Elezioni: il programma della destra sulla cultura è pieno di retorica e banalità
Tutto il programma della destra è assai vago. Del resto chi si aspettava questa campagna elettorale di ferragosto? Tuttavia i passaggi nella sezione dedicata alla cultura sono delle chicche. In negativo ovviamente…
Non è una novità. Sia perché i programmi elettorali sono un po’ tutti così (specie quelli scritti rocambolescamente per elezioni anticipate che in pochi avevano previsto), sia perché le componenti culturali degli stessi sovente sono trascurate e scritte con la mano sinistra. Vale per tutti gli schieramenti politici peraltro. Il programma elettorale della destra, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, non rompe questa sciatta tradizione italiana: le proposte al capitolo 10, quello denominato “Made in Italy, cultura, turismo”, sono di una banalità disarmante e manifestano un punto di vista (anche solo a livello terminologico) da far cadere le braccia.
PROGRAMMA CULTURA DELLA DESTRA. I PUNTI
Si inizia non bene. Il primo punto del capitolo è il seguente, testuale: “Valorizzare la Bellezza dell’Italia nella sua immagine riconoscuta del mondo”. Proprio così eh, con la “b” di bellezza maiuscola! Una retorica, questa della ‘bellezza’, ormai da tempo considerata diffusamente non solo inutile, bensì tossica. Dannosa. Si prosegue purtroppo all’insegna dei pensierini da scuole medie: “Tutela e promozione del Made in Italy con riguardo alle tipicità delle eccellenze italiane”. Il terzo punto non migliora lo scenario: “Italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia e del Made in Italy: promozione delle nostre eccellenze e della nostra cultura attraverso le comunità italiane nel mondo”. E francamente ci si domanda quanto ancora a lungo potranno reggere ‘le nostre eccellenze’ con una politica livellata su questo ground zero di complessità e su questa consapevolezza così disconnessa con la realtà e la contemporaneità. Il programma di Meloni-Salvini-Berlusconi, chiamato “Per l’Italia” va avanti col medesimo stile: vago, retorico, superato. Con le espressioni passepartout da convegno di provincia che abbiamo imparato ad ascoltare negli ultimi vent’anni: “promozione del turismo a livello internazionale”, “sostegno dell’Italia nei circuiti internazionali”, “tutela del patrimonio culturale che costituisce il volano economico e identitario italiano” (identitario!), “sostegno allo spettacolo e incentivi per l’organizzazione di eventi di livello nazionale” (?), “valorizzazione e promozione di un’offerta turistica diversificata” (??). Un passaggio, essendo questo appunto il capitolo del programma dedicato al turismo, anche sulle imprese balneari, per difendere le quali dalla sacrosanta liberazione imposta dall’Europa i partiti di destra hanno fatto cadere il governo: “un patrimonio che va tutelato”, sono definite. Intanto, sulle colonne del Corriere della Sera, Vittorio Sgarbi e Francesco Giubilei in un appello a doppia firma urlano: “il centrodestra non lasci al PD il tema della cultura e presidi il settore con gli adeguati candidati”.
NON RESTA CHE SPERARE IN UN MINISTRO DELLA CULTURA SVEGLIO
Un voltafaccia verso il mondo della cultura questo programma così trascurato? Non necessariamente: tutto il programma della destra (ma succederà con ogni probabilità anche per le altre parti politiche) è molto vago, in ogni ambito. Non resta – stanti le condizioni di grande favore dei sondaggi di questa compagine – che sperare nella scelta di un ministro in gamba, magari giovane, preparato, lontano dalla stanca, superata, stucchevole mistica della “bellezza”, della “eccellenza” e della “tutela” che così profondamente inquina il programma. I passaggi stucchevoli rischiano di non essere assenti anche in altri programmi, ovvero quelli della sinistra e del centro, che analizzeremo nei prossimi giorni non appena veranno pubblicati.
-Massimiliano Tonelli
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