Tutta la solitudine di un giradischi nello spazio. La mostra di Anri Sala a Bergamo
Lo storico Palazzo della Ragione di Bergamo torna a ospitare l'intervento di un artista contemporaneo nell'ambito del programma espositivo messo a punto dalla GAMeC. Stavolta tocca ad Anri Sala, autore di un'installazione audio-visiva che mescola storia, presente e futuro nel solco di un vuoto letteralmente cosmico
Un giradischi che volteggia nell’assenza di gravità di una stazione spaziale, sulle note di una melodia composta durante il secondo conflitto mondiale. È questo il fulcro di Time No Longer, l’opera audio-visiva di Anri Sala (Tirana, 1974) proiettata su uno schermo flottante lungo 16 metri allestito nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione di Bergamo Alta. Nuovo capitolo del programma espositivo orchestrato dalla GAMeC di Lorenzo Giusti nella storica sede bergamasca – primo palazzo comunale d’Italia –, la mostra Transfigured unisce due livelli narrativi complementari, che rimandano ad altrettante epoche, lontane ma accomunate dalla musica.
L’OPERA DI ANRI SALA A BERGAMO
Il giradischi riproduce un arrangiamento di Quartet for the End of Time, ideato da Olivier Messiaen nel corso della sua prigionia in un campo tedesco, dove la composizione fu presentata per la prima volta nel 1941, davanti a un pubblico formato da guardie e detenuti. A catturare l’attenzione di Anri Sala è il movimento solista The Abyss of the Birds, scritto per clarinetto ed eseguito dal commilitone e musicista Henri Akoka. Un rapido salto in avanti sposta l’asse temporale nel 1986, quando il sassofonista Ronald McNair, fra i primi astronauti neri a raggiungere lo spazio, pianificò l’inedita registrazione di un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenge, che esplose tragicamente dopo il decollo, ponendo fine alle esistenze dell’intero equipaggio e all’ambiziosa impresa di McNair.
Clarinetto e sassofono diventano così i due poli sonori dell’opera di Sala, prendendosi una sorta di rivincita sulla storia e fondendo due piani distinti, ma contrassegnati da una solitudine che diventa cassa di risonanza per la vulnerabilità – dell’essere umano e di un mezzo ad alto tasso di tecnologia come lo shuttle.
LA MOSTRA DI SALA NEL PALAZZO DELLA RAGIONE
Non esistono intervalli nell’installazione di Sala, tutto si muove, senza punti di ancoraggio, ribaltando visuali e convinzioni, travolte da onde sonore che non concedono tregua. Soltanto i lampi di luce provenienti dal retro dello schermo riportano lo sguardo sul “qui e ora”, illuminando gli affreschi della Sala delle Capriate e generando nuovi cortocircuiti temporali, mentre sullo schermo il giradischi prosegue la sua ipnotica danza in un vuoto di cui non si conosce la fine.
– Arianna Testino
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