Le mostre da non perdere al Museo del Prado di Madrid questa est
Estate al Prado: novità nella collezione permanente, un itinerario in chiave astronomica e la riscoperta di Luis Paret, pittore rococò contemporaneo di Goya
Malgrado la pandemia e gli scarsi flussi di turismo internazionale, il Museo del Prado ha chiuso il bilancio del 2021 con una crescita esponenziale degli ingressi, un aumento delle sponsorizzazioni e con un cauto ottimismo verso il futuro. Per la fine luglio è previsto infatti l’atteso inizio delle opere di ristrutturazione del Salón de Reinos, il nuovo ampliamento del museo firmato Norman Foster.
Il Prado – che durante il recente vertice Nato di Madrid ha ospitato una cena di lavoro dei capi di Stato e che ha incrementato l’interesse popolare anche attraverso le reti sociali, con un account TikTok seguito da più di 400mila persone – si conferma un museo vivo, in continuo fermento, che non smette mai di stupire con allestimenti nuovi e proposte espositive appassionanti, ben curate dal punto di vista storico e scientifico. Ecco le mostre per l’estate 2022.
– Federica Lonati
PITTURA GOTICA E GALLERIA JONICA
Tra le novità nel percorso di visita della collezione permanente c’è il recente riallestimento delle sale dedicate alla pittura gotica (51 A e 51 B, al piano terra), caratterizzate dal colore azzurro intenso delle pareti, fresco e luminoso, sulle quali risalta il cromatismo delle tavole gotiche. “Un nuovo colore per provocare effetti e sensazioni nuove nel pubblico”, spiega Joan Molina, capo del dipartimento di pittura gotica del museo, che ha scelto proprio questa tonalità intensa per attrarre la vista e la curiosità dei visitatori verso una sezione forse meno nota del museo. L’azzurro intenso vuole evocare anche profumi, luci e suoni degli ambienti tardomedievali dove originariamente si fruiva questo tipo di arte.
Altrettanto scenografico è l’allestimento della nuova Galleria Jonica, un corridoio finestrato al primo piano del museo, con accesso diretto dalla Galleria Centrale, che si affaccia sul Paseo del Prado. Tale spazio – che già alla fine dell’Ottocento era destinato proprio alla scultura – è stato ristrutturato per ospitare 56 opere, perlopiù busti ma anche statue e bassorilievi, dall’antico Egitto alla statuaria greco-romana, dal Rinascimento al Barocco. Rappresentano un saggio della varietà delle collezioni d’arte plastica presenti nel museo e delineano, nell’insieme, i canoni del modello classico tanto amato dai collezionisti di tutti i tempi.
RIFLESSI DEL COSMO, 20 OPERE VISTE “AL TELESCOPIO”
L’idea di offrire al pubblico una lettura inedita dei capolavori del passato, che sia più attuale e di carattere interdisciplinare, ha indotto la direzione del museo a coinvolgere personalità estranee al mondo dell’arte. Montserrat Villar, astrofisica del CSIC (Consiglio superiore per la ricerca scientifica) che si dedica allo studio delle galassie attive, è la guida d’eccezione alla scoperta degli inaspettati Riflessi del cosmo presenti in una ventina di quadri del museo. L’itinerario – suddiviso in quattro sezioni dedicate al (falso) mito medievale della Terra piatta, alle figure mitologiche convertite in stelle, alla luna che perdette la sua purezza e alla rivoluzione del telescopio – è facilitato da un opuscolo (in spagnolo e in inglese, grazie all’appoggio del gruppo di American Friends del museo) che, sala per sala, presenta quest’inedita quanto complessa caccia al tesoro, basata sulla percezione dei corpi celesti presenti sia nella pittura e sia scultura, soprattutto tra Quattrocento e Seicento. Si scopre così che Rubens ritrae Saturno divorando un figlio caratterizzandolo con tre stelle luminose, le stesse che in quegli anni Galileo osserva con il suo telescopio. E che la luna sulla quale poggia l’Immacolata Concezione di Rubens o di Tiepolo non è in realtà quel globo luminoso e incorrotto simbolo della purezza della Vergine, ma mostra già i segni di un pianeta “corrotto”, dove sono presenti valli e montagne, così come osservato al telescopio da Galileo o da altri astronomi nordici come Keplero. Nella pittura fiamminga, come la Vista di Bruegel (serie dei Cinque sensi, dipinta a quattro mani con Rubens) è ritratto proprio uno dei primi telescopi dell’epoca, strumento che aprì la vista all’uomo verso nuovi orizzonti. Una curiosità: Giovanni dal Ponte (Firenze, 1376-1457), pittore toscano dell’epoca di Masaccio, nella tavola sulle Sette arti liberali dipinge Tolomeo al centro della scena, ai piedi dell’astronomia, forse per sottolineare la convinzione del celebre studioso della sfericità della terra.
Itinerario Riflessi del cosmo
Museo Nazionale del Prado
Paseo del Prado, fino al 16 ottobre
LUIS PARET, UNA RISCOPERTA DELL’EPOCA DI GOYA
Sono una gradevole scoperta le opere di Luis Paret (1746-1799), pittore spagnolo nato nello stesso anno di Goya al quale il Prado dedica la mostra temporanea dell’estate. Fu proprio Goya, infatti, ad offuscare la fama del più significativo esponente della tradizione rococò francese in Spagna, un artista ancorato all’estetica del XVIII secolo, ma non per questo privo di gusto e di inventiva. Il Watteau spagnolo, come viene considerato forse in maniera limitativa, era un personaggio erudito legato alla figura dell’Infante don Luis di Borbone (fratello del re Carlo III), che ne seguì le vicende biografiche compreso l’esilio di sei anni a Portorico, rimanendo a lungo ai margini della scena culturale madrilena. Curata da Gudrum Maurer, conservatrice del museo, la prima monografica dedicata a Paret raggruppa un’ottantina di opere, tra dipinti e disegni, con vivaci scene di genere e d’ambiente contemporaneo, paesaggi costumbristi, ma anche soggetti religiosi e di carattere allegorico. Vale davvero la pena scoprire la figura di un artista sensibile e creativo che seppe fissare sulla tela gli usi e i costumi della società del suo tempo, così come disegnare il catalogo delle rare specie animali che collezionava il suo stravagante signore. Al rientro in Spagna, Paret si dedica a dipingere paesaggi dall’atmosfera bucolica (come la bellissima serie dei porti del Nord, commissionata dal re Carlo IV), diviene accademico di San Fernando e si adegua alla moda neoclassica creando grandi pale di soggetto religioso, per gli altari da lui stesso progettati.
Luis Paret
Museo nazionale del Prado
Paseo del Prado, fino al 21 agosto
www.museodelprado.es
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