Barcellona, si sa, è la patria di Antoni Gaudí e del Modernismo. Per conoscere a fondo questo stile architettonico non basta passeggiare per il quartiere dell’Ensanche o visitare Casa Batló, la Pedrera o il Parque Guell. Tantissimi arredi, decorazioni e opere d’arte, provenienti proprio dai più bei palazzi modernisti della città, sono esposti nelle sale del Museo Nazionale d’arte di Catalogna, al Montjuic, e nel Museu de Disseny, un ampio e moderno spazio dedicato alle arti decorative in Plaza de Glòries. In più, oggi si può anche salire sulla cima dell’ex Torre Agbar (oggi Mirador Glòries) e ammirare dall’alto dei suoi 140 metri le linee di sviluppo urbanistico dell’Ensanche, il quartiere residenziale disegnato da Ildefonso Cerdá nella seconda metà dell’Ottocento, dove sorge la maggior parte degli edifici firmati dagli architetti modernisti. Questa torre svetta sull’avenida Diagonal, al centro del distretto tecnologico di Barcellona che negli ultimi anni sta risorgendo intorno a moderni edifici come el Auditori, Els Encant (il mercato delle pulci dai tetti a specchio) e una serie di nuovi spazi verdi pubblici. Il celebre grattacielo dalla punta arrotondata, progettato da Jean Nouvel e da Fermín Vázquez nel 2005, si è convertito nel Mirador Glòries, un nuovo polo d’attrazione turistica che unisce scienza, arte e tecnologia. Ecco un itinerario alla scoperta delle mostre da non perdere se siete in vacanza a Barcellona.
‒ Federica Lonati
MIRADOR GLÒRIES: TOMÁS SARACENO TRA LE NUVOLE
Quest’estate a Barcellona l’attrattiva principale non è una mostra né un museo. È uno spazio architettonico, all’ultimo piano della Torre Glòries, dove il noto artista argentino Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, 1973) ha creato un’immensa installazione interattiva che prima di tutto è un saggio di alta ingegneria applicata alla creatività. Il Mirador Glòries, aperto al pubblico da fine maggio, in realtà è solo l’ultima parte di una nuova esperienza conoscitiva, interdisciplinare e multisensoriale che intende raccontare un aspetto inedito della città e riflettere sui tanti vincoli di connessione dell’uomo con l’ambiente che lo circonda, un ecosistema non solo naturale ma anche tecnologico in perenne attività.
Prima di accedere al trentesimo piano del grattacielo dalla punta a matitona in soli 43 secondi d’ascensore – e godere di una straordinaria vista a 360 gradi sulla città –, il pubblico è invitato infatti a immergersi nei sotterranei dell’edificio per vivere un’esperienza innovativa, alla scoperta dei tanti fenomeni atmosferici e non solo, non visibili a occhio nudo, che si verificano in tutte le grandi città del XXI secolo. Sono fenomeni naturali e artificiali che condizionano in maniera determinante la nostra vita, presente e futura. Installazioni multimediali, che si autogenerano con dati forniti in tempo reale, fotografano e riproducono su maxischermi lo stato attuale della città: i segnali che attraversano l’atmosfera, i movimenti nelle acque marine e quelli sulle strade cittadine. Barcellona non è soltanto abitata e vissuta dai suoi cittadini, ma anche dalle tante specie animali e vegetali che Joan Sallas ha riprodotto in carta pieghettata (e in scala aumentata) e che sono esposte in scenografiche vetrine sospese come in provette del futuro.
Sulla cupola del grattacielo oltre al panorama c’è l’installazione Cloud Cities Barcellona, l’unica opera permanente realizzata per ora da Saraceno nell’Europa mediterranea. Si tratta di un ulteriore spunto di riflessione sulla condizione attuale degli esseri umani nel macro-sistema della terra, a partire dall’osservazione dei fenomeni atmosferici e in particolare dalle nuvole da cui spesso la cima della torre si trova avvolta. Come un’enorme ragnatela tridimensionale, la scultura interattiva di Saraceno è formata da 5mila nodi connessi da 6 chilometri di cavi tesi in acciaio, ed è composta da 113 spazi nube, cellette sospese lungo le quali è possibile muoversi come scimmie in una gabbia alla ricerca del luogo più adatto per riflettere, leggere o godere della vista migliore.
MIRADOR TORRE GLÒRIES
Avenida Diagonal 211
https://www.miradortorreglories.com/
JOAN MIRÓ COLLEZIONISTA DI SE STESSO
La Fondazione Miró, immersa nel verde della collina del Montjuïc, è un museo unico non solo perché voluto e creato dall’artista catalano in vita per rendere pubblica la sua opera. L’edificio progettato dall’architetto José Lluis Sert, e inaugurato nel 1975, è uno spazio pensato per il dialogo continuo fra l’opera del pittore catalano e la contemporaneità della sua fruizione.
