Morto il pittore Enrico Della Torre. Il ricordo di Angela Madesani

Allievo di Achille Funi, ha realizzato nel corso della sua carriera numerose, preziose edizioni. È stato un maestro della pittura informale

Pittore raffinato, schivo, Enrico Della Torre è morto a 91 anni. Si trovava a Teglio in Valtellina, dove da ormai molti anni passava parte del suo tempo fra la quiete delle montagne. Faceva parte di quel gruppo di artisti arrivati subito dopo la fine della seconda guerra a Milano dalla provincia lombarda, precisamente da Pizzighettone, per studiare al Liceo Artistico di Brera. Per i giovani di quel periodo lo studio dell’arte rappresentata una boccata d’aria rispetto a quello che era toccato loro da bambini, tra divise, moschetti, parate.

CHI ERA ENRICO DELLA TORRE

Nel ’51 a vent’anni si iscrive all’Accademia per frequentare la scuola di Achille Funi. Della Torre era un uomo silenzioso, parlava sempre a bassa voce e raccontava la sua storia con parsimonia. Molti anni fa ho curato una mostra di suoi disegni, molto eleganti, raffinati ed ero andata a trovarlo in studio dove mi aveva mostrato anche le sue preziose edizioni. Era questa una delle parti più intense del suo lavoro, alla quale si dedicava con maggior impegno attraverso disegni e incisioni. Aveva accompagnato con la sua opera, tra gli altri, gli scritti di John Donne, Vittorio Sereni, Novalis, Giovanni Pascoli, Camillo Sbarbaro, Giovanni Raboni, Ezra Pound, Tommaso Landolfi, Lucrezio. Con lui era spesso la moglie Christa, una simpatica e schietta signora tedesca, con la quale era facile comunicare. Nel 1954 il giovane Enrico era andato a Roma per studiare alla Scuola di Pittura di Roberto Melli, un artista significativo, poco ricordato.

LA PITTURA DI ENRICO DELLA TORRE

In quegli anni Cinquanta inizia a pensare a deviare il corso della sua arte per avvicinarsi alla pittura informale, fortemente segnata dall’osservazione dei paesaggi delle sue campagne, ma anche dalla lettura dei testi di Francesco Arcangeli, critico intelligente, che ha dedicato molto pagine a quel tipo di pittura e che ha focalizzato proprio quel passaggio dalla figurazione all’Informale.  Enrico aveva esposto nella seconda metà dei Cinquanta all’Ariete di Beatrice Monti, un luogo dove i giovani trovavano uno stimolante terreno di dialogo. A presentarlo era stato Guido Ballo, che guardava con grande interesse ai giovani usciti dall’Accademia. E quindi in Italia e all’estero aveva lavorato molto, dando vita a parecchie stagioni pittoriche anche assai diverse fra loro. Negli ultimi venti anni molte sono state le mostre dedicate alla sua opera, anche in ambito pubblico. Il suo è un lavoro che necessita, oggi più che mai, di essere collocato, con il posto che gli spetta, nell’ampio panorama della pittura italiana del secondo dopoguerra. Utili in tal senso sono i cataloghi generali della sua opera grafica (a cura di Claudio Parmiggiani) e della sua opera pittorica (a cura di Francesco Tedeschi) editi da Skira.

– Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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