Le mostre dell’estate 2022 tra Argentario e Maremma
Da Capalbio all’isola d’Elba, passando per Castiglione della Pescaia e nell’entroterra, verso Saturnia e Tarquinia. Sono numerosi gli appuntamenti con l’arte e la cultura da scoprire quest’estate visitando l’Argentario e la Maremma. Ecco le mostre da non perdere
Animata dalla rassegna fotografica Imago Orbetello, la cittadina lagunare espone la tragedia umana delle guerre attraverso gli scatti di due veterani italiani del fotoreportage; ma tra i festival corali e diffusi, nell’estate 2022 di questa porzione di Toscana si segnalano anche Hypermaremma e la Biennale dello Scarto. A Capalbio si riflette sulle discriminazioni di genere e razziali con l’intenso dialogo tra Zanele Muholi e Robert Hamblin; Vetulonia celebra la danza dall’arte classica a Canova; a Saturnia si ripercorre l’opera di Gastone Novelli, mentre un’incursione in quel di Livorno è fortemente consigliata per approfondire il pensiero e il ruolo nella storia dell’arte del secondo Novecento di Piero Gilardi. Questo e molto altro fra le mostre da non perdere tra Argentario e Maremma.
‒ Livia Montagnoli
ZANELE MUHOLI E ROBERT HAMBLIN A CAPALBIO
Discriminazione di genere, sociale e di razza. È il focus del progetto che unisce gli artisti e attivisti sudafricani Zanele Muholi (Umlazi, Durban, 1972) e Robert Hamblin (Hillbrow, Johannesburg, 1969), insieme per la prima volta, a Capalbio, per la mostra a cura di Francesca de’ Medici e Davide Sarchioni ospitata presso la Galleria Il Frantoio, fino al 5 ottobre.
Negli ultimi anni il loro lavoro si è sviluppato in parallelo, concentrandosi sulla condizione delle donne nere queer in Sudafrica nel caso di Muholi – nel tentativo di “riscrivere una storia visiva nera, queer e trans del Sudafrica, in modo che il mondo conosca la nostra resistenza ed esistenza al culmine dei crimini di odio in Sudafrica e altrove” ‒ e su questioni relative alla politica corporea della mascolinità queer e bianca nel caso di Hamblin, fotografo e pittore transgender che ha vissuto come donna queer l’epoca dell’Apartheid. Il progetto che li vede insieme in Toscana è stato concepito proprio per Capalbio, ed è un messaggio di speranza, che prende però le mosse dall’impegno individuale e collettivo nel cambiare in meglio la società. Dei sessanta lavori presentati, molti sono ritratti (e autoritratti), alcuni inediti, dalla serie fotografica Somnyama Ngonyama: Hail the Dark Lioness, in cui Muholi si autorappresenta con abiti, accessori e oggetti legati metaforicamente a storie di discriminazione e violenza, alla grande fotografia a stampa in gelatina d’argento Massa + Maids, Hout Bay (2009) di Humblin, qui presente anche con numerosi autoritratti a inchiostro su carta dal segno convulso e impulsivo. Ciò che accomuna tutte le opere in mostra è l’urgenza di concepire l’espressività artistica, filtrata attraverso esperienze personali, come atto politico di sensibilizzazione. A corredo, il Frantoio organizza incontri, talk e tavole rotonde per approfondire il tema delle discriminazioni sociali, di razza e di genere.
LA PROFESSIONE DEL FOTOREPORTER DI GUERRA A ORBETELLO
Fino al 21 agosto (solo la sera, dalle 18.30 alle 23), la Polveriera Guzman di Orbetello ospita la mostra fotografica Zone di conflitto, nell’ambito della programmazione del festival Imago Orbetello, quest’anno giunto alla decima edizione. Gli scatti esposti raccontano la tragedia della guerra attraverso l’obiettivo dei fotoreporter Francesco Cito (Napoli, 1949) e Ivo Saglietti (Tolone, 1948). Il primo è stato, nel 1980, uno dei primi testimoni del conflitto in Afghanistan, al seguito di gruppi guerriglieri che combattevano l’Armata Rossa; a lui si devono anche fotoreportage sulla camorra, scatti da inviato al fronte in Libano, per tutti gli Anni Ottanta. Seguirà poi la questione palestinese e la Guerra del Golfo. Saglietti documenta, invece, già a partire dagli Anni Settanta, situazioni di conflitto e crisi in America Latina, Balcani e Medio Oriente, da una terribile epidemia di colera in Perù alla dittatura militare di Pinochet, alla guerra in Kosovo. Suoi anche reportage di grande intensità sulla tratta degli schiavi dal Benin alle piantagioni di canna da zucchero in Repubblica Dominicana e Haiti e sulla diffusione delle malattie infettive nei Paesi del Terzo Mondo.
