Ha appena aperto i battenti, con la mostra Open, il museo dedicato alla collezione di Heidi Horten, in una posizione strategica tra il museo Albertina e il Teatro dell’Opera. La musica classica riecheggia nel cortile interno, dove rimaniamo per un attimo a contemplare il piccolo giardino con sculture all’ingresso del museo. Ad accoglierci è la curatrice Véronique Abpurg.
LA STORIA DELLA MECENATE HEIDI GOËSS-HORTEN
La viennese Heidi Goëss-Horten (Vienna, 1941 ‒ Lago Wörthersee, 2022) si unisce a una lunga serie di donne collezioniste la cui visione le ha portate a un impegno pubblico nell’arte, come sottolinea la direttrice del museo, Agnes Husslein-Arco fra le pagine del catalogo. Si cita la recente inaugurazione del campus creativo Luma ad Arles fondato dalla collezionista svizzera Maja Hoffmann, oppure il Muzeum Susch dell’imprenditrice e collezionista polacca Grażyna Kulczyk in Engadina.
La tradizione delle donne benefattrici nel campo dell’arte comprende anche Julia Stoschek, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Ingvild Goetz e Peggy Guggenheim. Chiediamo quindi alla curatrice di raccontarci come è nata questa collezione che conta diverse centinaia di opere. “La coppia Heidi ed Helmut Horten ha acquistato dei lavori già negli Anni Sessanta, ma relativamente pochi, tra cui spiccano opere di Picasso e Chagall. La vera collezione è iniziata dopo la morte del marito, negli Anni Ottanta e Novanta, con la consulenza dell’attuale direttrice del museo Agnes Husslein-Arco, che ha portato a un costante aumento delle acquisizioni.
Ci sono sempre stati dei prestiti della collezione per altre mostre. E poi è venuta l’idea di presentare esclusivamente questa collezione al Leopold Museum nel 2018 attraverso 160 opere. Molte epoche e molti artisti sono stati esposti e la risonanza è stata estremamente positiva. Da questa bella esperienza è nata l’idea di presentare la collezione in modo permanente in un luogo designato a Vienna, città di nascita di Heidi Horten. È stato scelto un luogo un po’ appartato, intimo che si affaccia su una corte interna”.
INTERVISTA ALLA CURATRICE VÉRONIQUE ABPURG
Come proseguirà la gestione del museo e delle collezioni dopo la recente scomparsa di Heidi Horten?
Durante la sua vita, Heidi Horten ha curato nei minimi dettagli la conservazione e la continuazione dell’opera di una vita, che comprende in primo luogo il nuovo museo. Parte del suo patrimonio andrà a beneficio della ricerca medica, che da molti decenni viene promossa da lei e dalla Fondazione Helmut Horten. L’altra parte è destinata a sostenere e sviluppare le molteplici attività della Heidi Horten Collection, che è così garantita per generazioni.
Nella mostra attuale siamo di fronte a una piccola selezione della ricca collezione. Come si articola questo progetto espositivo?
Il fulcro della prima mostra è l’architettura del museo, che dialoga con opere esemplari della collezione senza seguire un percorso cronologico. Ci sono dei filoni, come per esempio il lavoro con il neon che troviamo nel percorso espositivo: le opere di John M. Armleder e Dan Flavin illuminano questo nuovo palazzo-museo. Un altro focus è dedicato agli animali, passione della collezionista, ed è interessante vedere quali animali vengono rappresentati dai diversi artisti. Per esempio nel lavoro della coppia francese composta da François-Xavier e Claude Lalanne sono molto umanizzati, anche nel cortile troviamo due sculture a soggetto animale di Barry Flanagan.
Un altro tema è la scrittura nell’arte, qui abbiamo una collaborazione di Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Sempre nella prima sala è presentata l’installazione site specific Vibrosauria di Costantin Luser composta da 25 trombe, che si diffonde su due piani e che può essere suonata dai visitatori.
