Mentre Giorgia Meloni infiammava gli ultraconservatori a Marbella, usciva in Italia per Fandango Libri Gender: una storia per immagini di Meg-John Barker e Jules Scheele. L’accostamento non è casuale, e condensa alcune voci contraddittorie che animano il dibattito nel nostro Paese. Da un lato una leader italiana in trasferta che presidia un immaginario senza aperture né mediazioni: è la narrazione delle “lobby LGBT” e delle “ideologie gender”, spauracchi che attentano alla presunta naturalità della famiglia patriarcale e riproduttiva. Per Meloni l’unico equilibrio concepibile è quello sugellato dalla croce, che in Spagna ha definito “universale”, quasi una categoria sovraestesa che fagocita ogni altro approccio alla spiritualità e alla vita.
Dall’altro lato, una graphic novel che sintetizza con lievità e finezza intellettuale approcci, metodologie e prospettive antinormative su tematiche di genere e identitarie che, nel nostro Paese, vengono ancora liquidate con diffidenza. Più saggio divulgativo e illustrato che vera e propria graphic novel, Gender ricorre a teorie, definizioni, sondaggi e statistiche, assemblate a vignette che emulano dinamiche quotidiane di intolleranza, discriminazione o ridicolizzazione di soggetti minoritari.
IL NUOVO FUMETTO SUL GENDER
Non c’è un vero e proprio nucleo narrativo nel libro, ma personaggi, o meglio tipi, dai volti facilmente riconoscibili che ricorrono in questa avventura spaziotemporale. Attraverso otto capitoli viene tracciata una sorta di genealogia del gender senza oscurare, dietro la supremazia storica dell’uomo bianco, narrazioni e storie provenienti da contesti non-occidentali.
L’attenzione è spesso rivolta a concetti imprescindibili come quello di naturalizzazione e performatività, secondo cui le aspettative, gli atti, persino le espressioni con cui richiamiamo l’attenzione degli altri contribuiscono a rinsaldare la dicotomia tra maschile e femminile, che col tempo vengono inevitabilmente percepiti come generi naturali.
TRA IRONIA E CRITICA SOCIALE
Barker e Scheele non si limitano a fotografare fenomeni astratti, ma si avvalgono di un approccio “biopsicosociale”, sempre attento all’intersezione di dinamiche biologiche, psicologiche e sociali che si alimentano vicendevolmente.
Malgrado la densità teorica dell’analisi, la narrazione scansa i pericoli di un accademismo pedante, ricorrendo a un registro lieve e talvolta ironico. Le figure stilizzate, dai tratti netti in bianco e nero, riproducono con immediatezza visiva situazioni comuni in cui, consapevolmente o inconsciamente, vengono perpetuati meccanismi genderizzati e processi di “othering”, di deumanizzazione di quei corpi percepiti come inferiori e meno degni (femminili, non-binari, transgender, disabili, queer, non-bianchi, tra gli altri).
IL NUOVO LIBRO DI BARKER E SCHEELE
L’analisi elude facili polemiche, facendo leva piuttosto sull’umana necessità di complicità ed empatia, a riprova che consapevolezza e sensibilità culturale, anche nel linguaggio, non rappresentano atti di censura o di gratuita destabilizzazione, ma il tentativo di restituire agentività e dignità a coloro che sono posizionati ai margini dell’immaginario comune.
Per chi volesse approfondire il discorso sul transgenderismo e la disforia di genere, consigliamo il podcast Genitori in trance – condotto dal neuropsichiatra Fulvio Ravera su testi di Giuseppe Paternò Raddusa – appena uscito per GliAscoltabili su tutte le piattaforme.
‒ Edoardo Pelligra
Meg-John Barker & Jules Scheele – Gender. Una storia per immagini
Fandango Libri, Roma 2022
Pagg. 182, € 19
ISBN 9788860448538
https://www.fandangolibri.it
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