Gli Amici della Triennale abbandonano la Triennale. Polemica estiva nella cultura milanese

Casus belli, le regole della nuova convenzione, che esautorerebbe i soci dalla governance dell’istituzione milanese e imporrebbe condizioni inaccettabili.

A pochi giorni dalla bufera scoppiata su Roma, che vede al centro Stefano Boeri e l’amministrazione capitolina, arriva la notizia dello scioglimento degli Amici della Triennale, che dal 2018 supporta l’istituzione di cui l’archistar è presidente. Due casi differenti ma in qualche modo analoghi, a cui fa da sfondo la perdita della pluralità di voci del dibattito culturale e del sistema organizzativo alla base delle attività del museo. L’associazione non profit, presieduta dall’architetto Elena Tettamanti, ha in questi anni supportato l’istituzione milanese tramite un modello di mecenatismo che ha coinvolto aziende, enti e fondazioni, offrendo uno speciale programma di tesseramento ai suoi soci e proponendo progetti e attività indirizzati in particolare ai giovani. I problemi nascono al rinnovo dello statuto, in quanto i termini imposti nella nuova convenzione tra l’associazione e la Triennale di Milano esautorano di fatto la prima da ogni possibilità di governance all’interno del Consiglio di Amministrazione, vincolandonel’autonomia. “Volevamo esprimere tutta la nostra grandissima delusione nel constatare il cambiamento radicale imposto dalla nuova convenzione alla mission della nostra Associazione prevista anche dal nostro Statuto”, hanno dichiarato i soci, facendo riferimento alle nuove condizioni che fanno sì che, “l’Associazione sia completamente snaturata di tutte le caratteristiche che l’hanno resa unica nel mondo della cultura e delle istituzioni e non ne comprendiamo le ragioni. Tutto ciò ha condotto i soci dell’Associazione a perdere fiducia nella permanenza di un rapporto di collaborazione con Triennale e a chiedere al Consiglio l’avvio del processo di scioglimento dell’Associazione”.

Facciata © Triennale Milano foto Gianluca Di Ioia (1)

Facciata © Triennale Milano foto Gianluca Di Ioia

I MOTIVI DELLO SCIOGLIMENTO DEGLI AMICI DELLA TRIENNALE

Ma come si è arrivato a questo cambio di rotta sancito dalla nuova convenzione? A rispondere è la presidente Tettamanti, che ha raccontato ad Artribune: “La vecchia convenzione, rimasta valida negli ultimi quattro anni, prevedeva che l’associazione per essere all’interno della governance di Triennale versasse il 30% dei fondi emessi dal Ministero e dal Comune. Una cifra rimasta sempre attorno ai 440 mila euro più i costi di gestione, toccando complessivamente ogni anno 600 mila euro. Negli ultimi anni del Covid, grazie anche al PNRR, i fondi pubblici sono però aumentati, ma è stata fatta una deroga direttamente dal presidente Boeri per permettere all’associazione di poter versare sempre la medesima quota. Abbiamo chiesto una deroga per il secondo anno consecutivo che, tuttavia, non è mai arrivata”. Questo è stato il motivo dei contrasti avvenuti durante il consiglio dello scorso 10 marzo, il primo passo che ha indotto gli Amici della Triennale alla decisione dello scioglimento. “La nuova convenzione è poi arrivata a giugno ma le condizioni erano cambiate: le aziende, con cui avevamo fatto negli anni scorsi dei progetti speciali, non erano più contemplate. Avremmo dovuto portare 200 mila euro in consiglio più 110 mila di spese solo con i privati, ma senza la possibilità di un ruolo all’interno della governance”. Nessuno decide di aderire a tali condizioni: Elena Tettamanti rifiuta la candidatura per la nuova presidenza e viene seguita dai soci, che decidono di concerto di avviare lo scioglimento degli Amici della Triennale. Un procedimento che si concretizzerà nella prossima assemblea di settembre, dando a tutti la possibilità di usufruire dei vantaggi della member card fino alla sua scadenza, ma senza la prospettiva di una ripresa delle attività. Insomma avendo la Triennale ottenuto più fondi dallo stato, per essere della partita l’associazione degli Amici avrebbe dovuto versare conseguentemente di più. Non potendo farlo, avrebbe diluito il suo potere decisionale nell’istituzione.

Corrado Levi. Tra gli spazi. Exhibition view at Triennale, Milano 2020 © Triennale Milano. Photo Gianluca Di Ioia

Corrado Levi. Tra gli spazi. Exhibition view at Triennale, Milano 2020 © Triennale Milano. Photo Gianluca Di Ioia

SCIOGLIMENTO DEGLI AMICI DELLA TRIENNALE: UNA CONVENZIONE IMPOSSIBILE

A deludere maggiormente è il mancato riconoscimento di un lavoro continuativo proseguito anche durante gli anni più duri del Covid, del valore di un apporto culturale ancorché economico dato alla Triennale, oltre all’impossibilità di perpetrare un modello di mecenatismo culturale raro da trovare nel panorama italiano. “Non comprendiamo perché dai soci dell’Associazione siano state escluse le aziende che in questi anni hanno dato un contributo economico significativo alla stessa Triennale”, proseguono i soci, “come  sia possibile immaginare senza l’apporto delle aziende che l’Associazione sia in grado di raccogliere risorse per oltre €300mila con le sole persone fisiche; perché sia stato eliminato qualsiasi spazio di iniziativa e libertà nella scelta dei temi e dei progetti subordinati tassativamente alle indicazioni di Triennale;  come sia possibile concepire una programmazione pluriennale quando Triennale può ogni anno disdire a suo piacimento la Convenzione; il potere esclusivo di Triennale di gestire la comunicazione di qualunque attività della nostra Associazione; la presenza di  ben due rappresentanti di Triennale nel CDA dell’Associazione a scapito della rappresentanza dei soci”. Eccolo il cahier de doleance.

“UNA PERDITA PER MILANO E PER IL PAESE”. IL COMMENTO DI MARIO CUCINELLA

Ad aggiungere un commento personale alla vicenda è stato Mario Cucinella, membro degli Amici della Triennale coinvolto dall’associazione in numerosi progetti con scuole e ragazzi. “Oggi Milano perde un’associazione, gli Amici della Triennale, che in questi anni si è occupata di sensibilizzare i temi dell’arte, del design e dell’architettura nella società civile e soprattutto nei giovani”, ha spiegato in una nota. “Il coinvolgimento delle nuove generazioni, la possibilità di partecipare alla vita culturale gratuitamente aveva permesso a molti di vedere l’arte come un fatto quotidiano. Coinvolgere la next generation EU è stato uno degli impegni più importanti insieme a tante iniziative divulgative e di conoscenza che questa associazione non potrà più fare. In un paese che a tante difficoltà le associazioni culturali sono il supporto necessario che avvicina le persone alle istituzioni e sono e saranno sempre più importanti per il paese. Non perde solo Milano ma il Paese perché perde un’azione virtuosa, perde un esempio da moltiplicare per il bene e per la crescita dei giovani”, prosegue. “Le ragioni di quello che è successo vanno esplorate e capite per il bene di tutti. Ho partecipato agli incontri con i giovani dei licei e non posso dimenticare l’entusiasmo e la curiosità di questi ragazzi. Come anche la dedizione dei soci e dell’instancabile e appassionato lavoro di Elena nel portare avanti, con senso civico e di responsabilità nei confronti di Milano, un’azione importante per tante persone. Queste associazioni vanno difese e coltivate e non si possono perdere”.

– Giulia Ronchi

https://triennale.org/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

Scopri di più