L’aspetto architettonico dell’edificio è importante in questa prima mostra, come già detto, e le fotografie di Stefan Oláh presentano il cantiere del museo senza la presenza delle persone, seppure è evidente il lavoro dell’uomo, in questo progetto architettonico.
I visitatori possono anche entrare virtualmente negli atelier di alcuni artisti in mostra, attraverso dei brevi video. È sempre interessante dare la parola all’artista.
Ci sono anche importanti artisti austriaci come Franz West ed Erwin Wurm con le sue sculture effimere e l’inglese Damien Hirst con l’opera Love, Love, Love, dove fa volare farfalle morte in un cielo turchese.
Torna poi il tema legato alla scrittura con le opere di due esponenti della storia dell’arte contemporanea quali Alighiero Boetti e Robert Rauschenberg e del giovane artista austriaco Nick Oberthaler. E ritroviamo la luce con l’iconico neon di Dan Flavin dedicato a Helen Winkler, grande promotrice della minimal e conceptual art negli Anni Sessanta a New York.
Tante sono le opere in mostra che mettono in dialogo i grandi dell’arte con le giovani generazioni. Una “tea room” ci invita a una pausa contemplativa durante la visita, qui possiamo consultare il catalogo della mostra e non mancano le incursioni degli artisti. I mobili sono realizzati da Markus Schinwald e Hans Kupelwieser ha coperto il soffitto con una nuvola di alluminio color porpora. Qui vengono presentati anche piccoli oggetti preziosi della collezione. Anche il bagno ha la sua opera d’arte, uno specchio su ogni piano realizzato da Andreas Duscha che rappresenta mazzi di fiori, come simboli di proteste e rivoluzioni.
LA HEIDI HORTEN COLLECTION DI VIENNA
Come è stato sviluppato il progetto museografico?
È uno spazio molto aperto e la volontà era di lasciare molto margine per far osservare l’architettura. Il progetto dello studio ENTERprise Architects ha convinto Heidi Horten perché ha conferito all’Hanuschhof un’atmosfera che rispetta la storia dell’edificio e al tempo stesso riflette le esigenze di un museo orientato al futuro.
Le piattaforme espositive fungono da balconi panoramici che si affacciano sugli altri livelli. Le pareti mobili possono essere inserite a piacere per separare i livelli dai volumi circostanti e creare spazi chiusi. Le balaustre e le scale formano un continuum spaziale interconnesso.
È importante l’inclusione, per esempio il giovedì sera la visita al museo è gratis per tutti. In che modo state rendendo il museo uno spazio di confronto per le diverse generazioni?
L’educazione all’arte per i bambini e i giovani è una priorità assoluta per il museo, quindi l’ingresso sarà gratuito anche per gli accompagnatori delle scolaresche. Si tratta di una novità nel settore museale di Vienna. Il giovedì sera l’ingresso è gratuito per tutti dalle 18 alle 21.
Abbiamo inoltre due mediatrici culturali nel nostro team che sviluppano un programma specifico per i bambini. Rispettando la volontà della collezionista di portare anche le giovani generazioni nel museo
Quali sono i prossimi progetti espositivi?
Posso già dire che ci saranno due grandi mostre all’anno. In ottobre ci sarà la prima mostra, Look, con un tema ben preciso che metterà in luce Heidi Horten come figura pubblica, attraverso i suoi abiti di haute couture e anche una parte della collezione che non era stata immaginata per la fruizione pubblica. Importante è la presenza delle donne nella collezione e come il genere del ritratto si è evoluto nel tempo. Svilupperemo i temi delle mostre sempre in relazione con la collezione che conta diverse centinaia di opere.
In futuro ci auguriamo di poter creare delle positive cooperazioni con gli altri musei di Vienna. Attualmente questa è la più grande collezione privata aperta al pubblico dedicata all’arte del XX e XXI.
‒ Giorgia Losio
Vienna // fino al 2 ottobre 2022
Open
HEIDI HORTEN COLLECTION
Goethestrasse 1
https://hortencollection.com/en
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