La mostra Miró, el legado más íntimo è un viaggio nell’universo familiare dell’artista, seguendo le tappe fondamentali della sua biografia. Dallo studio di un recente deposito di opere del maestro ‒ per volontà dei due nipoti eredi ‒ si è scoperto un comportamento inedito nella biografia dell’artista, riscontrato durante l’analisi del retro di molte tele. Fin dai primi anni, infatti, Miró decide di creare una collezione personale e poi familiare delle sue stesse opere. Il pittore seleziona e conserva di volta in volta espressamente alcuni lavori (soprattutto quelli in serie, ma anche disegni e bozzetti) per donarli alla moglie Pilar Juncosa (sposata nel 1939) e poi anche alla figlia Dolores (nata nel 1940). Dietro a ogni opera il pittore, di suo pugno, accanto all’anno e al titolo del quadro, annota il nome del destinatario del regalo, creando così tre collezioni di carattere familiare che forse gli permisero di tenere per sé alcuni pezzi significativi.
La mostra ‒ allestita con efficace semplicità, in modo da permettere di leggere le annotazioni sul retro di ogni tela ‒ riunisce circa un’ottantina di opere e tanti oggetti, soprattutto lettere e fotografie, che raccontano l’aspetto più intimo, familiare e inedito della vita del pittore catalano. Miró fu infatti marito affettuoso, padre tenerissimo e soprattutto nonno appassionato di quattro nipoti, con i quali giocava a calcio e ai quali regalò alcune delle opere più importanti della sua ultima produzione creativa.
Barcellona // fino al 26 settembre 2022
Miró, el legado más íntimo
FUNDACIÓ JOAN MIRÓ
Parc de Montjuïc
https://www.fmirobcn.org/es/
WILLIAM TURNER E ANNIBALE CARRACCI AL MNAC
Non è facile imbattersi, perlomeno in Spagna, in un quadro di William Turner (Londra, 1775-1851), il grande pittore del Romanticismo inglese. È perciò un’autentica sorpresa poter ammirare presso il Museo Nazionale d’arte di Catalogna, un centinaio di opere tra dipinti a olio, acquarelli e disegni provenienti niente meno che dalla Turner Collection della Tate Gallery di Londra. La mostra Turner. La llum és color è un viaggio nel mondo pittorico di Turner, gran paesaggista e attento osservatore dei fenomeni atmosferici della natura e non solo (come i fumi dello smog provocati dalla prima rivoluzione industriale).
Turner viaggia per l’Europa continentale e studia gli effetti della luce sull’atmosfera, i colori della natura che si riflettono negli specchi d’acqua, i mari in tempesta e i tramonti tra le nebbie. Dipinge paesaggi che a poco a poco diventano sempre più rarefatti, essenziali, a macchie di colore che anticipano la modernità dell’Astrattismo ma in pieno clima romantico. Un esempio sorprendente è la serie dei quattro acquerelli su carta del Ponte di Grenoble (1824), con la graduale emozionante scomparsa del naturalismo del paesaggio; o gli altrettanto delicati acquerelli veneziani, con lo studio sulle nuvole riflesse nella laguna.
Il museo ospita nei mesi estivi anche la bella mostra dedicata ad Annibale Carracci e agli affreschi della Cappella Herrera, già allestita al Prado in primavera. Curata da Andrés Ubeda de los Cobos, direttore aggiunto del Prado, avrà come ultima sede Palazzo Barberini a Roma, in autunno.
Barcellona // fino all’11 settembre 2022 e fino al 9 ottobre 2022
Turner. La llum és color
Annibale Carracci. Els frescos de la capella Herrera
MNAC
Parc de Montjuïc
https://www.museunacional.cat/ca
TERESA LANCETA AL MACBA
Emoziona immergersi nelle sale del Macba, tra grandi tele di stoffa colorata, tappeti intrecciati e opere multicolori, anche su carta, di Teresa Lanceta (Barcellona, 1951). La tessitura è una forma d’arte primigenia e ancestrale, femminile e spesso anche partecipativa che, nelle mani di creatrici come l’artista catalana, può toccare apici di inventiva e veicolare profondi messaggi sociali.
