A Istanbul riapre la Cisterna Basilica grazie a un’alleanza italo-turca
Un nuovo sistema di percorsi e di illuminazione per le 336 colonne del celebre monumento ipogeo Yerebatan Sarnici, grazie al connubio tra Atelye 70 di Istanbul e Insula architettura e ingegneria e Studioillumina di Roma
Una città, Istanbul. Un luogo, la Cisterna Basilica. Tre interventi, un restauro, il nuovo percorso di visita, il progetto di illuminazione. Venerdì 22 luglio 2022 è stata inaugurata la Yerebatan Sarnici, il notissimo monumento sotterraneo di epoca bizantina il cui ingresso si affaccia sulla piazza di Santa Sofia. Con una suggestiva cerimonia il sindaco Ekrem Imamoğlu, promotore dell’iniziativa tramite il committente Dipartimento dei Beni culturali della Grande Municipalità di Istanbul (IBB), ha riaperto il monumento, oggetto dal 2018 di una opera di restauro e consolidamento affidata allo studio Hera Restorasyon e di un nuovo progetto di musealizzazione firmato dallo studio Atelye 70 di Istanbul insieme agli studi romani Insula architettura e ingegneria (studio co-fondato da chi firma questo articolo) e Studioillumina.
Quest’incarico è l’ultimo episodio di una collaborazione più che decennale tra lo studio Atelye 70 di Istanbul e Insula architettura e ingegneria di Roma, dopo la vittoria del mega concorso internazionale per il nodo di scambio e il parco archeologico di Yenikapi e l’incarico a seguito di concorso per il masterplan per il recupero delle ex concerie di Denizli, entrambi del 2012; il progetto per un ponte pedonale sospeso, sempre a Denizli nel 2014; e la realizzazione a seguito di concorso del 2020, del parco di Alibeykoy nel Corno d’Oro, attualmente in corso d’opera.
LA CISTERNA BASILICA DI ISTANBUL
La Cisterna Basilica di Istanbul – in turco Yerebatan Sarayi, nome che significa palazzo sommerso – risale all’epoca dell’imperatore Costantino, ed è stata ampliata nel 532 dall’imperatore Giustiniano (527-566), durante il periodo d’oro dell’Impero Romano d’Oriente. È un’architettura ipogea a pianta rettangolare con una dimensione di circa 140 metri per 70, scandita da 336 colonne di spoglio alte 9 metri disposte su dodici file e distanziate l’una dall’altra di 4,80 metri e caratterizzate da basi e capitelli di differente stile e dimensione.
La monumentale opera idraulica alimentata dall’acquedotto di Valente, costituiva la riserva d’acqua del palazzo imperiale e dei luoghi limitrofi; dimenticata per tutto il Medioevo, è stata poi riscoperta per caso nel XVI secolo. Aperta al pubblico nel 1987, è diventata uno dei monumenti più iconici da vedere anche durante una breve permanenza nella capitale culturale della Turchia. I muri perimetrali che racchiudono questo spazio sorprendente di quasi 10mila metri quadri di superficie sono mattoni murati con malta impermeabile ed hanno uno spessore di ben 4 metri per contenere un volume d’acqua pari a 80 milioni di litri.
IL NUOVO PROGETTO PER LA YEREBATAN SARNICI DI ISTANBUL
L’entusiasmo e al tempo stesso il peso della grande responsabilità di dover inserirsi in un contesto così radicato nella storia ha portato i progettisti ad intervenire con un disegno minimale finalizzato a smaterializzare la sua stessa dimensione fisica e a rendere semplicemente praticabile il maestoso spazio, affidando al nuovo progetto di illuminazione il compito di esaltare la monumentalità del palazzo sommerso. L’incarico è stato conferito alla fine del 2020, quando il restauro era già in fase avanzata. Il cantiere è stato portato a termine in soli 8 mesi: è stata demolita la vecchia passerella in calcestruzzo armato e riprogettato l’itinerario di visita che si sviluppa ora su una lunghezza di circa 350 metri e su una superficie di 1.400 metri quadri. Il nuovo camminamento, che ha un’ampiezza variabile da 1,3 a 3 metri, si snoda su leggere passerelle metalliche: il visitatore si trova così a camminare quasi sul pelo dell’acqua e ad ammirare la bellezza e la piena altezza delle volte sovrastanti.
