Manifesta a Pristina. La mostra raccontata dalla curatrice Catherine Nichols

Mancano ormai pochi giorni all’inaugurazione di Manifesta 14, la biennale che quest’anno ha come cornice Pristina, in Kosovo. La curatrice Catherine Nichols ci racconta il progetto

Aprirà i battenti il 22 luglio l’edizione numero 14 della biennale itinerante Manifesta, avviata negli Anni Novanta in risposta ai forti cambiamenti culturali, politici e sociali in ambito europeo. La rassegna quest’anno ha luogo in Kosovo, prima volta in assoluto per un Paese dei Balcani, un’area non facile ma indubbiamente ricca e interessante. La curatrice, Catherine Nichols – già alla guida di Beuys 2021, il palinsesto di celebrazioni della durata di un anno dedicato a Joseph Beuys ‒ ci racconta come ha interagito con la città di Pristina e quali sfide ha lanciato con il suo progetto.

Catherine Nichols. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

Catherine Nichols. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

Che atmosfera hai trovato a Pristina, lavorando allo sviluppo della nuova edizione di Manifesta?
Quando sono arrivata in città nell’agosto 2021, c’era già un’aria palpabile di attesa intorno a Manifesta 14. Il processo pre-biennale era in corso da circa due anni e aveva innescato, nel mondo della cultura, il dibattito su cosa un progetto internazionale di tale portata avrebbe potuto portare ‒ o portare via ‒ alla città. Sono entrata nel bel mezzo di questo dialogo avvincente e stimolante sulla possibilità di sostenere o rafforzare i processi di trasformazione sociale e urbana esistenti, o addirittura di stimolarne di nuovi. E ognuno si chiedeva se e come un programma biennale basato sulla ricerca potesse essere vantaggioso a breve e lungo termine. Quel senso di eccitazione ha continuato a crescere negli ultimi mesi.

E adesso?
Adesso che l’apertura di Manifesta si avvicina, quest’energia sta contagiando anche coloro che non sono stati direttamente coinvolti nel processo partecipativo con la comunità locale. In generale, l’atmosfera a Pristina è estremamente calda e amichevole e tuttavia anche ansiosa. Mi ricorda Berlino quando mi sono trasferita da Sydney nei primi Anni Duemila; tutti quelli che ho incontrato a Pristina sono stati eccezionalmente accoglienti e gentili con me. I kosovari dicono che avere visitatori stranieri li aiuta a superare il soffocante senso di isolamento che devono sopportare mentre aspettano la liberalizzazione dei visti. Infatti, il Kosovo è l’unico Paese dell’ex Jugoslavia a non aver ottenuto il diritto di viaggiare liberamente nell’Unione europea. Molte persone non se ne rendono conto.

Dato che Pristina è stata scelta come location per Manifesta 2022, c’è un’attenzione particolare all’identità balcanica nella proposta curatoriale?
La scelta di Pristina come ospite di Manifesta nel 2022 ruotava attorno al tema della rivendicazione dello spazio pubblico. Come molte società di transizione postbelliche, che sono state rapidamente assorbite dalle dinamiche del turbocapitalismo, Pristina e il Kosovo hanno un rapporto “di rottura” con tutto ciò che è pubblico. Manifesta 14 si concentra sull’instaurazione di una relazione più forte e partecipativa con la sfera e lo spazio pubblici, attraverso la narrazione collettiva e il lavoro sulla memoria. La Biennale presenta opere e progetti di molti artisti, pensatori e creativi kosovari e balcanici. In effetti, più della metà dei partecipanti proviene dal sud-est Europa. Tuttavia, l’identità balcanica in quanto tale non è né il loro tema né il nostro tema. Più rilevante è il pensiero, la pratica, il discorso e l’impegno collettivi.

L’ex Grand Hotel, una delle sedi di Manifesta 14. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

L’ex Grand Hotel, una delle sedi di Manifesta 14. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

I TEMI DI MANIFESTA 14

Su quali temi si concentrerà Manifesta 14?
Ci concentriamo sulle questioni relative alla transizione, alla migrazione, all’acqua e al capitale, all’amore, all’ecologia e alla speculazione. Temi che si sono cristallizzati in me da letture e conversazioni con le molte persone che ho incontrato (colleghi, studenti universitari, tassisti, politici, organizzazioni per i diritti umani, commercianti e semplici passanti). Parliamo di problemi con cui le persone sono alle prese a Pristina e in tutta la regione. Il compito che ci siamo prefissati è esaminare i modi in cui i timori locali e regionali si intersecano con quelli delle altre parti del mondo, così come considerare ciò che possiamo imparare dai nostri simili e trovare modi di convivenza meno distruttivi e più continui.