Si intitola Teresa Lanceta. Teixir com a codi obert la prima retrospettiva dedicata a Teresa Lanceta, coprodotta dal Macba di Barcellona in collaborazione con l’Ivam di Valencia (dove sarà allestita in autunno), curata da Nuria Enguita, direttrice dell’Ivam, insieme a Laura Vallés Vilchez. Per Lanceta la tessitura, così come il cucito, l’assemblare pezzi di stoffa creando patchwork quasi casuali, spontanei e informali, è una forma di ricerca del significato simbolico ed estetico, culturale e spirituale insito nel gesto stesso del tessere. L’intreccio di fili di lane e cotoni, come fossero i colori a olio sulla tavolozza di un pittore, è una forma d’arte universale appresa nei mesi di convivenza con le donne berbere; la vita nel quartiere del Raval, a Barcellona, e gli anni di formazione e di condivisione sociale in un ambiente popolare multietnico completano un lungo racconto visivo che si intreccia alla voce dell’artista stessa. Sono creati con la tecnica del tessuto anche i bellissimi oli su tela e i disegni a matita colorata su carta, che, insieme ai delicati disegni a carboncino, completano l’immagine di un’artista elegante, sensibile e profonda.
Barcellona // fino all’11 settembre 2022
Teresa Lanceta. Teixir com a codi obert
MACBA
Plaça dels Àngels 1
https://www.macba.cat/ca
LA CERAMICA ARTISTICA AL MUSEU DEL DISSENY
Barcellona è l’unica città spagnola, per il momento, a possedere un museo del design, che dal 2014 raccoglie la maggior parte delle collezioni catalane nell’ambito delle arti decorative e della moda. Il Museu del disseny si trova di fianco alla Torre Glòries e merita una visita se non altro per la ricchissima esposizione permanente di arredi modernisti. Durante l’estate è allestita al piano terra una curiosa e interessante mostra dedicata alla ceramica artistica.
Transgressions. Ceràmica contemporània del Museu del Disseny è una raccolta di una novantina di pezzi realizzati tra il 2010 e il 2020 da artisti che sanno lavorare l’argilla cotta e smaltata ottenendo risultati estetici davvero innovativi e originali. Il percorso creativo che hanno intrapreso segue le linee dall’Informale all’Astrattismo, dal Concettuale alla Pop Art e segna un momento di conflitto e di riflessione critica intorno alla contemporaneità. La trasgressione è evidente nella tecnica usata e nell’impensabile versatilità dei materiali, soprattutto la porcellana, tanto delicata e tanto fragile. Bella la sezione dedicata all’uso artigianale della ceramica e a quello, meno noto ma altrettanto affascinante, nell’ambito dell’architettura e del design. Nomi altisonanti come Renzo Piano, Kengo Kuma o Benedetta Tagliabue si sono avvalsi della collaborazione e produzione di Ceramica Cumella per decorare i loro progetti architettonici.
Barcellona // fino al 28 agosto 2022
Transgressions. Ceràmica contemporània del Museu del Disseny
MUSEU DEL DISSENY
Plaça de les Glòries Catalanes 37
https://ajuntament.barcelona.cat/museudeldisseny/
PICASSO TRA STAMPE E FOTOGRAFIE
Al Museo Picasso di Barcellona le opere d’arte e i documenti formano un unicum e si arricchiscono mutuamente. Per questo, il museo catalano ‒ l’unico sorto per volontà dell’artista e dietro sue precise indicazioni – accoglie donazioni di archivi privati di carattere documentario. È il caso delle circa duemila fotografie in bianco e nero scattate da Lucien Clergue (Arles, 1934-2014), fotografo e amico di Pablo Picasso durante gli ultimi vent’anni della sua vita, nel sud della Francia.
Clergue, non ancora ventenne, incontra Picasso nel 1953 durante una corrida ad Arles. Da allora, malgrado la differenza d’età, nasce un’amicizia che dura fino alla morte dell’artista, nel 1973, e che permette al fotografo di ritrarre momenti intimi, famigliari, del lungo soggiorno di Picasso nel sud della Francia.
Una selezione di tali immagini è esposta ora in maniera cronologica e racconta un Picasso anziano ma vivissimo, coinvolto in episodi meno noti della sua biografia privata, attorniato da donne, figli e amici e soprattutto preso da un’evidente nostalgia per i costumi culturali spagnoli, come la corrida e il flamenco.
Dal 2015 anche il fondo documentario di Brigitte Baer (Parigi, 1931-2005), studiosa, editrice ed esperta delle incisioni di Picasso, appartiene al Museo Picasso di Barcellona. Brigitte spende tutta la sua traiettoria professionale a studiare l’opera grafica del pittore spagnolo. In mostra a Barcellona stampe, schede e fotografie che raccontano i diversi momenti di collaborazione con Picasso e la lunga ricerca personale di Brigitte.
Tra le sale del museo ‒ che ospita in maniera permanente anche il celebre ciclo de Las Meninas – per tutta l’estate (fino al 4 settembre) è esposta una serie di opere del periodo Blu.
Barcellona // fino al 20 ottobre
Picasso-Clergue
Brigitte Baer. Picasso i els gravats
MUSEU PICASSO DE BARCELONA
c/ Montcada, 15-23
http://www.museupicasso.bcn.cat/
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