Il percorso di visita si snoda come un anello ed è concepito in modo da lasciare al visitatore la sensazione sorprendente di percorrere una “sequenza infinita”: partendo da uno dei due lati corti, dove sono situate le scale di ingresso e di uscita, si attraversa lo spazio fino a raggiungere il lato corto opposto, dove si trovano le famose colonne con il basamento costituito da due teste di gorgone rovesciate. Da lì percorso si snoda tornando indietro fino al punto di partenza. Soltanto alcuni episodi punteggiano la ripetitività quasi ipnotica dello spazio fornendo dei punti di riferimento, come la famosa colonna “piangente”, probabilmente proveniente dall’Arco di Trionfo di Teodosio del IV secolo, o la colonna “quadrata” o alcuni interventi di consolidamento in mattoni o in cemento, particolarmente invasivi, ma non per questo meno suggestivi, realizzati negli ultimi tre secoli. Sul percorso di ritorno è stata realizzata, su richiesta della municipalità, anche una piattaforma per eventi.
LA NUOVA ILLUMINAZIONE DELLA CISTERNA BASILICA
Aspetto fondamentale dell’intervento è l’introduzione di un concetto di illuminazione completamente nuovo, sviluppato da StudioIllumina e realizzato sotto il diretto controllo di Adriano Caputo dalla azienda turca TEPTA Lighting e per il quale sono stati utilizzati oltre 750 differenti corpi illuminanti. Portare la luce in un luogo che per definizione è sempre stato completamente al buio ha rappresentato una sfida e un’opportunità. Piuttosto che procedere con una illuminazione omogenea e costante viene proposta una narrazione concettuale, che prevede diversi scenari percettivi basati sull’esaltazione della labirintica sensazione di infinito che offre l’impressionante selva di colonne di un luogo che sembra destinato al sacro o al mistico e non ad una funzione puramente utilitaristica. Il percorso di andata, svelato solo dal controluce, è concepito come l’addentrarsi in una foresta: è ispirato dal mondo antico delle miniature, un omaggio al mondo orientale in cui la prospettiva non ha un’importanza centrale, ma tende invece a scomparire per lasciare spazio al disegno al tratto e alle forme. In quest’ottica l’ingresso nella “selva” è affiancato da elementi bidimensionali che accompagnano il visitatore alla scoperta di in un luogo senza tempo. Un solo proiettore, posizionato dalla parte opposta rispetto alla direzione di percorrenza, illumina dal basso ogni colonna e l’utilizzo di una diminuzione graduale dei livelli di luminosità a mano a mano che ci si addentra nello spazio sotterraneo, porta l’esperienza del visitatore verso un’esplorazione quasi archeologica e più personale della cisterna. Le colonne con le teste di Medusa rappresentano la fine del viaggio di andata: qui avviene la transizione fra il mondo orientale della luce “sottile” e il mondo occidentale della luce “materica”. E qui, in un luogo di sospensione e di riflessione, il visitatore tornerà indietro, dopo essersi soffermato sulle due figure mitologiche le cui teste furono rovesciate probabilmente per proteggerlo dal terribile destino che avrebbe colto colui che avesse avuto il coraggio di guardarle dritte negli occhi.
Da questo momento in poi inizia il viaggio di ritorno e il mondo bidimensionale lascia spazio a quello tridimensionale, che svelerà la Cisterna nel suo aspetto strutturale e architettonico. Le luci, che nel percorso di andata illuminavano le colonne in controluce, svelano adesso le membrature architettoniche in tutta la loro pienezza e tridimensionalità. Durante il percorso, ad intervalli inattesi e per pochi suggestivi istanti, la luce si colora tingendosi delle atmosfere caratteristiche della Turchia, trascolorando da acquamarina ad ambra. Le cromie sono quelle della zultanite, la gemma anatolica che cambia il suo colore, passando da vibrazioni turchesi acquamarina, se sottoposta alla luce naturale, fino al color ambra, se esposta alla tremula luce di una fiaccola. Il viaggiatore, a questo punto, è trasformato e porta con sé l’essenza della percezione cromatica dell’esperienza raggiunta.
Sino a settembre 2022 saranno esposte a Yerebatan Sarayi alcune opere di artisti turchi. Nel frattempo, in città, nel nello spazio di Arter Dolapdere, splendido museo d’arte contemporanea, insieme ad altre significative esposizioni, come ad esempio quella di Ahmet Doğu Ipek A Halo of Blackness Upan our Heads, e la collettiva di artisti turchi Locus Solus, anche la splendida installazione Resounding Io del sound artist americano Bill Fontana che interpreta suoni, rumori e suggestioni provenienti proprio da questo splendido monumento, con uno stretto e significativo rimando fra l’antichità e la contemporaneità.
– Eugenio Cipollone
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