L’ESTASI DELLA DANZA TRA L’ANTICHITÀ E CANOVA A VETULONIA
A tempo di danza. Come le cinque danzatrici restituite dalla Villa dei Papiri di Ercolano, o il gesso di Canova raffigurante una danzatrice con il dorso delle mani poggiato sui fianchi, e gli affreschi sul tema di epoca romana, provenienti dall’area vesuviana. Fino al 6 novembre, il Museo Civico Archeologico di Vetulonia (MuVet) ospita la mostra A tempo di danza. In Armonia, Grazia e Bellezza, forte di prestiti importanti in arrivo dal MANN di Napoli e dall’Accademia delle Belle Arti di Carrara. L’arte performativa viene celebrata attraverso testimonianze confluite nella Collezione Farnese dalle domus di Ercolano e Pompei (affreschi, sculture in bronzo e marmo, gemme), che si riverberano nell’opera di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), presente in mostra con due gessi, ispirato dall’arte classica nel ricercare l’estasi della bellezza e l’armonia delle forme espresse dalle sue ballerine. In esposizione anche le foto di Luigi Spina (Napoli, 1966), fotografo di antichità recentemente protagonista al MANN con gli scatti che svelano i depositi del museo archeologico napoletano.
LA BIENNALE DELLO SCARTO TRA GROSSETO E CASTIGLIONE DELLA PESCAIA
La Biennale dello Scarto 2022-2024, ideata e curata dall’artista Rodolfo Lacquaniti, popola per tutta l’estate il paesaggio naturale e urbano di Grosseto e Castiglione della Pescaia con installazioni di grandi dimensioni realizzate con materiale riciclato (la prima edizione, nel 2018, faceva base a Venezia). Il tema ‒ l’energia circolare, gli scarti e gli scartati – ha stimolato gli artisti a lavorare sulla storia locale in relazione alle dominazioni che si sono avvicendate nei secoli e a viandanti, mercanti, pellegrini che hanno percorso e vissuto il territorio. A I tre illuminati (Italo Calvino, Georg Solti e Carlo Fruttero) di Castiglion della Pescaia, a al Viandante San Guglielmo (realizzato con scarti di sportello in ferro, vari tipi di manufatti agricoli, parte di una balestra, chiodi da falegname, incudine da calzolaio) posizionato presso l’Eremo di Malavalle, si aggiunge Il fiore della vita realizzato da Lacquaniti per gli scavi di Vetulonia (dal 6 agosto).
https://www.labiennaledelloscarto.com/
HYPERMAREMMA 2022, IL FESTIVAL DI ARTE AMBIENTALE
Va avanti fino al 30 settembre la quarta edizione di Hypermaremma, festival di arte ambientale che celebra i luoghi e l’identità della Maremma (500mila ettari di terra, 420mila cinghiali, 360 chilometri quadrati di campi di grano, 2mila butteri, 151 torri di avvistamento, 100 chilometri di spiagge) attraverso una serie di interventi site specific. Alla spiaggia della Tagliata di Ansedonia, fino al 30 agosto, si incrociano i Giocolieri dell’armonia di Giuseppe Gallo; Claudia Comte ha lavorato con tronchi di pino del Monte Amiata nei campi di Pescia Fiorentina, dove fino al 30 settembre campeggia la scritta, sviluppata per oltre cento metri in lunghezza, In nature nothing exists alone; alla Rocca Aldobrandesca di Talamone, fino al 30 agosto, campeggia e illumina la notte il neon blu elettrico di Maurizio Nannucci, Ships that pass in the night. Si apprezzerà dal 29 luglio (fino al 30 settembre) l’intervento site specific di Guglielmo Maggini per la Porta Medina di Orbetello: The big burnout è un festone di resine brillanti che circonda la facciata della porta. Il 30 luglio si svela anche l’opera di Gianni Politi in un campo di girasoli di Talamone, performance che attiverà dieci vele da windsurf dipinte dall’artista, dapprima monoliti di colore piantati in terra, mossi dal vento, poi in viaggio per ripercorrere l’infanzia dell’autore.