Pensi che la regione balcanica sia ancora alla ricerca di una nuova solidarietà, dopo la guerra del 1991-95?
Premetto che non sono né originaria né un’esperta della regione, tuttavia, viaggiando e lavorando in molti dei Paesi appartenenti all’ex Jugoslavia, ho notato che gran parte del lavoro sulla memoria e la riconciliazione si svolge nella sfera culturale. Gli artisti locali hanno fra loro uno scambio vivace e salutare ‒ e una notevole solidarietà ‒, soprattutto perché spesso lottano con la stessa mancanza di infrastrutture e sostegno governativo.

Qual è l’impegno degli artisti locali?
Le iniziative sono tante, dalle mostre d’arte e biennali a tutti i tipi di progetti incentrati sul patrimonio, teatro e letteratura, danza, musica e scienza. In Kosovo ‒ che sta ancora facendo i conti con gli effetti della guerra del 1999 ‒ artisti e attivisti culturali svolgono un ruolo cruciale nella protezione degli archivi, nel prevenire l’abbandono e il degrado di monumenti, edifici storici o forme più immateriali del patrimonio culturale, nel mantenere vivo il dialogo su questioni dolorose e nel metabolizzarle. Per citare solo due esempi in tal senso, in Kosovo ci sono il Dokufest e Autostrada Biennale, entrambi con sede a Prizren, una bella cittadina non lontano da Pristina.
Il progetto di Manifesta 14, che riunisce partner di Berlino, Belgrado, Pristina, Skopje, Sarajevo, Sofia e Tirana, è dedicato alla coproduzione di spazi comuni e alla creazione di gruppi solidali nei Balcani occidentali e oltre. Questa parte del programma contribuisce al processo di riconciliazione e guarigione e aiuta a costruire nuove relazioni. Oltre a ciò, estende i riflettori internazionali su tutta la regione e fornisce anche un più ampio punto di vista sul contesto geopolitico per coloro che ancora non lo conoscono.

Build up Urban Intervention Brick Factory. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

Build up Urban Intervention Brick Factory. Photo Manifesta 14 Prishtina _ Atdhe Mulla

MANIFESTA E I BALCANI

Pensi che Manifesta 2022, a lungo termine, possa aiutare il processo di integrazione dei Paesi balcanici con l’Unione Europea?
Certamente è un obiettivo su cui stiamo lavorando, tuttavia ci concentriamo su obiettivi più vicini, più tangibili e più quotidiani, come rendere più verde la città, recuperare edifici abbandonati, riciclare i materiali di scarto per realizzare mobili, creare possibilità per attività intergenerazionali e la conservazione degli archivi. Detto questo, crediamo che Manifesta 14 possa richiamare l’attenzione internazionale sull’isolamento del Kosovo e sul mancato rispetto da parte dell’Unione europea del suo impegno di garantire ai cittadini kosovari gli stessi diritti di viaggiare dei cittadini degli altri Paesi ex jugoslavi. Il fatto che all’ultimo vertice dell’UE non si sia voluto affrontare la questione è stato estremamente scoraggiante.

C’è qualche progetto speciale di cui vuoi parlarci?
Annuncio con piacere la decisione del direttore di Manifesta, Hedwig Fijen, di garantire il finanziamento di una nuova istituzione culturale: per almeno cinque anni contribuirà anche a lungo termine a rafforzare l’impegno pubblico e lo scambio culturale; si tratta del Center for Narrative Practice, ospitato in una biblioteca pubblica ormai in disuso, e verterà sulle varie metodologie narrative, come il podcasting, l’autopubblicazione, la scrittura creativa, lasciando spazio anche al giardinaggio.
Siamo già stati contattati da colleghi di tutta la regione desiderosi di far parte del programma, cosa che interpretiamo come un segno che la nuova istituzione stia già soddisfacendo un bisogno e alimentando un desiderio.

Niccolò Lucarelli

https://manifesta14.org/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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