinia un sistema di tipo universitario, insieme alla possibilità di partecipare ai Progetti di Rilevante Interesse Nazionale, i cosiddetti PRIN, sulla ricerca primaria, fino a ieri esclusiva dell’Università. Ma il passo, verso cui tendiamo, ormai non più rinviabile, è la nostra completa equiparazione giuridica ed economica al sistema universitario. Noi siamo Università a tutti gli effetti per ordinamenti, titoli rilasciati e organizzazione di studi, ma è ancora assente, come docenti, il nostro stato giuridico ed economico di tipo universitario. Pensi che in Europa siamo gli unici a non averlo!
–Santa Nastro
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