SULLA ROTTA TRA ORIENTE ED ETRURIA ALL’ISOLA D’ELBA
Il Museo Archeologico Barcocaio di Rio nell’Elba si presenta ai turisti che visitano l’isola durante l’estate dopo gli interventi strutturali che ne hanno ammodernato gli spazi. L’occasione è offerta dalla mostra Il ferro e l’oro. Rotte mediterranee tra Etruria e Oriente (fino al 2 ottobre), che indaga il rapporto commerciale e culturale che si stabilì tra Etruria, Grecia e Vicino Oriente tra VIII e VII secolo a.C. Sull’isola dell’arcipelago toscano, i mercanti in arrivo dal Mediterraneo orientale erano attirati dai giacimenti di ferro, che valsero intensi scambi e l’arrivo di una ricca produzione artistica di area greca in Etruria. Insieme a questi oggetti, la mostra documenta – attraverso i corredi funebri delle monumentali tombe gentilizie dell’Etruria mineraria – anche la produzione in stile orientale da parte di artigiani e artisti locali, stimolata dalla circolazione di questi oggetti.
GASTONE NOVELLI A SATURNIA
Sul dialogo tra archeologia, paesaggio e arte contemporanea si fonda l’antologica di Gastone Novelli (Vienna, 1925 – Milano, 1968) al Polo Culturale Pietro Aldi di Saturnia, a cura di Guglielmo Buda e Anna Cristina Caputi, visitabile fino all’inizio del 2023. Disegni, dipinti e sculture dell’artista, esponente della corrente informale, impegnato nell’ultimo decennio della sua carriera nella creazione di un “linguaggio magico”, dialogano qui con una selezione di reperti etruschi e romani della collezione archeologica Ciacci. Confronto non peregrino, considerando la fascinazione di Novelli per la storia e il territorio di Saturnia, dove acquisterà una casa in prossimità delle cascate di Gorello, lasciandosi ispirare dalle colline maremmane, dalla risalita delle acque sulfuree che caratterizzano la zona termale, dalla presenza nell’area di numerosi insediamenti e reperti archeologici. A Saturnia, Novelli dedicherà la serie di opere esposte in mostra, quelle concentrate su una rilettura dell’antico come le sculture che indagano la rappresentazione della collina. L’ultima parte del percorso è dedicata alla casa d’artista concepita da Novelli a ridosso delle cascate.
LE CERAMICHE DI ATTILIO QUINTILI A TARQUINIA
Nell’ambito della seconda edizione del Premio Città di Tarquinia “Luciano Marziano”, l’Auditorium San Pancrazio ospita la mostra sull’opera di Attilio Quintili (Terni, 1964), a cura di Irene Biolchini. Lo scultore ceramista umbro, cresciuto a contatto con la tradizione ceramica di Deruta nell’azienda di famiglia, ha fatto della tecnica del lustro il proprio campo di sperimentazione, indagando le potenzialità espressive dell’iridescenza, per esplorare il rapporto tra spiritualità e materia. Si avvicina così a un’espressività informale, centrata sulla forza del gesto artistico, che produce forme naturalmente generate in blocchi di argilla fresca. Nero argenteo. All’ombra della luce mette in mostra gli esiti della ricerca avviata negli ultimi decenni, qui a confronto con il passato del territorio e con il lascito della cultura etrusca. Il nero argenteo delle ceramiche di Quintili è coerente con il gesto creativo, concentrato sulla potenza delle deflagrazioni della materia, che si presenta squarciata, lasciando immaginare una connessione con l’Oltre. Fino al 15 agosto.
L’OPERA DI PIERO GILARDI A LIVORNO
Sono esposti anche gli iconici Tappeti-Natura creati a partire dalla metà degli Anni Sessanta (risale al 1963 la prima mostra Macchine per il futuro: due anni più tardi debuttano i tappeti) nella personale di Piero Gilardi (Torino, 1942) al Museo della Città di Livorno visitabile fino al 4 settembre. L’unica data italiana per il 2022 dell’artista torinese (mentre fino all’inizio del 2023 prosegue l’esposizione a lui dedicata al Magazzino Italian Art di Cold Spring, New Jersey) ripercorre una carriera che si protrae per oltre mezzo secolo nel segno di una costante (e precoce) attenzione ai temi ecologici. I tappeti di Gilardi riproducono, attraverso l’utilizzo del poliuretano espanso, frammenti di ambienti naturali in cui si cerca l’effetto mimetico: invitando alla fruizione ludica dell’opera d’arte, l’autore denuncia al contempo lo stravolgimento degli ambienti naturali causato da industrializzazione (galoppante all’epoca dei primi lavori, negli anni del boom economico), inquinamento e cambiamento climatico (nel 2008 fonda a Torino il Parco Arte Vivente, basato proprio sulla dialettica natura/cultura). Questa sensibilità lo porterà, alla fine degli Anni Sessanta, ad abbandonare la produzione di opere, per ispirare riflessioni e rassegne su Arte Povera, Land Art e Antiform Art, nel momento della loro elaborazione teorica, abbracciando l’attivismo dell’arte impegnata.
La mostra livornese documenta anche la fase più recente (concentrata negli Anni Novanta) delle installazioni interattive multimediali.
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