Alessandro Agostinelli – Poesie per Mauro Staccioli
Evento poetico-artistico, in omaggio allo scultore Mauro Staccioli.
Comunicato stampa
POEMI PER LO SCULTORE STACCIOLI
Mazzolla, agosto 2022
(bellissima copia)
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Alessandro Agostinelli
NOTA
Ho scritto quattro poesie per un’occasione particolare: la celebrazione
della memoria di Mauro Staccioli (scultore di simboli terragni e di
paesaggi incorniciati) nel piccolissimo borgo di Mazzolla, ai margini
sud di Volterra, dove lui amava passare momenti di quiete, fuggendo
ogni tanto da Milano.
I testi portano riferimenti a persone e amici, luoghi e mestieri di questa
città etrusca che continua a essere un’isola asserragliata tra la
campagna e il mare, un luogo di cultura necessario e spazio di
rigenerazione della poesia, ormai da molte stagioni.
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1.
ora, se non per eterno
proietto in volo tutti i buchi
della scultura di staccioli.
io, compensazione singolare,
che impasta in sé
alabastri e partigiani
teatri e socialisti trafelati,
nella volterra, dove tutti
noi che siamo io
poggiamo a terra i piedi scalzi.
e agostino a tarda notte chiede:
anche il cieco qualche volta sogna?
veder con le parole
è la risposta di quest’arte nostra,
occhio plurale di quest’io
che guarda nel buio
di un’epoca, i sussulti dell’identità:
un fiume, una balza, incendio
o morte.
2.
arrivo qui da arquà petrarca
senza manco una sosta per pisciare.
mi sento come un poeta
al comando di una truppa
di monaci della parola
che pure a volte geme infingarda
e non ci chiama più alle barricate
mentre tutto intorno cede
alle grigie zolle di terra.
ci sarà uno spazio in cui provare
a essere uguali e bonari
artefici di canzonieri
fatti col ferro arrugginito
e dolente di una fonderia
di campagna.
non si finisce mai di ringraziare
la vita, anche quando sembra
fatta di nulla.
3.
sono venuto a gettare
il fuoco sulla terra.
sono un acrobata che scruta le colline
incorniciando il niente dentro l’aria.
quanto è pesante un’anima
incendiata dai mulini a vento?
quali scarpe indossa il saggio
sopra questo mare scorbutico?
ho appreso l’arte dell’amore
oggi, appresso a questo dirupo.
tra questi calanchi l’idea imbestialisce
e muore in una siepe scura.
sentinella cosa guardi
là sotto, nella nebbia?
verrà un tempo intirizzito
per questa pioggia che non cade più.
eppure sento spesso un calore
che sono e non sono soltanto io.
4.
ho deciso che questa poesia
non sarà fatta di parole
ma di materia. una realtà
in cui gli occhi arrossiscano
scorrendo i versi, la lingua
si muova solo per baciare,
le mani cerchino un seno
o un tafferuglio che
renda ancora vitale
chi respira tra i campi
di grano e le faggete.
oggi le aste di ferro
del qui presente scultore
diventano canne da pesca
candidate ad arpionare il mare
per riportarlo quassù
ai suoi fossili preistorici,
a questa finta marina
inorgoglita di girasoli.
dallo scoglio di porta all’arco
si chiama borges a gran voce,
i suoi versi scolpiti in alabastro,
bugie trasparenti, e inevitabili
schizzi di polvere bianca
che ora sporcano la pagina
di questo quaderno.