Lisetta Carmi, una donna intelligente. Il ricordo di Angela Madesani
Scomparsa pochi giorni fa, Lisetta Carmi rivive nel ricordo di Angela Madesani, che la conobbe e che qui ne ripercorre la storia dietro l’obiettivo fotografico
Era un pomeriggio di mezza stagione di qualche anno fa e mi trovavo in quello che era stato lo studio di Gabriele Basilico, con sua moglie Giovanna Calvenzi. A un certo punto si è sentito il campanello suonare ed è apparsa una sorta di fatina dai capelli radi, con occhi azzurri assai limpidi, che rispondeva al nome di Lisetta Carmi (Genova, 1924 – Cisternino, 2022).
Mi sono trovata di fronte a una signora novantenne, un po’ sorda, ma vivacissima. Chiacchierava con Giovanna che aveva curato la sua biografia, ma era attenta a tutto quanto la circondava, abbiamo scambiato parecchie parole, ma non ho avuto il coraggio di autoinvitarmi a trovarla a Cisternino. Sempre casualmente, a un tavolo di un ristorante delizioso a Porta Romana, avevo conosciuto, qualche anno prima, suo fratello Eugenio, anch’egli nonagenario. Personaggi assai particolari.
LA STORIA DI LISETTA CARMI
Lisetta era una sorta di gatta dalle molte vite. Ragazza, era stata espulsa nel 1938 dalle scuole italiane perché ebrea, la sua vita era stata consacrata allo studio del pianoforte, sino a quando nel 1960 decide da un giorno all’altro di abbandonarlo. Siamo tra la fine di giugno e l’inizio di luglio dell’anno in cui si verificano una serie di scontri in seguito al corteo indetto dalla Camera del Lavoro di Genova, la sua città, per protestare contro la convocazione nel capoluogo ligure, città medaglia d’oro al valor militare, del sesto congresso del Movimento Sociale Italiano, un partito neofascista. Vengono organizzate alcune manifestazioni alle quali Lisetta vuole partecipare, ma il suo maestro glielo proibisce. È spaventato dalla possibilità di una ferita alle mani della concertista. A quel punto Carmi non solo decide di andare alle manifestazioni, ma anche di smettere di suonare il pianoforte, che avverte come una sorta di coercizione. “Se le mie mani erano più importanti del resto dell’umanità, allora avrei smesso di suonare“.
LISETTA CARMI E LA FOTOGRAFIA
Dopo qualche tempo inizia a fotografare i camalli del porto, per entrare negli stabilimenti si spaccia per la parente di uno di loro. Fotografa quindi Ezra Pound, che riesce a vedere per pochissimi minuti sulla porta della sua casa a Rapallo, dove si era rifugiato dopo essere stato dimesso dal manicomio nel 1958.
E quindi i lavori di reportage, quelli sulla Sardegna, sulla Sicilia. Lisetta era una donna curiosa, glielo si leggeva negli occhi. Il suo libro più famoso, I travestiti del 1972, viene boicottato per anni. L’Italia di allora non poteva accettare fotografie così spinte. In realtà si tratta della documentazione del rapporto tra la fotografa e le ragazze che vivevano nei caruggi di Genova. Persone uguali alle altre con gioie, problemi, tristezze. Lisetta lo capisce e realizza il suo capolavoro, che stava per essere messo al macero e che viene salvato da Barbara Alberti, la quale ne acquista tutte le copie per farne dono agli amici.
Lisetta in India, nel 1976, conosce il maestro Babaji e decide di aprire l’ashram Bhole Baba, a Cisternino, e trova laggiù il rifugio degli ultimi anni della sua vita.
Con Carmi se ne va un pezzo di storia del XX ecolo, una donna intelligente che attraverso la ricerca di se stessa è riuscita a dare una visione più ampia e più aperta del mondo.
‒ Angela Madesani
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